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E-3 Sentry (AWACS): sistemi difensivi
Gian Vito ha risposto a Gian Vito nella discussione Aerotecnica
No, no, hai ragione ! Dubitare sempre. Cerco, nei limiti del possibile, di confrontare sempre diverse fonti prima di scrivere qualcosa. La prima volta l’ho letto su Aerospazio mese, nei lontani anni ’80. Conservo ancora la rivista. Ma diverse altre pubblicazioni lo riportano. Di solito le riviste fanno riferimento a “documenti ufficiali” . In rete bisogna cercare bene, qualcosa si trova: http://www.aviastar.org/air/usa/boeing-awacs.php http://books.google.it/books?id=k9cNAAAAQAAJ&pg=PA372&lpg=PA372&dq=e3+sentry+with+aim9&source=bl&ots=5pVWfHgZWH&sig=Yei2RYCznw5fQPNVhNNKqLD0tbk&hl=it&sa=X&ei=QU_0UNeyMcOVtQaGzIDoCA&ved=0CDAQ6AEwADgK#v=onepage&q=e3%20sentry%20with%20aim9&f=false -
E-3 Sentry (AWACS): sistemi difensivi
Gian Vito ha risposto a Gian Vito nella discussione Aerotecnica
L’imbarco di missili aria-aria o antiradar o ancora ulteriori sistemi ECM in pod, è una possibilità che non mi risulta sia mai stata esercitata. Però è presente. Come nel caso dei Nimrod, è qualcosa che può lasciare perplessi e nessuno avrebbe mai potuto immaginare l’antisommergibile inglese con quattro AIM-9 ! E’ una possibilità introdotta con l’E-3C. I punti di aggancio dei piloni dovrebbero trovarsi tra la fusoliera e i motori interni. Se li ho mai visti anche solo in fotografia ? Non proprio quelli. Però... Vediamo se qualcuno sa cosa contiene quel pod... -
E-3 Sentry (AWACS): sistemi difensivi. I radar volanti sono un tipico bersaglio “pagante”. La loro neutralizzazione può mettere in forse tutte le operazioni aeree combinate su una vastissima area. E’ evidente che il nemico farà tutto il possibile per ottenere il suo scopo. L’E-3 Sentry deriva da un velivolo passeggeri, il B-707. E’ poco manovrabile, subsonico, ha una traccia radar ed infrarossa notevole, rilascia enormi scie di condensazione, in altri termini è un bersaglio “facile”. Ma è proprio così ? Il Sentry ha sempre una scorta di caccia. Se l’avversario è furbo e dispone di mezzi adeguati, non sarà difficile impegnare tutti i caccia e trattenerli per il tempo necessario ad intercettare un AWACS. Il radar volante è in grado, però, di rilevare per tempo i velivoli nemici e dedurne le loro intenzioni. In caso di minaccia diretta può inoltre invertire la rotta: i caccia nemici, è vero, possono volare a velocità doppia (o tripla) ma per quanto tempo ? Dopo 10 minuti di inseguimento dovranno desistere. Tuttavia, se la trappola è ben congegnata, altri caccia nemici, magari a bassa quota, taglieranno la strada all’E-3 in allontanamento. Insomma, le variabili sono molte e non si può escludere un lancio “fortunato”. E allora ? L’E-3 può montare, su due piloni esterni, missili AIM-9 per autodifesa o antiradar HARM. Ma non è il caso di considerarli neppure come opzione. Entreranno invece in gioco le difese elettroniche. Quali armi potrebbero essere impiegate contro un AWACS ? Disturbatori, missili antiradar (ARM), missili a guida radar e a guida infrarossa. Colpire il radar renderebbe cieco l’aereo e superfluo l’abbattimento. Il radar dell’E-3 è molto potente e le sue emissioni possono essere rilevate a oltre 500 km di distanza. Esistono potenti sistemi terrestri di disturbo di produzione russa che promettono di accecare un AWACS da distanze fino a 250 km (Pelena-1, Topol-E) e sistemi sofisticati a bordo dei bombardieri Tu-22M2/3 e Tu-160 oltre che sulle varianti specializzate per la guerra elettronica Su-24MP, An-12BK/PP, Tu-16P/PN/PP e simili. I sistemi antidisturbo dell’E-3 sono anch’essi molto sofisticati. Il radar APY-1/2 è monoimpulso con una potenza di oltre 1 MW. I segnali sono distribuiti su banda larga (Broad), con impulsi spaziati casualmente, con salti di frequenza che obbligano i disturbatori nemici a disperdere la potenza (jam power density). I ricevitori sono anti-saturazione, con discriminazione e localizzazione dei disturbi intenzionali tramite “canali di guardia”. Il nemico non può nascondersi in corridoi di chaff: gli operatori possono selezionare qualsiasi frequenza minima Doppler con fasci angolari ridottissimi ed escludere le “nubi artificiali” automaticamente. L’uso della frequenza più alta nella banda rende più difficile il disturbo perchè aumentano le frequenze disponibili. E la potenza può essere variata a volontà, aumentandola (maggiore signal-to-jam) o riducendola progressivamente allo stretto necessario contro un bersaglio in avvicinamento, così che l’RWR avversario non riceva mai un segnale di sufficiente potenza e non sia in grado di eleborarlo. I sensori nemici non possono sfruttarne le emissioni nei lobi laterali, troppo limitate. Ma anche riuscissero nell’intento, la ricezione nei lobi permetterebbe al Sentry di rilevarne i disturbi. Se necessario si attiva la sidelobe cancellation (SLC) nella direzione richiesta. O si spegne un singolo settore per sfruttare passivamente l’emissione del jammer, triangolandone la posizione. Così un missile antiradar potrebbe apparire la soluzione più indicata. Ma non è così. L’APY-1/2 impiega diversi sistemi per impedire la corretta valutazione delle sue emissioni da parte dei ricevitori passivi nemici (CESM o counter ESM). L’insieme di queste misure è indicato dalla sigla LPI/I. Questa comprende i mezzi in grado di rendere improbabile l’intercettazione LPIn (low probability of intercept) e, nel caso, prevenirne l’identificazione LPId (low probability of identification). Se una qualsiasi caratteristica del segnale cambia (PRF, polarizzazione, modulazione, ecc) questo provoca il ritardo nell’identificazione e nella scelta del disturbo conseguente. Il segnale appare sempre differente e questo rende impossibile l’aggancio da parte di un ARM. L’E-3 impiega metodi speciali di trasmissione, come treni di impulsi di differente frequenza, impulsi interrotti, elevata