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PL-6 Il ritardo nello sviluppo del PL-3 lo ha reso presto inadeguato. Era prevista una serie di miglioramenti nell’elettronica ma il PL-3 soffriva di limitazioni intrinseche che impedivano di incorporare estesi miglioramenti tecnologici. Era necessario un nuovo missile. Il progetto PL-6 è iniziato nel 1975, prima ancora del completamento del PL-3, nell’Istituto 612. Il primo lotto è stato completato nel 1978 e i test effettuati con successo nel 1979. Ma le valutazioni hanno dimostrato che il PL-6 superava di poco il PL-3, e i pochi miglioramenti potevano essere incorporati nel PL-2, rendendo superfluo un programma separato. Così nel 1981 il progetto è stato ridimensionato e, dopo una limitata produzione, chiuso nel 1983. Lungo 2,12 metri, con un diametro di 13,5 cm, aveva una apertura alare di 65,4 cm e pesava 93 kg. Il raggio d’azione variava tra 1,3 e 11,5 km. Raggiungeva Mach 2,5 con una quota massima di 23000 metri e un massimo di 29 g in manovra. PL-7 Durante i primi anni ’80 la Cina ha ottenuto il Matra R.550 Magic 1 da qualche paese in via di sviluppo dotato di Mirage. Lo sviluppo della “copia” PL-7 è iniziato nel 1982 da parte della ZAF (Zhuzhou). Nel 1984 sono stati prodotti i primi 6 missili per i test. Le spolette sono risultate instabili, perché attivavano lo scoppio prematuramente, e di scarsa qualità. Problemi risolti nel 1985. Il PL-7 ha un sensore raffreddato ad azoto (sist. Joule-Thomson), meno sensibile dell’originale, e consente l’attacco solo in coda. Prodotto dal 1987, apparentemente non è entrato in servizio nelle forze aeree cinesi. Lungo 2,74 m, ha un diametro di 16 cm. L’apertura alare è di 66 cm e pesa 89 kg. La velocità è di 2,7 Mach. La testata è di 12,5 kg. Le sue capacità non sono molto più elevate dei precedenti. Deve essere lanciato di coda al bersaglio entro 5-7 km, con una portata minima di 300 metri. Ma l’angolo di rilevamento del sensore è decisamente superiore. La configurazione è la stessa del Magic ed assicura buona velocità di virata e 35 g in manovra. PL-7B: il missile è stato migliorato con un nuovo sensore „all aspect”, ma non è chiaro se sia arrivato alla produzione in serie. Il PL-7 è entrato in servizio sui caccia J-7 e Q-5. E’ stato esportato in Iran e Pakistan. Piccoli quantitativi sono stati acquistati dallo Zimbabwe per gli Hawk e dall’India per i Mirage 2000. PL-8 Il Rafael Python-3 si è dimostrato superiore allo AIM-9L in velocità, raggio di virata ed autonomia, durante la Guerra del Libano e, a seguito di prove molto soddisfacenti, il governo israeliano e quello cinese hanno firmato un accordo a fine 1982 per l'acquisto da parte della Cina di una fornitura di 1200 kit, consegnati nel 1983. A metà degli anni ’80 la Cina ha riunito tutti i centri di produzione e sviluppo in un unico gruppo, il Luoyang Electro-Optics Technology Development Centre (EOTDC) per fabbricare su licenza il missile, denominato PL-8A. I primi esemplari assemblati con altri 1800 kit israeliani sono stati prodotti fra il 1988 e 1989, con IOC nel 1990. In seguito il supporto israeliano si è limitato alla soluzione dei problemi tecnici. Dal 1989 è iniziata la produzione col 100% dei componenti prodotti localmente. I primi modelli interamente cinesi sono stati testati nel 1993. Il PL-8A è lungo 2,99 metri, ha un diametro di 16 cm, una apertura alare di 86 cm e pesa 120 kg. Primo missile cinese con capacità “all aspect”, ha un sensore all’antimoniuro di indio, raffreddato ad azoto, operante sui 4 micron con capacità “off-boresight” di +/-30° prima del lancio e +/- 40° in volo. Il motore lo spinge a Mach 3 con un raggio d’azione tra 500 metri e 15 km. La monovrabilità è eccellente, con 40 g in manovra. La testata di 11 kg è attivata da una spoletta di prossimità laser. PL-8B: variante migliorata studiata nel 1999, ha raggiunto l’operatività nel 2002. E’ impiegata assieme al casco di puntamento (HMS). Il PL-8 è in servizio sugli J-7, J-8, J-8II, Q-5 e JH-7 ma è stato integrato anche sugli J-10 e J-11. Il costo dei Python 3 forniti alla Cina era di 330000 $ al pezzo. PL-9 Lo sviluppo del China Academy of Air-to-Air Missile (CAAAM) PL-9 è iniziato nel 1986, parallelamente al PL-8, incrociando la cellula ed il sensore di quest’ultimo con i componenti dei precedenti PL-5/7, nuove alette a doppio delta più grandi e rolleron tradizionali per migliorare la manovrabilità ad alta quota. Probabilmente l’accordo con Israele impediva l’esportazione del PL-8, possibile invece con il nuovo missile, destinato espressamente a questo scopo. Ha capacità “all-aspect”, sensore all’antimoniuro di indio (InSb) raffreddato ad azoto liquido con capacità “off-boresight” di +/-40° e buone IRCCM. Il raggio di rilevamento contro bersagli frontali è di 4 km. La quota massima d’impiego è di 21000 metri. Prodotto in piccola serie dal 1989 con IOC nel 1991, è stato forse esportato in Pakistan e Iran. L’affidabilità è oltre il 95%. Intercetta bersagli con scarsa traccia IR o a bassa quota. Può essere asservito al radar del caccia o ad un casco di puntamento TK-14, copia di un modello dell’Arsenal ucraina. Secondo i cinesi il PL-9 ha le capacità dell’AIM-9P/L. Lungo 2,9 m, ha un diametro di 16 cm ed una apertura alare di 65 cm. Pesa 115 kg. Raggiunge 2,1 Mach con un raggio d’azione efficace tra 500 metri e 5 km e massimo di 16 km ad alta quota. Vira a 35 g. La testata di 10 kg ha spoletta radar. PL-9C: l’ultima variante, introdotta nel 1995, viene impiegata assieme al casco di puntamento TK-14. Mantiene lunghezza e diametro dei precedenti ma l’apertura alare passa a 81 cm. Il peso è di 123 kg. Il motore è più potente e porta la velocità massima a Mach 3 con una portata, in condizioni ideali, di 22 km. Quella minima è di 500 metri. In virata può raggiungere 40 g. La navigazione è proporzionale. Il sensore è un imaging “all-aspect” a 4 elementi su due coppie orizzontali all’antimoniuro di indio (InSb), con raffreddamento a gas tramite azoto liquido. Opera tra 3 e 5 micron con velocità di scansione di 28°/sec. Il