agilità di frequenza onda per onda, agilità di polarizzazione, variazione casuale del numero di impulsi su nuove frequenze, ecc. Il segnale principale è affiancato da falsi segnali spurii. Nulla esclude, in emergenza, lo spegnimento del radar nel settore di possibile attacco: il ricevitore del missile, che riceve un impulso ogni 10 secondi, avrà memorizzato la posizione approssimativa del radar e attenderà inutilmente un altro segnale. Una lieve virata e dopo soli 30 secondi l’AWACS sarà fuori tiro di alcuni km. I caccia devono coordinarsi e ricevere i vettori per effettuare l’intercettazione con successo. Ma il Sentry può utilizzare un disturbatore di comunicazioni (comjam). Se il missile è a guida radar, entrano in funzione i disturbatori. L’E-3 è ben fornito al riguardo. L’ALQ-117 Pave Mint è un disturbatore in banda I/J ed è affiancato dall’ALQ-122 per generazione di falsi bersagli multipli. Gli stessi sistemi in dotazione ai B-52. I segnali di un radar nemico o di un missile in arrivo possono essere rilevati dai sensori passivi ESM che attiveranno i lanciatori di chaff in dotazione. Se il missile è a guida infrarossa, il rilevamento può avvenire tramite il radar pulse Doppler ALQ-127, un sistema superato, che copre solo il settore posteriore. Presto sarà sostituito dall’AAQ-24 Nemesis (LAIRCM), affiancato da lanciatori di flare. E’ possibile, inoltre, l’imbarco di esche rimorchiate come l’ALE-50/55. Il vero pericolo potrebbe arrivare dai velivoli stealth. Per parare la minaccia, il recente programma RSIP (radar system improvement programme) ha migliorato le capacità dei radar AN/APY-1/2 contro bersagli a bassa RCS, installando nuovi SRC (surveillance radar computer) che rimpiazzano i precedenti correlatori e processori digitali Doppler. La sensibilità aumenta di 10 volte, raddoppiando il raggio d’azione e garantendo così un tempo di scoperta sufficiente, almeno fino ad RCS pari a 100 cm quadrati (-20 dbsqm). Un futuro progetto vedrà la messa in orbita di una rete di radar di sorveglianza coordinati con sensori su velivoli UAV in grado di controllare anche l’angolo più remoto. Nel frattempo, il programma “AWACS Bistatic UAV Adjunct” prevede, a medio termine, una flotta minore di E-3 supportati da ricevitori bistatici installati su velivoli UAV come il Global Hawk, in grado di estendere la copertura radar ben oltre l’orizzonte. Nel frattempo le difese degli AWACS ne garantiranno la sopravvivenza ancora a lungo.
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Bisnovat R-4 (AA-5 Ash) Negli anni ’50 il territorio degli Urali era quasi privo di difese contro i bombardieri americani. In caso di attacco nucleare questi avrebbero seguito la via più breve, da nord. Nel 1959 venne presa la decisione di costruire un caccia a grande raggio d’azione che potesse operare autonomamente ed impiegare i rari aeroporti disponibili. Doveva intercettare bersagli tra 5 e 23 km di altezza volanti a 1800-2200 km/h da 60 km di distanza. Allo scopo venne realizzato il Tu-128 (Fiddler). Assieme a questo venne sviluppato il radar RP-S Smerch ed un nuovo missile con un raggio d’azione doppio rispetto a quelli contemporanei. La Bisnovat ha iniziato il progetto del K-80 (izdeliye 36) nel 1959. Ma lo sviluppo del missile è andato a rilento. Nel 1961, anno del primo volo del Tu–128, il missile è apparso, come simulacro, sotto le ali di due Fiddler, alla parata di Tushino. In occidente lo si riteneva quindi già in servizio, e venne codificato come AA-5 Ash. Nulla era più lontano dal vero. I test sono iniziati alla fine del 1961, con quattro lanci da terra, senza guida. Le prove in volo sono iniziate su due banchi-prova volanti modificati, all’inizio sul prototipo Tu–98LL e successivamente su di un Tu–104LL, quest’ultimo fornito del completo sistema di controllo e impiegato in lanci reali. Dal 1962 sono iniziati i tiri dal Tu-128, i primi quattro ancora senza guida, i nove successivi con missili forniti di sistemi di telemetria contro bersagli appesi a paracadute. Il primo tiro reale è avvenuto nel 1962 contro un Il-28M comandato a distanza, attaccato frontalmente. I primi otto test sono stati deludenti con un solo colpo a segno su 15 missili lanciati. Il problema risiedeva nella spoletta che si attivava al momento sbagliato. I test sono proseguiti con velivoli teleguidati KSR-2 (AS-5 Kelt), che simulavano i missili da crociera americani Snark, e con Il-28M e Tu-16M, distrutti con missili a guida radar. Sono poi partite le prove contro gli Yak-25RV ad alta quota. I numerosi problemi affrontati hanno portato a rinforzare la struttura del missile, a ridurne il carico alare e migliorarne potenza e controlli di volo. Il tutto ha richiesto altri 40 mesi. Nonostante ciò, già nel 1963 l’R-4 è entrato in produzione, a sviluppo ancora incompleto, come parte del sistema d’arma per difesa strategica Tu-128S-4 ove la S indicava il nuovo radar Smerch ed il 4 il futuro missile, denominato R-4. Nello stesso anno è avvenuto il primo test col terzo prototipo del "128", con equipaggiamento completo. Sono stati lanciati missili a guida radar ed infrarossa, da ogni angolazione contro Il-28, Tu-16, Su-9 e MiG-19. In due prove sono stati attaccati degli Yak-25RV a 17500 metri, 4500 oltre la quota di lancio. Le prove sono proseguite fino al 1965 impiegando spolette radar ed ottiche, finalmente funzionanti. Ed il missile è stato adottato ufficialmente. Il programma prevedeva l’adozione del missile anche sulla versione operativa dello sperimentale Je–152M, poi non adottato. Ad ogni modo, le sollecitazioni esercitate dal peso elevato alle estremità delle ali difficilmente avrebbero potuto essere superate. Sembra che il missile sia stato visto anche sui primi MiG-25. Struttura L’Ash è stato progettato per colpire bombardieri, ricognitori e grandi missili da crociera. E’ di configurazione tradizionale con ali a delta acuto e alette in coda. E’ lungo oltre 5 metri. Il diametro di base è di 31,5 cm. All’altezza del sensore aumenta a 34 cm. L’apertura alare è di 1,55 metri. La costruzione è modulare e consente l’intercambiabilità del sensore. L’R–4 impiega il lanciatore APU–128. I missili all’infrarosso sono montati sui piloni interni. E’ previsto il lancio di una coppia di missili, di solito uno a guida radar e uno all’infrarosso. E’ possibile l’attivazione ed il lancio in automatico. Il motore a propellente solido monostadio PRD–84 fornisce 4900 kg/sp per 5 secondi ed assicura una velocità a fine combustione di 1000 m/s, 1,6 Mach oltre la velocità di lancio, pari ad oltre Mach 3. Negli altri missili il motore occupa la metà o i due terzi della struttura. Nell’R-4 solo un quarto, il 25% del peso al lancio. Il resto è occupato dall’elettronica, decisamente poco compatta. Le superfici di controllo sono indipendenti ed assicurano ottima manovrabilità. Il basso carico alare e la spinta permettono manovre a 21 g, più che sufficienti contro i bombardieri. Il controllo del rollio ruota il missile verso il piano dove il segnale radar è più forte. La navigazione è proporzionale. Una caratteristica del missile è l’elevata capacità di “shoot up”, molto importante vista la scarsa velocità ascensionale del Tu-128. Per intercettare bersagli in volo ad alta quota, l’intercettore lancia in salita, con un angolo di 20°, sopportando non più di 2-2,5 g. Il missile può essere lanciato anche con dislivelli di 7-8000 metri. E può colpire velivoli tra 8000 e 21000 metri di quota. Per aumentare la resistenza alle contromisure elettroniche e la probabilità di colpire, L’R-4 è stato prodotto in tre versioni. L’R-4R (izd.36R), originariamente denominato R-4RR, è lungo 5,36 metri e pesa 492,5 kg. Ha un sensore semiattivo (SARH) monoimpulso PARG–10VV in banda I. Può seguire obbiettivi con una velocità relativa di avvicinamento tra 200 e 1600 m/sec (closing speed). Per mantenere la precisione l’intercettore invia i dati relativi al missile prima del lancio, permettendo la calibrazione precisa della spoletta, soprattutto in caso di disturbo avversario. La spoletta radar di prossimità RV-80 attiva la testata a frammentazione di 53,6 kg. La variante R-4T (izd.36T), in origine codificata R-4TR, è lunga 5,23 metri e pesa 494 kg (altre fonti indicano 483 kg). Il sensore è un T–80NM Rubezh all’infrarosso, di capacità modeste. Consente l’attacco solo in un arco di 30-45° dietro al bersaglio, da non più di 13 km. E’ il missile preferito per attacchi in coda o in caso di disturbo elettronico. La spoletta di prossimità è sempre la RV-80. Successivamente è apparso l’R4TI (izd. 36TI), sempre a guida infrarossa, lungo 5,48 metri e pesante 497 kg. Le maggiori dimensioni sono dovute all’installazione della spoletta ottica di prossimità NOV-80N. Il missile non è riuscito a raggiungere i parametri originariamente previsti. Se la portata dello Smerch era di 80 km, quella del missile non superava i 20-25 km contro bersagli in avvicinamento frontale fino a 2000 km/h e quella minima era di non meno di 4 km. Era preferibile, naturalmente, l’attacco frontale, possibile però solo coi missili a guida radar, viste le limitazioni di quelli all’infrarosso. Nel caso di attacco nel settore posteriore, era possibile ingaggiare velivoli volanti tra 800 e 1600 km/h dalla distanza di 10-13 km, con un raggio minimo di 2 km. In parte ciò era dovuto alla scarsa portata di “aggancio” del radar ed in parte alla durata delle batterie e delle riserve d’aria compressa, sufficienti per 40 secondi. Oltre i quali si attivava l’autodistruzione. Secondo i calcoli, la probabilità di colpire era del 76-77 % con una coppia di missili. R-4RM e TM: Ash migliorato. Nella seconda metà degli anni ’60 il mutamento di tattiche, con il passaggio agli attacchi a bassa quota, aveva obbligato i progettisti a modificare i sistemi d’arma. Si richiedevano ora radar di bordo più potenti, intervalli più estesi nelle quote di attacco, verso l’alto ed il basso, velocità di avvicinamento più elevate, missili con maggior raggio d’azione e migliori ECCM. A fine 1968 si è deciso il miglioramento del radar e dei missili. Ma soltanto nel 1973 è iniziata la produzione del K-80M per il sistema d’arma Tu-128S-4M, con miglioramenti al velivolo (Tu-128M), al radar (RP-SM Smerch-M) e al missile (R-4M). L’arma è arrivata ai reparti nel 1975. L’R-4RM (izd 36RM) è lungo 5,55 metri e pesa 500 kg (altre fonti riportano 512,5 kg). Il motore è il PRD-84M potenziato. Il sensore semiattivo, rinnovato, può impegnare bersagli a velocità relativa superiore (fino a 3000 km/h), nel clutter e in ambiente saturo di ECM. Impiega una nuova spoletta radar. La portata utile aumenta a 25-30 km (minima 2 km), quella massima è di 35-40 km, soprattutto grazie alle maggiori capacità del sistema radar. Aumentano le capacità di tiro verso l’alto (shoot up): nel 1973 sono stati eseguiti lanci a quote di soli 50 metri contro aerei senza pilota ad alta quota, con dislivelli aumentati a 10-12 km e quote massime di ingaggio fino a 23-25000 metri. L’attacco contro obbiettivi a bassissima quota, invece, non è stato risolto. Possono essere attaccati velivoli ad un minimo di 500-1000 metri di quota. L’esperienza ha dimostrato che due missili contro un bersaglio senza ECM e non contromanovrante hanno una probabilità di colpire dell’80-90%. La variante all’infrarosso R-4TM (izd 36TM) è lunga 5,57 metri e pesa 492 kg. Ha un sensore migliorato T-80NMD ed una nuova spoletta di prossimità combinata radar/ottica Sokol con sensori operanti in parallelo, quindi con elevate ECCM. E’ stata adottata dopo i risultati positivi ottenuti sugli R-40 (AA-6 Acrid). L’Ash non è stato esportato né usato in combattimento, se si escludono alcuni abbattimenti di palloni-spia... Con l’arrivo del MiG-31 è iniziato il lento ritiro del Tu-128 e dei missili R-4, ormai superati. La radiazione si è conclusa nel 1990.