raggio di rilevamento contro bersagli frontali è di 8 km con “aggancio” in soli 0,3 secondi e capacità “off-boresight” di +/-60°. Il processore dei segnali è digitale e offre elevate capacità IRCCM. La testata è di 11,8 kg con spoletta laser, forse derivata dal PL-5E. Con una SSKP del 90%, secondo i cinesi supera la serie AIM-9L/M. Il missile non ha trovato larga diffusione nelle forze cinesi, non interessate al modello, in attesa di qualcosa di più moderno, sebbene il missile sia stato visto su diversi caccia, come i J-7 e J-8. E’ previsto anche per i caccia J-10. La serie PL-9 è denominata dalla NATO CAA-2. PL-10 L’abbandono del PL-4 aveva lasciato la Cina senza un missile a medio raggio. Ma il caccia J-8II già disponeva del radar adatto. Il programma PL-10, intrapreso nel 1980 dal 2° Ufficio di Shanghai (poi SAST) era un ulteriore tentativo di “reverse-engineering”dell’AIM-7E Sparrow. Lo dimostrerebbe il sistema di guida: semiattivo radar a scansione conica, come l’originale americano. Il progetto vedeva una variante sup-aria (HQ-61C) ed una aria-aria, sia pure di dimensioni lievemente minori ed alette ridisegnate. I primi test del PL-10 si sono svolti nel 1982 su un bombardiere H-5 convertito. Nel 1986 il primo test a fuoco da uno J-8II, il previsto vettore. I tecnici cinesi non sono riusciti a replicare la miniaturizzazione dell’elettronica dello Sparrow e sono stati costretti ad aumentare il diametro a 28,6 cm. Il peso è risultato maggiore e per mantenere una portata di almeno 15 km si è dovuto utilizzare un motore più potente. Le grandi alette di comando triangolari al centro hanno richiesto pistoni idraulici per il movimento. Lungo 3,89 metri, con una apertura alare di 68 cm, pesava 310 kg. Con una velocità di Mach 3, volava per 40 km. La testata era di 40 kg. Lo sviluppo è stato completato con ritardo e solo nel 1992 qualche esemplare è stato consegnato. Il missile non è entrato in produzione di serie, dato il previsto arrivo del missile italiano Aspide. PL-11 Nella metà degli anni ’80 la Cina ha ottenuto dall’Italia alcuni Aspide 1A per valutazione. Un accordo è stato siglato per la produzione su licenza. Alcune dozzine di missili fabbricati con kit italiani, parte di un lotto di 100, hanno visto luce nel 1989, ma l’embargo successivo ai fatti di piazza Tienanmen del 1989 ha bloccato il resto della fornitura. I cinesi hanno allora lanciato il programma PL-11 sfruttando le tecnologie dell’Aspide. Sviluppato dalla Shanghai Academy of Spaceflight Technology (SAST), è divenuto il primo missile a guida radar prodotto in quantità. Il primo test, su di un caccia J-8II, è avvenuto nel 1992. Nel 2001 il PL-11 è stato dichiarato operativo dopo che, in un test finale, 4 missili su 5 avevano centrato i bersagli. Vera e propria “copia” dell’Aspide, il missile PL-11 è lungo 3,69 metri, con un diametro di 20,8 cm. L’apertura alare è di 1 metro ed il peso di 220 kg. Raggiunge Mach 4 con un raggio d’azione di 40 km. La testata è ad alto esplosivo/frammentazione di 33 kg. Il sensore è semiattivo radar monoimpulso, come l’originale italiano, con ottime capacità ECCM ed alta precisione. PL-11A: variante migliorata con superiore raggio d’azione e testata più potente. Dispone di unità inerziale per il volo a metà traiettoria, consentendo di attaccare da due a quattro bersagli contemporaneamente illuminando i bersagli solo nella fase finale. PL-11B: primo missile a guida radar attiva, conosciuto anche come PL-11-AMR, apparentemente sviluppato nel 2006. E’ equipaggiato col radar attivo AMR-1 monoimpulso, lo stesso del successivo PL-12. Rispetto al precedente ha un raggio d’azione inferiore ed una testata più piccola, data la precisione superiore. Sembra destinato all’estero. Il PL-11 non è stato prodotto in grandi quantità, in attesa del più prestante PL-12. La versione per l’esportazione è denominata FD-60. Il missile equipaggia i caccia J-8II e J-10. PL-12 Nel 1997 è iniziato lo sviluppo di un missile avanzato a guida radar attiva (progetto R-129), con forti finanziamenti. La CAAAM ha dovuto affrontare grandi difficoltà per la scarsa esperienza nel settore. Nel 2002 è partita la produzione di preserie. Lo sviluppo è entrato nella fase finale nel 2003 con i primi lanci nel 2004. Nel 2005 sono stati completati i test, quando tutti gli 11 missili lanciati dagli J-8II hanno centrato il bersaglio. Positivo anche un test multibersaglio alla fine dello stesso anno. L’arma è entrata in servizio subito dopo. Viene commercializzato all’estero come SheDian-10 (SD-10), denominazione di fabbrica, dalla LETRI e dalla China National Aero-Technology Import and Export Corporation (CATIC) . Il PL-12A (SD-10) è un missile a guida radar attiva a medio raggio. Lungo 3,85 metri, con un diametro di 20,3 cm, ha una apertura alare di 67 cm e pesa 180 kg. Il disegno particolare delle alette di comando in coda, riduce la resistenza aerodinamica, migliorando la manovrabilità (38 g) dichiarata superiore a quella dell’R-77. Due antenne per datalink sono vicino allo scarico per le correzioni a metà traiettoria. Il sistema INS e il datalink sono prodotti in Cina, su licenza russa. Il motore bistadio fornisce grande potenza per pochi secondi, poi altri 6-7 secondi di sostentamento. Accelera il missile a 4 Mach, con un raggio d’azione massimo di 50 km e minimo di 1000 metri. Il raggio d’azione efficace è di 20-25 km. Può colpire bersagli tra 0 e 25000 metri di quota. Ha capacità snap-up/down di 10000 metri rispetto al lanciatore. La testata di 22,7 kg a frammentazione ha una spoletta di prossimità laser/RF. Impiega il sensore radar attivo Leihua Electronic Technology Research Institute (LETRI) AMR-1 pulse Doppler ad antenna piatta in banda J (forse tra 15,4 e 17,7 GHz). E’ basato apparentemente sull’AGAT 9B-1103M, i cui disegni sono stati venduti alla Cina, prodotto su licenza ma con diverse modifiche, con miglior processazione e raggio di scoperta di 25 km. Viene citato anche l’AGAT 9B-1348E in banda I dell’R-77 le cui capacità sono, però, decisamente inferiori. Il radar ha ottime capacità di