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Ti ringrazio moltissimo per la sollecita risposta e non ti preoccupare per le sigle russe, ho studiato un po’ di russo e conosco i termini tecnici (lo posso leggere, anche se lentamente). Hai compreso perfettamente. Non sono i piloni, la cui sigla è АПУ (APU) . РГС e ТГС sono le tipiche sigle dei sensori sui missili e Теплопеленгатора (teplopelengatora) è un qualsiasi sensore infrarosso. Potrebbe in teoria essere anche il TP-26 del MiG-25, ma in base a quello che hai scritto direi che si intende il sensore del missile. Quindi il sensore è già attivo al lancio. Ma non “vede” altro, probabilmente la scansione è temporaneamente disabilitata o contenuta in certi limiti. Grazie ancora per i dati preziosi !. Sarebbe meglio sempre leggere l’originale russo, anche per la corretta pronuncia delle parole. Siamo abituati (anch’io) a scrivere per esempio Sukhoi, quando invece la x andrebbe scritta h (Сухой) come correttamente riportato in altre lingue. Occhio ai traduttori in linea: sbagliano le sigle ! La mia domanda sulla sequenza era volta a capire se sia possibile un lancio alternativo, tale da giustificare il filmato. Per esempio: 2-4-3-1.
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Certo è sconcertante che il lancio avvenga in quel modo. 1-3-2-4: tra ala sinistra e destra i carichi complessivi non variano ma visto che non sussistono limitazioni di nessun genere, perchè non fare, ad esempio, un comune 1-4-2-3 ? Siamo sicuri che il termine della domanda (“interferenza”) non sia stato frainteso con “interferenza- radioelettrica” o “interferenza-radar” ? Forse servirebbe una domanda più specifica, tipo: “quando si attiva il sensore infrarosso ? Al lancio o dopo 20-30 km ?”- oppure : “Non c’è il rischio che il missile infrarosso segua la scia di quello precedente ?” - “Quale è il motivo della strana sequenza di lancio ?” Potresti renderlo come : “The infrared sensor is already active at launch or after 20-30 km ?”-“Is there any risk that the infrared missile follows the first one, already in flight ? "-" What is the reason for the strange launching sequence ? " Scusa l’insistenza, ma la curiosità mi consuma...Sono più di un semplice appassionato.
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Hai fornito un tassello molto importante ! I russi hanno sempre pubblicamente dichiarato che il primo missile fornito di sistema di aggiornamento dati a metà traiettoria è stato l’R-27 (AA-10 Alamo). La modalità di guida “command”, sia pure meno precisa, ottiene lo stesso risultato sugli Acrid, sfruttando proprio il radar di bordo. Una ulteriore conferma che il raggio d’azione, per la variante all’infrarosso, non differisce da quello del missile a guida radar. Se i missili a guida infrarossa partono per secondi, il sensore deve potersi “attivare” solo molto più tardi. Anche questo è fattibile. L’unica cosa che non torna è il filmato che mostra la partenza della prima coppia in sequenza 2-4 anche se, di per se’, non implica necessariamente che non possa avvenire il contrario...
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Ogni sistema d’arma nasce in seguito a specifiche volte a risolvere le problematiche di certi “contesti” operativi. Fatta questa premessa, il tanto criticato MiG-25 appare una soluzione più che adeguata. La storia dei missili aria-aria russi si può riassumere facilmente. L’AA-1 Alkali era un missile primitivo, ma tutti i paesi del mondo sono passati attraverso la fase della “radioguida”. L’AA-2 Atoll era una copia dell’AIM-9 e, come questo, ha rappresentato l’ossatura della componente aria-aria dei caccia tattici sovietici. Gli AA-3 Anab, il fallito AA-4 Awl, l’AA-5 Ash e l’AA-6 Acrid erano tutti missili per intercettori. Il loro scopo era la distruzione dei bombardieri B-52, B-58, B-70 e B-1 oltre che dei ricognitori U-2, SR-71 ed RC-135. Non avrebbero potuto affrontare dei caccia. Facevano affidamento su potenti testate e sensori diversificati (IR e radar), che avrebbero messo a dura prova le ECM avversarie. L’aggravio logistico derivante dall’impiego di tanti tipi di velivolo (Su-9, Su-11, Su-15, Yak-28, Tu-128, MiG-25...) e tanti tipi di missile deve essere stato un incubo. Ma l’Unione Sovietica non badava a spese. Certo ha complicato anche la vita dei pianificatori americani, costretti ad affrontare “elettronicamente” moltissimi sistemi diversi. La stessa cosa è avvenuta con i missili sup-aria. La scelta può essere vista anche come ammissione dell’incapacità di produrre missili affidabili. Il settore dei caccia tattici è rimasto indietro e solo l’arrivo della serie AA-7 Apex ha fornito finalmente un missile a medio raggio. L’AA-8 ha rinnovato, nello stesso tempo, la linea “corto raggio”, in modo non del tutto adeguato. Vediamo, con questi missili, un avvicinamento alle posizioni occidentali (AIM-7-AIM-9), anche se l’Apex mantiene due sensori diversi. L’AA-9 Amos riprende il temuto Phoenix, ed è solo a guida radar. Non è un vero cambio di filosofia: il MiG-31 continua a montare anche i vecchi AA-6 all’infrarosso. L’AA-10 Alamo e L’AA-11 Archer sono i sostituti della serie AA-7/AA-8. Sono ottime armi. Anche in questo caso, L’Alamo è disponibile in versione radar ed infrarossa. Segno apparente di una scelta “precisa“. Scelta che viene, però, sconfessata con l’arrivo dell’AA-12 Adder, solo a guida radar. L’AA-13 Arrow, infine, è la logica revisione dell’AA-9. I russi, sempre un passo indietro nel settore elettronico, hanno preferito compensare le carenze sviluppando sensori infrarossi di bordo sempre più avanzati, caschi di puntamento e missili con doppio sistema di guida. Hanno visto giusto ? In parte si. Se analizziamo i combattimenti aerei fino al Vietnam ci rendiamo conto che l’occidente ha “vinto” grazie all’eccellente addestramento dei suoi piloti, più che alle superiori caratteristiche dei suoi caccia o dei missili. L’arma primaria su cui l’occidente aveva tanto investito, il missile Sparrow, si è rivelata quasi un fiasco. E l’AIM-9 era appena soddisfacente. I cannoni hanno mantenuto la loro importanza, visto che gli scontri sono avvenuti sempre entro il raggio visivo. I MiG-17-19-21, se ben condotti, si sono rivelati micidiali nel duello ravvicinato, al contrario dei caccia serie 100 (tutti), dell’F-4 e dei vari Mirage III, Draken ecc. Con l’arrivo della serie 10 (F-14-15-16-18) e del missile AIM-9L le regole del gioco sono cambiate. Il missile Sparrow, nella Guerra del Golfo, ha reso il combattimento BVR una realtà, sia pure entro un raggio d’azione limitato ma con una probabilità di colpire ancora bassa. E’ solo con l’AIM-120 che inizia veramente la rivoluzione nel settore aria-aria e l’affidabilità raggiunge livelli notevoli. Affidabilità che, per i missili russi, non è ancora al livello occidentale. Qui puoi trovare la foto dell’AIM-7 a guida infrarossa: http://www.aereimilitari.org/forum/topic/15003-elettronica-testata/ A proposito di Anab: gli R-98T ed R-98MT, gli ultimi prodotti, hanno sensori infrarosso “all aspect” (almeno secondo Yefim Gordon, “Soviet/Russian aircraft weapons” e secondo molti siti e pubblicazioni). La traduzione mi sembra chiara, ma manca la punteggiatura: l’intercettore, tramite il radar di bordo, fornisce i parametri di posizione del bersaglio al missile all’infrarosso, prima del lancio. Purtroppo i traduttori automatici con i termini tecnici vanno in tilt: basta notare “goal” invece di “target”, “capture” invece di “tracking”. Mi giunge nuova la sequenza di lancio che sembra contraddire ogni affermazione in proposito finora pubblicata. Si è sempre ritenuto che il rischio di “aggancio” del sensore infrarosso allo scarico del missile che precede confermasse la partenza del modello T per primo, con una sequenza tipo 2-4-3-1 o 3-1-2-4. Sarebbe una notizia molto interessante ! Vedo se riesco a trovare qualche conferma. Qui, al punto 1.59, si vede una sequenza di lancio: http://www.youtube.com/watch?v=gNwYJlydj9A Apparentemente, il numero 1 (primo da sinistra) dopo il lancio è ancora al suo posto.
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La filosofia russa è stata seguita dai francesi fin dai tempi dell’R-530 e dagli americani con l’AIM-4 Falcon. La portata di questi missili era la stessa sia nella versione radar che in quella all’infrarosso: http://www.aereimilitari.org/forum/topic/12309-matra-r-530/ http://www.aereimilitari.org/Armamenti/AIM-4_Falcon.htm Una variante all’infrarosso dell’AIM-7 è stata sperimentata, come ho riportato qui (vedi AIM-7C): http://www.aereimilitari.org/Armamenti/AIM-7_Sparrow.htm Come hai giustamente rilevato, lo Sparrow non aveva una grande efficacia. Una versione all’infrarosso sarebbe tornata utile in molte situazioni. Oggi il problema dell’aggiornamento dati a metà traiettoria è risolto e missili come il MICA-IR o l’R-27T costituiscono una minaccia da non sottovalutare, potendo effettuare attacchi “silenziosi”a medio raggio. L’SR-71 ? Il più grande bersaglio infrarosso della storia...A parte forse l’XB-70. Anche un sensore infrarosso modesto non avrebbe avuto alcun problema a seguirli oltre il raggio visivo.
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Gian Vito ha risposto a admin nella discussione INFO sito & segnalazione errori
Anche ieri problemi. Ho provato a rispondere a Mustanghino sul missile Acrid. Scrivo un breve testo, copio e provo ad incollarlo: sorpresa: non posso incollarlo ! Forse è il mio computer che inzia ad invecchiare...Ho riscritto il testo direttamente questa mattina, senza copia-incolla, spedito, tutto OK. -
No,non avrebbe potuto individuarlo. Anche se, ad altissima quota, la trasparenza atmosferica permette ai sensori infrarossi prestazioni notevoli. Le stime occidentali parlavano di 15 km in condizioni medie. L'unica possibilità è che il sistema di guida "command" a metà traiettoria consenta un "aggancio" in fase terminale. La stessa cosa avviene, in realtà, anche con la versione a guida radar semiattiva. E' vero che qualche fonte parla di "aggancio" prima del lancio per la versione all'infrarosso. Ma non si comprende allora il perchè di un missile a medio raggio in grado di colpire solo a corto raggio.
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Gian Vito ha risposto a admin nella discussione INFO sito & segnalazione errori
Continuano i problemi con le immagini. Non c'è modo di visualizzarle...Capita anche a voi ? Consigli ? -
No. Il motivo è impedire che il missile all'infrarosso si "agganci" allo scarico del missile che lo precede. Prossimo articolo: AA-5 Ash.