discriminazione di chaff e decoy, oltre alla guida ausiliaria home-on-jam (HOJ). Le modalità di lancio sono quattro: -Lungo raggio con traiettoria “loft”, guida inerziale e datalink per l’aggiornamento dati a metà percorso, guida attiva finale. La portata arriva a 70-80 km se lanciato a 10000 m di quota a Mach 1,2 contro un bersaglio in avvicinamento alla stessa quota e velocità. -Medio raggio con navigazione inerziale fino al punto pre-programmato di attivazione del radar. -Corto raggio, con aggancio immediato dopo il lancio. -Autoguida sulla sorgente del disturbo (HOJ). E’ dichiarato più potente dell’AIM-120 A/B, ma inferiore all’AIM-120C. PL-12B (SD-10A): derivato dal precedente ma lungo 3,93 metri, è più manovrabile (oltre 40 g) grazie alla struttura rinforzata, che aumenta il peso a 199 kg. Il sistema di guida è migliorato. L’entrata in servizio dovrebbe essere avvenuta nel 2008. PL-12C (SD-10B): derivato con alette pieghevoli per consentire il trasporto nelle stive dei nuovi aerei “stealth”. Ha capacità dichiarate di attacco passive, non solo “home on jam” ma anti-radar. Tale possibilità richiede capacità tecniche non indifferenti, dovendo impiegare la stessa antenna su frequenza estesa contro bersagli in movimento. Si dubita delle capacità cinesi in tale settore. PL-12D: progetto con presa d’aria ventrale e motore ramjet, forse in competizione col PL-13. Sembra accertato che la Vympel abbia fornito la tecnologia relativa. La configurazione del missile è estremamente somigliante a quella finale dell’ R-77M-PD, abbandonato per non aver ricevuto finanziamenti. Si presume che la Vympel sia stata autorizzata a vendere il progetto. Ma sono stati citati anche contatti col Sudafrica, con Israele e persino col consorzio MBDA. Il PL-12 è stato visto sui caccia J-8II, J-10, J-11 e, in fotografia, sugli JH-7. Il Pakistan ha ordinato 600 PL-12 (SD-10B) per i JF-17 ad un costo di 550000 $ l’uno, provandoli anche sui Mirage III. PL-13 Progetto iniziato nel 2006, è stato presentato nel 2008. Inizialmente indicato come PL-21, è simile al Meteor, con due prese d’aria inferiori che alimentano un ramjet a propellente solido. Ha alette stabilizzatrici dietro il radar attivo, tipiche dell’ R-27, e antenne datalink in coda per la guida a metà traiettoria. Il raggio d’azione efficace supera sicuramente i 100 km, con una “zona senza scampo” elevatissima data la possibilità di sostenere almeno 4 Mach fino all’impatto. Il primo lancio da terra è avvenuto nel 2010. Era destinato ai reparti per il 2012 ma sembra ancora nella fase di sviluppo. I vettori previsti sono il J-11 ed il J-20. Sviluppi futuri Dal 1990 la Cina ha acquistato migliaia di missili russi R-73 ed R-27 oltre a 1000 R-77. Ma la ricerca per nuovi missili “nazionali” non è cessata. L’apparizione di alcune immagini su Internet, nel 2008, ha destato l’allarme in occidente per la possibile realizzazione di una serie di missili di quinta generazione. Già nel 2002 i vertici della Luoyang avevano annunciato lavori su missili di nuova generazione con TVC e sensori avanzati. Pare che in quel periodo siano iniziati diversi programmi di collaborazione con la Denel sudafricana, visto l’interesse della Cina per il missile A-Darter. Un primo missile, chiamato Luoyang PL-10 o PL-ASR (forse Advanced Short Range), riprendendo una sigla già utilizzata, è stato sviluppato dalla CATIC a partire dal 2004. Ne era prevista la produzione nel 2010. Avrebbe capacità di “lock on after launch”, cosa che suggerisce guida intermedia inerziale e capacità di attacco a 360° grazie anche al TVC accoppiato alle alette in coda e al casco di puntamento. I filmati rilasciati di recente mostrano un missile somigliante all’IRIS-T. http://www.youtube.com/watch?v=w_XMO5BYi1c Il sensore del PL-10 è ad immagine termica (IIR). Potrebbe essere un CATIC 128x128 pixel all’antimoniuro di indio (InSb), già in sviluppo nel 2002. Operando in banda 3-5 e 8-12 micron avrebbe un raggio di rilevamento di almeno 20 km con 90° “off-bore-sight”. Sembra destinato ai caccia J-7, J-8II, J-10, J-11 e J-20. Un’altra fotografia mostra un bombardiere JH-7A con insoliti piloni tripli con un PL-12 e due missili molto simili al Denel R-Darter a guida radar, derivato dal Derby israeliano. Descritto come dimostratore di tecnologia, il nuovo missile è più piccolo e peserebbe solo 100-110 kg. Il raggio d’azione è stimato tra i 20 e i 30 km. Il radar attivo potrebbe essere il russo Agat 9B-1103M-150 con antenna di 15 cm ma, visti i buoni rapporti col Sudafrica, non si esclude nessun’altra ipotesi. Anche questo missile prevede l’uso dei caschi di puntamento (HMD). La relativa tecnologia potrebbe essere stata venduta sempre dal Sudafrica. A dimostrarlo, il prototipo di casco HMD cinese del Cigong Group presentato già nel 2004 a Zhuhai, concettualmente simile al Denel Archer. PL-90 (TY-90) Risultato di un progetto iniziato negli anni ’90, il TY-90 (TianYan-90) è un missile a corto raggio realizzato dalla CAAAM. Derivato dal missile sup-aria QW-2 spalleggiabile, ha un nuovo motore e lo stesso sensore infrarosso del PL-9C, “all aspect” all’antimoniuro di indio a 4 elementi su due coppie orizzontali, raffreddato a gas con eccellenti capacità di “aggancio” di elicotteri avversari su un arco di 120° anche in prossimità del suolo e in presenza di forte clutter o IRCCM. Nel 2002 sono iniziati i test. Lungo 1,86 metri, ha un diametro di 9 cm e pesa 20 kg. Il motore accelera il missile a Mach 2, con capacità di manovra di 20 g. Il raggio d’azione varia tra 500 metri e 6 km. Di linea semplice, con alette rettangolari di controllo avanti e di stabilizzazione in coda, è previsto per il trasporto in gruppi di 4-6-8 sugli elicotteri cinesi. La testata è di 3 kg “continuous rod” con spoletta laser e raggio efficace di 5 m. E’ destinato alle varianti armate degli Z-9, Z-11 e Mi-171. Gli ultimi prodotti cinesi sono ormai al livello della migliore produzione occidentale. La Cina ha preso quel ruolo di superpotenza che finora l’arretratezza tecnologica le aveva impedito di assumere a pieno titolo.
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I missili aria-aria cinesi Nel settembre del 1958, dopo uno scontro tra caccia cinesi e di Taiwan, un MiG è rientrato con un missile AIM-9B inesploso nello scarico. Inviato nell’Unione Sovietica, il missile è stato copiato dalla Vympel come K-13. E’ stato l’inizio della collaborazione con la Cina nel settore dei missili aria-aria. I missili cinesi portano la sigla PL variamente tradotta come PiLi (fulmine) o Pen Lung (drago dell’aria). PL-1 Il primo missile cinese è stato il K-5M (AA-1 Alkali), importato nel 1958. Già nel 1959 erano iniziati i test della versione prodotta localmente, con l’assistenza dei tecnici russi, apparentemente conclusisi con successo. Il primo missile di serie è stato prodotto nel 1960. Questa volta le prove sono riuscite solo in parte, coi primi 4 lanci falliti per problemi nel sistema di guida dei vettori e non sono stati colpiti i drone. La produzione è stata sospesa in attesa dei risultati dell’investigazione. Nel 1962, risolti i problemi, la produzione è ripresa. E’ a questo punto che l’Unione Sovietica ha cessato l’assistenza obbligando i cinesi a ripartire da zero. I test sono ripresi nel 1963 con il lancio di 20 missili e l’abbattimento di due soli bersagli L-17. Nel 1964 il missile ha terminato i test ed è entrato in produzione l’anno seguente come PL-1. Lungo 2,5 metri, con un diametro di 20 cm, pesava 83 kg. Raggiungeva Mach 2,5 con un raggio d’azione di 6 km e una quota operativa tra 2500 e 16500 metri. Come tutte le armi a fascio direttore, era impreciso ed utilizzabile solo contro bombardieri grandi e poco manovrabili. Ha armato i caccia J-5 e J-6. PL-2 Nel 1962 la Cina ha ricevuto i MiG-21F armati con gli R-3S. Un accordo siglato l’anno dopo prevedeva la produzione su licenza del missile come PL-2. Nel 1964 è stata incaricata della produzione la Fabbrica Macchinari a Xi'an. A metà del 1966, il primo lotto di 18 missili è stato assemblato e provato. Dopo due serie di lanci, a marzo 1967 con 19 missili e a maggio con 22, il PL-2 ha ricevuto la certificazione ed è entrato in produzione di serie. E’ stato impiegato per la prima volta in combattimento nel marzo del 1966, quando un missile PL-2, dei due lanciati da un caccia J-7, ancora sperimentali, ha centrato un AQM-34N Firebee americano. Il primo PL-2 era lungo 2,84 metri con 61 cm di apertura alare e un peso di 75,3 kg. In grado di raggiungere Mach 2,2 ad alta quota, aveva un raggio d’azione tra 1,5 e 7,6 km. La quota d’impiego variava tra 300 e 15000 metri. PL-2A: nel 1967 l’Istituto 607 a Luoyang ha iniziato lo sviluppo di una versione migliorata, costruita dalla Fabbrica Motori Aeronautici Zhuzhou e dalla Fabbrica Macchinari Xi'an Dongfang. La “Rivoluzione Culturale” ha ritardato le prove, e solo nel 1970 il missile è stato adottato. Ma non ha risposto alle specifiche per problemi tecnici e nel 1978 ne è stata interrotta la produzione. Lungo 2,5 metri, pesava 60 kg. Il raggio d’azione era invariato ma la quota massima saliva a 21000 metri. PL-2B : i primi PL-2 non erano in grado di distinguere il calore del motore dal sole o dal riflesso delle nubi, la spoletta ottica esplodeva prematuramente, il raggio d’azione era scarso e la guida imprecisa. Così Nel 1975 è partito il progetto del PL-2B nella Fabbrica 202 ad Hanzhong. Alla fine del 1979 era pronto il nuovo sensore, più sensibile (InPb raffreddato ad azoto) ed una migliore spoletta ottica. L’elettronica era migliorata. Nel 1980 i primi 20 PL-2B hanno iniziato i test, coi soliti problemi di scoppio prematuro. Risolti i quali, nell’ottobre 1981, il missile è stato certificato per l’uso. Condivide il 60 % dei componenti dei precedenti PL-2 ed è simile esteriormente all’AIM-9E. Lungo 3 metri, con un diametro di 12,7 cm, ha una apertura alare di 53 cm e pesa 76 kg. Il motore ha una spinta di 2720 kg. Ed aumenta la velocità a 2,5 Mach (1,6 a bassa quota). Può virare a 11 g. Il raggio d’azione massimo varia tra 6 e 10 km, ma quello efficace non supera i 3-4. Quello minimo è di 1300 metri. La quota d’impiego è di 21,5 km. Il missile può attaccare bersagli solo nel settore posteriore, in un arco molto limitato. La spoletta IR attiva la testata di 11,3 kg a frammentazione. Ulteriori modelli sono forse rimasti allo stato di prototipi. Il PL-2-519, lungo 2,9 metri, pesava 153 kg. L’autonomia era tra un minimo di 2,7 ed un massimo di 6 km. La quota d’uso era tra 500 e 21000 metri. Si parla anche di un PL-2-15 (67 kg, 2,15 metri, quota 23000 metri) e di un PL-2-J72 (53 kg, 2,8 metri, quota 21000 metri). Operativo sui caccia J-5, J-6, J-7, J-8, J-8II e Q-5, è stato l’arma aria-aria standard per tutti gli anni ’70 e fino ai primi anni ’80. E’ stato esportato in Albania, Bangladesh, Burma (Myanmar), Iran, Iraq, Pakistan, Sri Lanka, Sudan, Tanzania e Zimbabwe. PL-3 Nel 1965 erano intanto partiti i lavori sul nuovo PL-3, interamente di progettazione cinese, sviluppato dall’Istituto di ricerca 612 e dalla Fabbrica 331. Anche in questo caso la “Rivoluzione Culturale” ha fermato il progresso del programma. Dopo un lotto di 20 missili completati nel 1968 ed altri 30 nel 1969, sono iniziati i test, proseguiti fino al 1974. Si sono manifestati subito problemi di eccessivo riscaldamento aerodinamico, scarsa robustezza della sezione motore e prematura attivazione della spoletta. Solo nel 1974 è stato colpito il primo bersaglio. Dopo aver rivisto i circuiti elettronici e migliorato il sistema di controllo della spoletta, i test sono ripresi, fino al 1979, data nella quale i lanci da J-8 si sono finalmente svolti con successo. Il missile è entrato in servizio nel 1980. La prima serie di 50 missili è stata fornita nel 1981. Durante le valutazioni si è scoperto, però, che il PL-3 non presentava progressi significativi e i pochi miglioramenti potevano essere incorporati nel già presente PL-2. Così il programma è stato interrotto nel 1983. Il PL-3 aveva superfici di controllo più grandi per migliorare la manovrabilità ad alta quota, nuovi rolleron più efficaci e testata maggiorata con migliore spoletta. Più veloce, aveva maggior raggio d’azione e superiore precisione. Il