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Bisnovat R-40/46 (AA-6 Acrid) Le caratteristiche eccezionali del nuovo intercettore MiG-25 richiedevano l’adozione di un missile più potente dei modelli allora in servizio. In quel momento il missile più grande era l’R-4 (AA-5 Ash) del Tu-128, sull’esperienza del quale i progettisti del gruppo Bisnovat-Molniya hanno avviato lo sviluppo del nuovo K-40, all’inizio del 1962. I test sono iniziati nel 1968. Il primo lancio è avvenuto nel 1969 con due missili R-40R contro un drone MiG-17 a 600 metri di quota. A questo sono seguiti altri test contro bersagli volanti ad oltre 20000 metri e fino a 2700 km/h. Nel 1972 il missile è entrato in servizio. Codificato dagli occidentali AA-6 Acrid, riprende la struttura dell’R-8 (AA-3 Anab). I comandi presentano alette canard ed ali posteriori con alettoni. Per lungo tempo gli analisti occidentali hanno stimato un peso variabile tra i 700 e gli 800 kg, apparentemente giustificato dalle imponenti dimensioni. Il prolungato, forte riscaldamento aerodinamico previsto ha richiesto l’impiego d’acciaio e titanio per struttura e piani di controllo e ceramica per l’ogiva. Il raffreddamento dell’elettronica ha richiesto nuove soluzioni. Il motore razzo a propellente solido PRD-134 è probabilmente a stadio singolo ed è in posizione centrale, per non alterare il baricentro dopo la combustione dei 118 kg di propellente. L’energia per i comandi di volo è fornita da non meno di tre generatori a gas. Il lancio dal MiG-25 assicura una velocità a fine combustione non inferiore a 4,5 Mach con punte di 5 Mach. Il raggio d’azione efficace a quote medie varia tra i 2 ed i 30 km. Quello massimo ad alta quota supera i 50 km. Il missile è stato progettato per colpire a medio raggio bombardieri supersonici ad alta quota. Ha un limite di 8 g cosa che gli consente di colpire bersagli contromanovranti ad un massimo di 2,5 g. L’Acrid adotta un sistema di guida combinato. Nella fase iniziale il caccia guida il missile nella direzione approssimata del bersaglio (guida a comando/inerziale). Due antenne, una nella coda del missile e la seconda sotto il tronco posteriore, ricevono i comandi di guida ed inviano al vettore la posizione. La soluzione ha obbligato i progettisti a posizionare i due scarichi del motore ai lati della coda, al prezzo di un lieve perdita di spinta. In prossimità dell’obbiettivo subentra la guida terminale, fino all’impatto. La prima versione del MiG-25 ha impiegato il radar Smerch A1, derivato dal sistema impiegato dal Tu-128. La protezione contro i disturbi è eccellente, grazie ai 600 kw di potenza di picco degli impulsi. Come previsto dalla dottrina del tempo, il missile è stato fabbricato con due diversi sensori, radar ed infrarosso. I missili sono lanciati di solito in coppia, a breve intervallo. L’R-40R (izd.46R) Acrid-A, a guida radar, è lungo 6,76 m, ha un diametro di 30 cm ed una apertura alare di 1,4 m. Il peso è di 468 kg. Impiega il sistema semiattivo monoimpulso Agat Parg-12VV con una portata di ricezione di 30 km. Assicura ottima precisione e ha buona protezione antidisturbo. Dispone di guida secondaria HOJ, autoguida sulla sorgente di disturbo. E’ possibile l’attacco frontale contro bersagli tra 2500 e 27000 metri di quota, volanti a 1000-3500 km/h. Per l’attacco in coda i limiti sono compresi tra 800 e 2300 km/h. Il sistema di spolettamento Aist-M è sofisticato e con elevate ECCM: combina due spolette radar GSKB-47 a due canali e quattro spolette laser che operano indipendentemente, situate davanti al motore e a metà strutura. Azionano la testata pre-frammentata direzionale DF-46 di 38 kg, situata dietro al motore. Il Raggio efficace è di 7 metri. La variante all’infrarosso R-40T (izd.46T) Acrid-B, montata solo sui piloni interni, è lunga 6,36 m e pesa 455 kg. Impiega il sensore T-40A1 che opera tra 3 e 5 micron, raffreddato ad azoto liquido contenuto nel missile stesso. Viene definito “all aspect” ma solo contro bersagli a velocità supersonica ad alta quota. La portata di rilevamento è di 20-25 km in condizioni ideali. Il raggio d’azione efficace è di 30 km frontalmente e 15 km in coda, contro bersagli tra 800 e 30000 metri di quota. Secondo fonti russe l’R-40T avrebbe una portata di soli 25 km a causa della sensibilità del sensore, anche se il peso è di pochi kg inferiore a quello dell’R-40R. Gli analisti occidentali ne hanno dedotto la mancanza del sistema di guida a metà traiettoria. Ma i missili all’infrarosso partono per primi. Questo negherebbe automaticamente la possibilità di lancio oltre i 25 km anche a quelli a guida semiattiva. Non si spiegherebbe poi l’elevata quantità di propellente. In realtà, come rilevabile dalle foto oggi disponibili, anche la variante all’infrarosso dispone delle antenne ricetrasmittenti per la guida “command”. I bersagli previsti avrebbero, certo, un forte contrasto termico a quote elevate. Ma per le distanze eccedenti la portata del sensore o in caso di perdita temporanea dell’aggancio, la guida “command” può ugualmente dirigere il missile. Una seconda valutazione errata riguarda l’uso del missile sugli intercettori Su-15TM, data la “parentela” del sistema radar col potente Smerch. Ma L’Acrid richiede un pilone specifico e una elettronica dedicata, non è adattabile ad ogni aereo. Adotta un sistema speciale di raffreddamento dell’elettronica, con evaporazione di clorofluorocarbonio (CFC) in bombole situate nei piloni APU-84-46 (84 è il codice del MiG-25 e 46 quello dell’R-40). Nel caso del Su-15, in origine destinato anch’esso a montare l’Acrid, una fotografia che mostrava due missili agganciati sperimentalmente ad un Flagon ha fatto ritenere plausibile l’adozione dell’Acrid su questo caccia. R-40D/R-46 : la seconda generazione La diserzione di Belenko