sensore era invariato. Lungo 3 metri, con un diametro di 13,5 cm, aveva una apertura alare di 61 cm e pesava 82 kg (altre fonti riportano 93 kg). Raggiungeva una velocità di 2,5 Mach ed un raggio d’azione massimo efficace di 3-4 km. La testata a frammentazione pesava 13,5 kg. La serie PL-2/3 ha ricevuto il codice NATO CAA-1. PL-4 Il programma PL-4 è iniziato nel 1966, come armamento primario del caccia J-9, poi cancellato, e di altri velivoli. Lo sviluppo del missile, basato sull’AIM-7D fornito alla Cina dal Nord Vietnam, è stato affidato all’Istituto di ricerca 612. La propulsione era compito della Zhuzhou (già Fabbrica 331). Due mesi dopo l’inizio del progetto, la Rivoluzione Culturale ha interrotto il programma, ripreso solo nel 1979 assieme ad una variante anti-radar. Completato lo sviluppo del motore, nel 1980 sono terminati i test a terra. Seguendo la pratica russa di sviluppare due sistemi di guida per lo stesso missile, il PL-4 è stato realizzato nelle varianti PL-4A (SARH) e PL-4B (IR). Il motore è lo Harbin FG-101, impiegato anche dal derivato anti-radar Fenglei-7. PL-4A: nel 1984 il primo lotto è stato inviato alle forze armate per le valutazioni. Benché il missile avesse rispettato le specifiche, le stesse erano vecchie di quasi venti anni e conseguentemente le prestazioni erano modeste. Negli anni ’80 la breve cooperazione con gli Stati Uniti (project Peace Pearl) prevedeva l’aggiornamento degli J-8 con radar americani e missili AIM-7, rendendo superfluo il PL-4. La Cina stava inoltre negoziando con l’Italia l’acquisto del missile Aspide. Tutto questo ha portato alla decisione di annullare il programma. Lungo 3,23 metri, con un diametro di 19 cm ed un peso di 150 kg, il PL-4A volava a 2,25 Mach con un raggio d’azione di 18 km ed una quota operativa tra 30 e 21000 metri. La testata di 30 kg era attivata da una spoletta di prossimità e da una ad impatto. Diverse fonti riportano 40 g in manovra, valore poco credibile. PL-4B: progettato subito dopo il PL-4A, ha iniziato le valutazioni per primo. Il sensore infrarosso è direttamente derivato da quello del PL-2, il che spiega la rapidità dello sviluppo. La logistica era semplificata e i costi inferiori rispetto alla variante SARH. Era lievemente più corto, 3,13 metri e leggero, 148 kg. Le valutazioni hanno dimostrato che le prestazioni non erano soddisfacenti. Il raggio d’azione era modesto, solo 8 km, simile a quello delle armi già presenti. Il missile ha così seguito la sorte del PL-4A. Entrambi sono stati cancellati nel 1985. PL-5 Il progetto del PL-5, derivato dal PL-2, è iniziato nel 1966, presso l’istituto 607 a Luoyang (altre fonti riportano il 612 o ancora la Fabbrica 202 Hanzhong Nanfeng). Lo studio dei missili AIM-9D/E inesplosi, recuperati nel Vietnam, ha permesso un progresso sostanziale. I test sono stati avviati tra il 1967 e il 1971. Anche in questo caso erano previste due varianti con guide differenti: il PL-5A a guida radar semiattiva (SARH) ed il PL-5B all’infrarosso. PL-5A: il primo test in volo del nuovo missile è avvenuto nel 1971. L’anno dopo sono iniziate le prove a fuoco, ma la “Rivoluzione Culturale” ha ritardato la produzione, lo sviluppo e i test. I lavori sono ripresi solo nel 1982 e il 2° lotto è stato completato. Equivalente al K-13R, il PL-5A aveva un motore più potente ed un sensore più sensibile. Ma i test hanno dimostrato che la variante non era adeguata e i tagli di bilancio hanno portato alla cancellazione nel 1983. Lungo 3,23 metri, il PL-5A pesava 150 kg. Il raggio d’azione era di soli 10 km con una quota operativa tra i 1000 e i 18000 metri. Probabilmente la testata era di 30 kg. PL-5B: la versione all’infrarosso ha subito gli stessi ritardi e ha dato problemi di prematura attivazione della spoletta, problema poi risolto. Nel 1985 è iniziata la produzione con le consegne l’anno dopo, per rimpiazzare i PL-2. Lungo 3,13 metri, con un diametro di 12,7 cm ed una apertura alle alette maggiori di 65,7 cm, pesa 85 kg (altre fonti danno 148 kg). Raggiunge 1,5-2,2 Mach con un raggio d’azione massimo di 16 km e minimo di 1300 metri. I limiti di quota sono 500-21500 metri. Il sensore è derivato da quello dell’R-13, raffreddato con aria compressa, ed offre migliori prestazioni e resistenza al clutter ambientale, purchè il lancio avvenga ad almeno 16° dal sole. Può manovrare a 21 g. Simile esteriormente all’AIM-9L, ha in realtà la tecnologia di un AIM-9G nella cellula di un R-3S. La caratteristica più importante è la possibilità di lancio fuori asse di 30°. Di fronte tuttavia non è utilizzabile, per l’insufficiente sensibilità del sensore. Sono disponibili due testate, entrambe di 6 kg: a frammentazione con spoletta di prossimità IR e “continuous rod” con spoletta radar. Il raggio letale è di 10 metri. PL-5C: studiato nel 1991, ha visto le prime consegne nel 1999. Identico in peso, dimensioni, prestazioni e testata, è più manovrabile (30 g). E’ comparabile all’AIM-9H. PL-5E: negli anni ’90 la Cina ha iniziato la realizzazione di un missile di capacità pari all’AIM-9L, entrato in servizio forse nel 2002. Lungo 2,89 metri, con un diametro di 12,7 cm, ha una apertura alare di 61,7 cm e pesa 83 kg. La cellula presenta alette a doppio delta ed un nuovo sensore “all aspect” all’antimoniuro di indio (InSb) raffreddato a gas, operante sui 4 micron, con “aggancio” in un arco di +/-25° prima del lancio e +/-40° subito dopo. Più veloce, 2,5 Mach e manovrabile, 40 g, ha un raggio d’azione di 16-18 km e minimo di 500 metri. La testata è di 9 kg, attivata da una spoletta di prossimità laser. Si sospetta che il sensore sia stato “copiato” da quello dell’AIM-9L. PL-5E-II: variante più recente, ha un sensore migliorato multielemento a due bande con migliori IRCCM. La quota operativa è tra 0 e 20000 metri. Per la sua leggerezza e le minori dimensioni è ancora impiegato al posto del PL-8, sui vari J-7, J-8, JH-7, Q-5, JF-17 e sugli elicotteri. Ha avuto un buon successo, con vendite a Bangladesh, Birmania, Myanmar, Egitto, Iran, Irak, Corea del Nord, Pakistan (900 PL-5E e 310 PL-5EII), Sri Lanka, Sudan, Tanzania, Venezuela (100 PL-5E) e Zimbabwe. Continua...
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Avevo già notato che gli articoli di Analisi Difesa tendevano al sensazionalismo più che al mantenimento di una posizione obbiettiva. E quest’ultimo lo conferma. In sostanza il “succo” dell’articolo è soltanto uno: il costo elevato dei velivoli stealth, non più giustificato dopo la fine della Guerra Fredda. Il compito degli F-117 era la penetrazione silenziosa nel dispositivo avversario e la distruzione dei punti “vitali” per consentire ai cacciabombardieri “tradizionali” di effettuare le missioni di interdizione. Il primo aereo stealth non aveva un carico bellico notevole, non poteva affrontare un duello ravvicinato e non era neppure veloce. La sostituzione di tutti gli aerei d’attacco con F-117 non è mai stata, quindi, una opzione praticabile. L’abbattimento dell’F-117 è stato il frutto di una “trappola” ben congegnata, di un “buco” nella copertura ECM e della mancata osservanza delle norme di segretezza che avrebbero altrimenti garantito un attacco sicuro. Il B-1 era destinato a prendere il posto dei B-52, con 240 esemplari poi ridotti a 100. Il B-52 attuale non ha alcuna possibilità di successo contro le difese moderne. Al contrario del B-1, nonostante tutte le critiche mosse ai suoi sistemi di autodifesa. L’impiego in missioni convenzionali non è un ripiego, è una necessità. Forse l’autore avrebbe preferito un attacco nucleare ? Prestazioni stealth discutibili ? Aver ridotto la traccia ad 1 metro quadrato non sembra un risultato mediocre. Il B-2 avrebbe dovuto essere prodotto in 132 esemplari ad un costo non troppo differente da quello del B-1 (300 milioni di $). Spalmando le spese di ricerca, sviluppo e produzione su soli 21 esemplari era inevitabile un lievitamento del costo finale per apparecchio. Ma la produzione di soli 50 esemplari in più avrebbe ridotto il prezzo a 500 milioni di $ per aereo. E il B-2 è ancora oggi considerato l’unico aereo in grado di penetrare qualunque sistema avversario. L’F-22 è stato fabbricato in numero modesto. Così molti F-15 dovranno restare in servizio. Questa, alla luce delle considerazioni fatte da Analisi Difesa, sembra una scelta logica. Il clima è cambiato. 180 F-22 potrebbero bastare. Quindi la critica è fuori luogo. E l’F-22 attuale è ben diverso dal prototipo YF-22: lo supera sotto ogni aspetto. E i milioni di $ andrebbero confrontati a valori attuali. L’autore conosce forse il costo di un F-18E, di un Typhoon o di un semplice B-747 ? L’F-35 non è uno stealth “completo”. Privilegia il settore frontale. E allora ? Una soluzione volta a creare un ottimo sostituto per gli F-16 e, in questo caso, con moltissimi esemplari previsti. Ma il costo ? Ora è elevato, è normale. Attendiamo di conoscere quello finale, dopo i primi 1000 prodotti. Capacità limitate ? Caratteristiche misere ? Le prestazioni definitive dell’F-35 sono ancora da verificare. E’ presto per spingersi così avanti. Le prove di accelerazione, manovra e così via, sono eseguite con l’aereo completo di carico bellico interno. Provate a confrontarle con un F-16 con due bombe da 907 kg all’esterno…E il motore è stato spinto “al banco” a valori già molto più elevati, sintomo di una quasi sicura crescita futura. E strano che l’autore abbia dimenticato due veri fallimenti: l’A-12 e l’RAH-66. Il primo è stato sospeso per sforamento incontrollabile dei costi, il secondo perché troppo avanzato e senza una vera “collocazione”. Se la stessa cosa non è ancora avvenuta con l’F-35, un motivo ci sarà. Se il Lightning non supererà le prove o i costi lieviteranno ancora, la sua cancellazione è inevitabile. Se questo non avverrà, Analisi Difesa scriverà un articolo sul perché ne sono stati acquistati 4000.
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Sukhoi Su-57 - discussione ufficiale
Gian Vito ha risposto a AlfaAndOmega86 nella discussione Caccia
I valori della traccia radar pubblicati riguardano esclusivamente l’arco frontale. Ma la RCS varia moltissimo spostando, anche di pochi gradi, l’angolo di “aspetto”. Ecco un esempio reale, non una stima (MiG-21): E’ chiaro che un velivolo come il T-50 può risultare molto più “evidente” se osservato in altri settori. Potrà apparire frontalmente poco visibile ad un caccia nemico ma magari non al suo gregario, distanziato lateralmente di alcuni km… -
Sukhoi Su-57 - discussione ufficiale
Gian Vito ha risposto a AlfaAndOmega86 nella discussione Caccia
Esatto. Con le molle. Anche perché lo stesso dato, 1/40 della traccia radar del Flanker, è stato da alcuni interpretato in modo differente. Quale Flanker ? Gli ultimi esemplari prodotti hanno già una RCS ridotta, grazie a vernici e materiali RAM. Ecco che 1/40 di, poniamo, 1-2 metri quadrati sembra un valore più credibile. Se la traccia del T-50 fosse di 0,5 metri quadrati, non si potrebbe certamente parlare di “stealth”. Saremmo al livello dei vari Gripen, Rafale, Typhoon, F-18E. Anzi, per l’F-18E si parla già di 0,1 metri quadrati. E che dire di affermazioni come questa: Alexander Davidenko, Chief Designer of the PAK FA at the Sukhoi design bureau, says that the radar cross section of previous generation aircraft, for example the Su-27, amounts to 12 square metres, and the american F-22- some 0,3-0,4 square metres. The PAK FA will be in this respect “not worse than the F-22, but close to it”, says Davidenko. Meaning that the radar cross section of the PAK FA will be at least 30 times smaller than that of the Su-27. Che da un lato sembra confermare una traccia non proprio ridottissima, dall’altro attribuisce all’F-22 una traccia “altina”. La verità è che in questo settore si sente proprio di tutto. La traccia del B-52 ? 100 metri quadrati. Quella del B-1A ? 10. Del B-1B ? 1 metro quadrato e così via. E nessuno nota che si parla solo di “ordini di grandezza”. Il resto è frutto di stime più o meno accurate o dichiarazioni delle ditte (F-22 e B-2: 1 cmq, F-35: 10 cmq), ad uso e consumo dei giornalisti del settore. Ma la traccia radar “vera” si trova solo in pochi documenti “declassificati”. Si scopre così che la RCS degli A-12 era attorno a 2 metri quadrati. Quella di un B-47 ? 13 metri quadrati. Quella di un bombardiere come il B-52 tra 20 e 40 metri quadrati per la maggior parte delle frequenze sopra la VHF. -
Yakovlev Yak28 Brewer e Firebar
Gian Vito ha risposto a tomcatMaic98 nella discussione Bombardieri & Attacco al suolo
In un mio vecchio articolo ho trattato la variante per guerra elettronica: http://www.aereimilitari.org/forum/topic/14194-velivoli-tattici-ew-sovietici/ Penso potrebbe interessarti. -
E' simile a quello che era il servizio di leva occidentale, nulla di drammatico (a parte la Siberia). La durata della leva è più lunga. Era, se ben ricordo, di due anni nell'esercito o tre nella marina, ma non sono aggiornato al riguardo. Il nonnismo era una drammatica realtà ma anche lì, dopo numerosissimi suicidi e morti "sospette", le cose sono cambiate. Comportamenti brutali, violenze gratuite e punizioni esemplari sembra siano ancora presenti nei corpi speciali, ma anche qui l'occidente non ne è esente...