nel 1976 aveva compromesso il MiG-25 ed il suo sistema d’arma. L’aereo era disarmato ma i russi hanno ritenuto che i tecnici americani avrebbero potuto comunque ricavare dati utili sui missili dall’analisi del sistema di puntamento. E’ stato così varato un programma d’emergenza volto alla modernizzazione del caccia come MiG-25PD, dotato del nuovo radar RP-25MN Sapfir e del sensore all’infrarosso TP-26. I tecnici hanno ripreso il sensore semiattivo del missile R-24, adattandolo all’Acrid. La differenza dimensionale avrebbe consentito di aumentare l’antenna di ricerca e quindi le capacità. Ma il poco tempo ha disposizione non l’ha consentito. L’IOC è arrivata alla fine del 1979. ll nuovo missile ha ricevuto il suffisso D (dorabotannaya: aggiornato). Ma è indicato anche come R-46. Un cono di dimensioni più contenute racchiude l’antenna in coda. La lunghezza si riduce di 38 cm, il diametro è inalterato. Il modello R-40RD (izd.46RD) AA-6/2 Acrid-C è lungo 6,37 metri e pesa 472 kg. Il motore e le batterie sono più potenti. L’apertura delle ali è aumentata a 1,45 metri, migliorando le prestazioni a quote elevate. Ha un nuovo sensore semi-attivo più sensibile (oltre 35 km) RGS-25 ad onda quasi-continua (CW) con migliorate ECCM. Il raggio d’azione efficace aumenta a 60-70 km, con una portata “balistica” che può superare i 100 km (150 contro un B-52 in avvicinamento frontale), aggancio radar permettendo. Quello minimo è di 500 metri. Può seguire bersagli manovranti a 4 g e missili cruise. E colpirli tra i 500 ed i 30000 m di quota. La variante all’infrarosso R-40TD (izd.46TD) Acrid-D è lunga 5,98 metri e pesa lievemente meno, 467 kg. Impiega il nuovo sensore 35T1, agganciabile al bersaglio anche tramite il rilevatore TP26. In combattimento I nuovi R-40RD e TD sono stati esportati e presto utilizzati in combattimento. Ma i risultati non sono stati ottimali. I missili sono stati impiegati contro obbiettivi piccoli e manovrabili, non contro bombardieri e ricognitori ad alta velocità e quota. Gli iracheni hanno sempre considerato l’Acrid il punto debole del MiG-25. I missili R-40 non erano molto affidabili: la maggior parte si guastava al momento del lancio. Quelli funzionanti non sempre colpivano il bersaglio a causa del malfunzionamento delle spolette. In molti casi i missili hanno causato solo pochi danni. Nel 1981 i siriani hanno lanciato 4 R-40 contro i caccia israeliani, senza colpirne alcuno. Nel lungo conflitto Iran-Iraq, gli iracheni ne hanno lanciati oltre 24 con solo due abbattimenti confermati. A questi vanno aggiunti un abbattimento probabile, ed un velivolo danneggiato. Le vittorie dichiarate, comunque, sono di più. Secondo gli iracheni, i MiG-25 avrebbero abbattuto, tra il 1983 ed il 1986, due C-130 e tre F-4 iraniani oltre ad un MiG-21 siriano. Durante l’intercettazione di un RF-4 in volo ad alta quota a 1,2 Mach da parte di due MiG-25 ed otto Mirage F1, sono stati lanciati frontalmente 4 Acrid da 80 km che hanno mancato il bersaglio, colpito poi da uno degli 8 missili Super 530F lanciati dai Mirage. http://www.youtube.com/watch?v=Zl_w54GmW2E Nel 1991, durante la Guerra del Golfo, la mancata identificazione di un MiG-25PDS iracheno da parte degli AWACS ha impedito ai caccia alleati di aprire il fuoco. Nella confusione che ne è seguita, il MiG si è inserito in un settore pieno di velivoli, abbattendo un F-18C con un singolo R-40RD (qualche fonte indica un TD). Un secondo missile, lanciato contro un A-6, ha mancato il bersaglio. Un altro MiG-25, evitati otto F-15, ha lanciato 3 missili R-40 contro un EF-111A mancandolo ma costringendolo ad interrompere la missione. Successivamente, due MiG-25 hanno attaccato con 4 missili una coppia di F-15, mancandoli. Attaccati a loro volta da questi e da una seconda coppia intervenuta, hanno distanziato tutti gli F-15, evitando ben 10 missili. Nel 2002 un MiG-25PD iracheno ha abbattuto un RQ-1A Predator con un R-40 (ma potrebbe essere stato anche un R-60) in un attacco frontale. Il Predator, impiegato come esca, ha lanciato uno Stinger senza colpire il MiG. In pratica su circa 40 missili solo 4 abbattimenti certi, alcuni probabili e qualche aereo danneggiato. Ultimi sviluppi Nel 1983 la Vympel, succeduta alla Molniya, ha sviluppato la serie R-40D1, consegnata nel 1985. L’R-40RD1 è lievemente più corto e dalla punta ogivale, dispone di migliori sistemi di controllo e di una nuova testata di 55 kg, con raggio efficace di 13 m. Presenta superiori capacità contro bersagli a quote più basse e migliori ECCM. La spoletta è la nuova Bekas-2. E’ affiancato dall’R-40TD1 all’infrarosso. L’Acrid è stato integrato sui MiG-31, con lanciatori modificati. Il sistema di controllo del fuoco sul MiG-31 è completamente diverso così, inizialmente, l’R-40 operava assieme al pod APP-46TD nel vano di uno degli R-33. L’Acrid è stato venduto all’Afghanistan, Algeria, Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, India, Iraq, Libia, Polonia, Siria, Turkmenistan, Ucraina, Ungheria e Vietnam. La produzione è terminata nel 1991 ma il missile è ancora molto diffuso.
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E' quello che ho fatto anch'io. Riconosco che la scala 1/48 è forse la migliore per ottenere dettagli estremi senza eccedere troppo nelle dimensioni. Ma la maggiore varietà di soggetti ed il costo minore giocano a favore della 1/72. Il livello di definizione attuale, poi, ha poco da invidiare. Certo se si dispone di una villa con annesso hangar, molto denaro da spendere e due vite per costruirli...Allora anche la 1/32 o la 1/24 vanno bene. Per gli aerei di linea ho preferito la 1/144-1/125, tanto più che i soggetti in 1/72 sono pochini. I bombardieri li ho tutti in 1/72, e sto parlando di modelli che "finiti" arrivano a 80-100 cm di apertura alare...