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Molniya-Vympel R-73 (AA-11 Archer)
Gian Vito ha risposto a Gian Vito nella discussione Armi aria-aria
L’aviazione russa ha scelto l’RVV-MD come futuro missile a corto raggio, a seguito di un confronto con i progetti K-30 e Lucs Gran (ucraino). Sarà adottato come R-74 e presenterà capacità simili ai vari AIM-9X, ASRAAM e Iris-T. -
Vympel R-77 (AA-12 Adder) - discussione ufficiale
Gian Vito ha risposto a admin nella discussione Armi aria-aria
La risposta è nella domanda. Certamente. Con i suoi pariclasse. Solo che lo sviluppo ulteriore dell’R-77 ha accumulato notevole ritardo ed ora il missile originale risulta inferiore ai modelli più recenti occidentali, come l’AIM-120D o il Meteor. -
F-16 Fighting Falcon - discussione ufficiale
Gian Vito ha risposto a Dark Angel nella discussione Caccia
E secondo te perchè ho scritto "simulati" ? Il momento del lancio viene registrato dai sensori sui velivoli e a terra. In base alla posizione relativa, alla velocità, rotta, manovre in corso, distanza, ecc. ecc. , i computer calcolano la probabilità d'impatto. Questo per dirla in termini semplici. -
F-16 Fighting Falcon - discussione ufficiale
Gian Vito ha risposto a Dark Angel nella discussione Caccia
Un articolo apparso su “Aranysas”(rivista ungherese), proprio questo mese, parla dei risultati ottenuti nelle esercitazioni dai MiG-29 polacchi contro gli F-16 tra il 2008 e il 2009. Durante uno di questi “duelli” , 2 F-16 hanno affrontato 4 MiG-29. Lo scontro è avvenuto sul medio raggio con il lancio di missili R-27 ed AIM-120 simulati. Sorpresa : con tattiche adeguate entrambe le parti hanno subito perdite. Ulteriori “scontri” hanno dimostrato che i missili R-27, seppur vulnerabili alle ECM e alle manovre “beaming”, si sono rivelati molto più efficaci di quanto ritenuto. E i missili AMRAAM non sempre miracolosi. Solo quando sono intervenuti gli E-3 in appoggio agli F-16, i combattimenti non hanno lasciato scampo ai MiG-29. I piloti degli F-16 hanno chiarito che non disponevano, a quel tempo, di disturbatori attivi interni. P.S. : la sottolineatura non è mia, è apparsa dal nulla...Misteri di internet. -
Mitsubishi AAM-1/2/3/4/5 Subito dopo la guerra, la ricostituita aeronautica giapponese (Japan Air Self-Defense Force) è stata riequipaggiata con materiale americano. Agli F-86D armati di razzi aria-aria non guidati, alla fine degli anni ’50, sono presto seguiti gli F-104J, con i missili AIM-9B. Il Sidewinder è stato fornito, successivamente, in versioni via via migliorate. Il governo giapponese ha subito intrapreso la strada della produzione in proprio di molti modelli di missili, all’inizio su licenza, per potersi rendere indipendente dal punto di vista tecnologico. AAM-1 (type 69) Gli studi per un missile di produzione totalmente nazionale sono iniziati nel 1960. Nel 1969 sulla base dell’AIM-9E, prodotto su licenza, è iniziata la produzione del Mitsubishi AAM-1 (Air-to-Air Missile 1), che tra il 1969 ed il 1972 è stato prodotto in poco più di 400 esemplari. Lungo 2,6 metri, pesava 70 kg. Di configurazione simile al Sidewinder, era impiegabile solo con tempo buono, entro un raggio di 7 km. E’ stato adottato sugli F-86F, F-104J ed F-1. AAM-2 Sulla base delle esperienze accumulate con l’AAM-1, nel 1972 è stato autorizzato lo sviluppo di un AAM-1 migliorato, con sensore NEC (Nippon Electric) di tipo “all aspect”. Ma gli esperimenti e le prove del nuovo AAM-2 sono proseguiti a rilento, con una prima serie di 40 missili fabbricata nel 1976. Il programma è stato interrotto nel 1977, dopo aver prodotto altri 20 pezzi e contemporaneamente l’aviazione ha ordinato il tipo corrente più avanzato, l’AIM-9L, poi prodotto su licenza dal 1981 dalla MHI (Mitsubishi Heavy Industries), assieme agli AIM-7 E ed F. I militari non erano soddisfatti delle capacità di questi missili e hanno richiesto un progetto decisamente più avanzato. AAM-3 (type 90) Per vedere un missile di produzione nazionale costruito su larga scala, si è dovuto attendere molto tempo. Il progetto è iniziato nel 1974 nell’istituto di ricerca TRDI (Technical Research and Development Institute) e al lavoro si è associata la Mitsubishi. L’obbiettivo era creare un missile superiore all’AIM-9L, per poterlo sostituire, cosa non facile poichè il missile americano, negli anni ’90, era la migliore arma sul mercato. La base di partenza era naturalmente il Sidewinder, perchè l’XAAM-3 avrebbe dovuto impiegare gli stessi binari di lancio, senza richiedere modifiche ai previsti vettori. Nel 1978 si sono provati tre modelli diversi. Si è dovuto attendere il 1981 per lo sviluppo iniziale ed il 1986 per il prototipo definitivo. Sono stati presi in considerazione anche sensori radar e IR/TV, poi abbandonati. I primi esemplari hanno affrontato 18 test sugli F-4EJ e sugli F-15J nel 1989, la gran parte conclusasi con successo. I test sono terminati all’inizio del 1990. Nello stesso anno la Japan Air Self Defense Force ha ordinato il primo lotto di 400 AAM-3. Le consegne sono iniziate nel 1991 e due anni dopo il missile è stato adottato ufficialmente per armare gli F-4EJ , gli F-15J e gli F-2 in sviluppo. L’AAM-3 è lungo 2,8 metri, ha un diametro di 12,7 cm e pesa 91 kg. Le alette hanno una apertura di 64 cm. Il loro movimento avviene, probabilmente, tramitre un gasgeneratore a pressione, poichè non c’è sufficiente spazio per alloggiare aria compressa. Le alette in coda non hanno “rolleron” per la stabilità in rollio. Il missile, probabilmente, è stabilizzato per rotazione. I canard hanno freccia composta, con un vistoso “dente di cane”, per produrre flussi d’aria turbolenta sulle superfici, aumentando la manovrabilità. Le alette in coda sono di dimensioni ridotte rispetto all’AIM-9. L’AAM-3 è considerato superiore all’AIM-9M, con miglior velocità di virata, migliori IRCCM e ottime capacità “off-boresight”, dichiarate tre volte superiori. Molto manovrabile, ha una “zona senza scampo” superiore a quella del Sidewinder, anche contro bersagli supersonici, con maggior probabilità di colpire. Il motore è a propellente solido e permette 2,5-3 Mach, secondo la velocità di lancio, ed una portata di 13 km. Il sensore è un “all aspect” a due bande IR/UV, sviluppato dalla NEC (Nippon Electric Corporation), difficilmente disturbabile da esche. Il sensore è raffreddato con azoto o argon, tramite un piccolo serbatoio dietro le alette. Ha una maggior velocità di scansione rispetto al rivale. La testata Komatsu Corporation ad alto eplosivo/frammentazione è di 15 kg, attivata da una spoletta di prossimità laser prodotta dalla NEC. Il missile ha un prezzo unitario di 267000 $, a causa della scarsa produzione annuale. Fino al 2009 sono stati prodotti 5223 AAM-3. La produzione è terminata ma il missile è ancora in servizio. AAM-4 (type 99) Alla fine degli anni ‘80 sono iniziati i passi per sostituire i superati AIM-7. Per rispondere all’esigenza non si è scelta la via più facile ma si è deciso nuovamente lo sviluppo in proprio, in totale segretezza. Così il mondo, solo recentemente, ha appreso che il Giappone era tra i pochi paesi capaci di realizzare missili a guida radar