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Un esempio della precisione del Bomarc in un test:
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Mitsubishi J2M Raiden (Jack)
Gian Vito ha risposto a francesco104 nella discussione Velivoli Storici
Non ho trovato il dato che stai cercando, anche perchè la velocità di stallo di qualunque aereo è riportata piuttosto raramente nelle pubblicazioni. Però...Molte riportano questa frase: “The landing speed was to be no greater than 81 mph”(appena 130 km/h). E questo ti potrebbe aiutare... -
Tratti dal sito: http://www.f-106deltadart.com/ ecco alcuni disegni con i profili di lancio del razzo AIR-2 Genie.
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No, non è una domanda sbagliata. Ho iniziato quando avevo otto anni e non ho ancora smesso. Ho montato molti Airfix, alcuni sono anche fatti bene. Adesso tra aerei, elicotteri, carri armati e navi (ma ho pure dei trenini elettrici !) credo di aver raggiunto quota 800. E sono ancora quasi tutti da montare. Sono nel garage. Moltissimi mi sono stati regalati o sono stati acquistati prima dell’arrivo dell’euro...Bei tempi. A cosa servono ? Per molti a niente. Per un appassionato di storia dell’aviazione sono essenziali. Perchè le forme esatte non sono ricavabili da disegni bidimensionali. Il posto migliore per conservarli è una cristalliera. Se sono, come i miei, in scala 1/72, se ne possono conservare anche 200 (piccoli naturalmente, un B-52 neppure ci entra !). Cosa farne dopo ? Ammirarli, il colpo d’occhio è favoloso. E puoi vedere l’espressione di meraviglia dei bambini (e degli adulti) che li osservano. Il modellismo ti proietta in una dimensione diversa, come alcuni studi hanno confermato. Il tempo sembra scorrere più lentamente. Se lo pratichi seriamente, non costruisci giocattoli : ricostruisci un momento storico. E questo ti obbliga a leggere, cercare documenti, confrontare opinioni e persino ad imparare lingue straniere. Sviluppa la manualità, il senso delle proporzioni. L’attenzione ai dettagli. Certo è anche una sorta di gioco. E come ha detto qualcuno: “finché si gioca non si invecchia, si invecchia quando si smette di giocare”.
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Visto che parliamo di aria-aria: la velocità raggiunta dipende dalla potenza e durata del motore del missile ma anche dalla quota e dalla velocità dell’aereo lanciatore. In condizioni medie varia tra 2 e 5 Mach. L’autonomia varia tra pochi km e oltre 200 km, a seconda del modello e delle condizioni di lancio. Possono virare, alcuni anche molto velocemente. L’accelerazione dipende dal modello. Da 0 a Mach 1 anche in meno di 1 secondo. Un razzo davanti e uno dietro ? Teoricamente nulla, le forze si annullano. Nella realtà ? Una marmellata. Puoi trovare molti dati qui: http://www.aereimilitari.org/Armamenti/Aria-Aria.htm
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[VENDO] aeromodelli in scala 1/72
Gian Vito ha risposto a Gian Vito nella discussione Mercatino Aeronautico
Sukhoi Su-7BKL (KP). 14 euro Sukhoi Su-15UM (A-model). VENDUTO. Lockheed F-94B Starfire (Heller). VENDUTO. Mc Donnell Douglas F-4J Phantom II (Hasegawa). Ritirato. Sukhoi Su-15 Flagon-F (Pioneer 2). Ritirato. Soko G-4 Super Galeb (Yumo). VENDUTO. North American F-86A Sabre (Matchbox). Ritirato. Yakovlev Yak-9D (Airfix). VENDUTO. Aermacchi MB-339A PAN (Supermodel). Ancora sigillato. Venduto. Eurofighter E.F.A. (Esci-ERTL). VENDUTO. -
Ho deciso di mettere in vendita una parte della mia enorme collezione di aeromodelli. Ho infatti ormai molti doppioni. Allinizio avevo pensato di utilizzarli, modificandoli, per realizzare delle varianti particolari, versioni poi apparse sul mercato già pronte. Sono quasi tutti in scala 1/72. Chi fosse interessato può contattarmi in privato. Nella maggior parte dei casi ho staccato i componenti principali dallalbero di colata, ma i pezzi ci sono tutti. I prezzi sono trattabili e non comprendono le spese di spedizione. Consolidated PBY-2 Catalina (Academy). Nuovo, parti ancora sigillate. VENDUTO. Consolidated PBY-5 Catalina IIA (Revell). Nuovo, parti ancora sigillate. Ritirato. Boeing C-135FR (Heller). Nuovo, parti ancora sigillate. 38 euro. Ritirato. Sukhoi Su-24 fencer-C (Italeri-Dragon). 15 euro. Mikoyan-Gurevich MiG-31 Foxhound (Revell). VENDUTO. Martin B-57G Nighthawk (Italeri). VENDUTO. Sukhoi Su-9 Fishpot-B. (Kopro). 13 euro. Mikoyan- Gurevich MiG-25 Foxbat (Hasegawa). 13 euro. Boeing X-32 JSF (Italeri). Ritirato. Lockheed YF-22A Lightning II (Italeri). Ritirato. Grumman OV-1A Mohawk (Hasegawa). VENDUTO. Rockwell OV-10A Bronco (Hasegawa). 13 euro. Ritirato. Dornier Do-217K1 (Italeri). VENDUTO. Nakajima A6M2-N Rufe (LS). Scala 1/75. 12 euro. Junkers Ju-87B2 Stuka (Airfix). VENDUTO. Continua...
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Aeroplani d'Italia
Gian Vito ha risposto a Jan den Das nella discussione Libri & Riviste Aeronautiche
You can find something on ebay: http://www.ebay.it/sch/i.html?_nkw=aeroplani%20d%27italia&clk_rvr_id=423665032351&adpos=1o1&MT_ID=63&crlp=16736586267_2420816&geo_id=33486&keyword=aeroplani+d%27italia&crdt=0 -
I tedeschi avrebbero potuto provare un certo interesse per il successore: http://it.wikipedia.org/wiki/Fiat_G.56
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L’ho appena scoperto anch’io. I calcoli preliminari danno un volume decisamente inferiore a quello dell’AIM-120 (la metà/un terzo), con prestazioni sicuramente ridotte. Aumenta ovviamente il numero di armi trasportabili, ma il nuovo missile potrebbe trovarsi a competere con la nuova variante Block 3 a gittata maggiorata dell’AIM-9X.