attiva. Lo sviluppo è partito nel 1994. Il primo test dell’XAAM-4 è avvenuto nel 1995, con lancio da terra. Nel 1998-99 è stato firmato il contratto per i primi 50 esemplari per i test e per 50 missili di preserie. La capacità operativa iniziale (IOC) è slittata al 2007 quando è stato armato il primo reparto di F-15J. L’AAM-4 è simile all’AIM-120, ma il diametro è maggiore, cosa che dovrebbe assicurare una spinta superiore. Misure e peso sono determinati dal trasporto tangenziale sugli F-15J. Lungo 3,67 metri, ha un diametro di 20,3 cm ed una apertura alare di 80 cm. Il peso è di 222 kg. Anche la forma delle alette ricorda il missile americano ma non si può parlare di copia, per il semplice motivo che il giappone non aveva alcun AMRAAM al tempo dello sviluppo. Il motore è bistadio ed assicura una punta massima di 4-5 Mach, a seconda della quota e velocità di lancio, ed un raggio d’azione di 100 km in condizioni ideali. Per i lanci a lunga distanza impiega un profilo “loft”. Accanto al radar attivo ad alta potenza, l’AAM-4 ha sistema inerziale di navigazione a laser con aggiornamento via data-link a metà traiettoria. Ha capacità multibersaglio ed efficaci sistemi ECCM. La spoletta è radar attiva e la testata è di tipo “adattativo”, in grado di regolare lo scoppio secondo il tipo di bersaglio e la direzione d’impatto. Non si può escludere, che i giapponesi abbiano incontrato seri problemi tecnici, poichè programmi simili in altri paesi hanno superato il budget e fatto slittare i tempi della produzione in serie. E’ un fatto che nel 2002 il Giappone ha ordinato una prima fornitura di AIM-120, anche per maggior sicurezza in caso di insuccesso. AAM-4B Derivato dal precedente, con l’obbiettivo di surclassare l’AA-12 Adder, presenta molte innovazioni, la principale delle quali è la presenza, per la prima volta al mondo, di un sensore radar AESA. Il nuovo sensore permette un miglior rilevamento di bersagli stealth ed è immune alle virate “zero Doppler”. Il missile può entrare in guida autonoma in un raggio del 40 % superiore a quello dell’AIM-120B, grazie all’aumento di potenza reso possibile dall’AESA. L’AAM-4B ha un raggio d’azione massimo aumentato a 120 km e un data-link migliorato. Il missile è paragonabile all’AIM-120C7 ma è difficile valutarne l’elettronica, pur essendo il Giappone ai vertici nel settore. Lo sviluppo è terminato con successo. L’AAM-4B sarà abbinato agli F-15J e a 60 caccia F-2 aggiornati col nuovo radar J/APG-2. Il missile sostituirà gli AIM-7F/M, ancora in produzione nel 2010. Si sta pensando ad una futura variante con ramjet. AAM-5 (type 04) La TRDI e la Mitsubishi hanno iniziato le ricerche sul nuovo XAAM-5 nel 1991. Era prevista la realizzazione del primo prototipo nel 1993, con la preserie nel 1994. Invece, ancora nel 1995, erano in corso gli studi preliminari. Lo sviluppo su larga scala è iniziato nel 1998 con i test in volo su di un F-15J nel 2001. Le prime consegne sono avvenute nel 2004. Il missile sembrava essere entrato in servizio nel 2006 ma il Jane’s, l’anno dopo, lo riportava ancora come prototipo. Solo nel 2008 il missile è stato finalmente adottato ufficialmente. L’AAM-5 è lungo 2,86 metri con un diametro di 12,7 cm. Ha una apertura alare di 44 cm e pesa 83,9 kg. Somiglia all’IRIS-T, con strake per generare portanza ad alti angoli d’attacco. E’ compatibile coi normali binari di lancio. Combina comandi aerodinamici e spinta vettoriale (thrust vectoring) per ottenere grande manovrabilità a corto raggio. Il motore accelera il missile a oltre Mach 3. Il raggio d’azione balistico è stimato in 35 km. Quello efficace è probabilmente la metà. Il sensore è un NEC ad immagine termica (IIR), con capacità “off boresight” di oltre 60° e capacità di “aggancio” a lungo raggio. Come nei rilevatori occidentali similari, la resistenza ai flare e alle esche è elevatissima. L’AAM-5 ha possibilità di “aggancio” anche dopo il lancio (LOAL mode). Dell' AAM-5 esiste una variante KAI, con miglioramenti al sensore, durata di raffreddamento estesa ed ancor migliori IRCCM (AAM-5B). Per poterne utilizzare al meglio le capacità è indispensabile un casco di puntamento, per il quale la Japan Defence Agency (JDA) ha interpellato la Elbit, la GEC-Marconi e la Sextant Avionique. Oltre 2300 AAM-5 sono stati completati entro il 2009, ad un costo valutato tra 190000 e 250000 $. E’ prevista la produzione di ulteriori 3500 pezzi dal 2010 al 2019. Nonostante le pressioni da parte degli Stati Uniti per ordinare più AIM-120 e la proposta di adozione dell’AIM-9X, il Giappone intende continuare la produzione propria assieme all’acquisto di missili all’estero. I missili giapponesi non sono stati mai esportati per i limiti imposti dalla costituzione giapponese.
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Identificazione Aerei Seconda Guerra Mondiale
Gian Vito ha risposto a Piacentine nella discussione Velivoli Storici
Azzardo: Macchi M41bis -
Northrop SM-62A Snark
Gian Vito ha risposto a Gian Vito nella discussione Armi superficie-superficie
Non c’è nulla che indichi una diversa modalità. Ma la W-39 aveva due diverse spolette, è possibile che a bassa quota la barometrica venisse disattivata subentrando quella ad impatto. Si potrebbe allora immaginare una semplice “caduta”sul bersaglio da 150 metri di quota. Oppure una esplosione con lo Snark in volo orizzontale. Non ho nulla, però, a supporto di queste due ipotesi. -
Northrop SM-62A Snark
Gian Vito ha risposto a Gian Vito nella discussione Armi superficie-superficie
Devo intanto ringraziare Pinto che continua a fornire materiale prezioso ad integrazione del mio articolo e con molti dati interessanti. L’argomento “traccia radar” è sempre sensibile e le stime variano anche in modo notevole. In parte, lo abbiamo detto più volte, ciò è dovuto alle diverse fonti, spesso in disaccordo. In parte è invece un fenomeno fisico, al variare della frequenza varia la traccia radar. La RCS del B-52 è variamente stimata tra 40 e 100 metri quadrati, ma un documento dell’USAF parla di 36 metri quadrati. Non è detto che 100 sia un valore errato. Forse ad una certa frequenza il valore è corretto. I missili generalmente hanno una traccia radar limitata. La mancanza di un “radome” anteriore, trasparente alle onde radar, aiuta enormemente a ridurre la traccia. I missili non hanno la cabina di pilotaggio, le prese d’aria, se presenti, sono contenute al massimo. Le superfici alari sono limitate. Una cosa del tutto irrilevante e la dimensione fisica del velivolo. Un Cessna ha una traccia di 2 metri quadrati, il doppio di quella del B-1. Un AGM-86 ha una traccia radar di 0,1 metri quadrati. Un AS-4 Kitchen arriva a 0,5 metri quadrati. Le proprietà stealth di velivoli e missili non sono una novità. Alle volte sono state scoperte per caso. Basta ricordare il caso dell’XB-35 o dello stesso Snark. Nessuno si sognerebbe di definire “stealth” un F-105: eppure, in fase di atterraggio, non era insolito veder scomparire temporaneamente dagli schermi radar anche il Thunderchief ! I pezzi postati da Pinto parlano di pannelli in magnesio per il rivestimento alare, smentendo o circoscrivendo le voci sull’impiego di plastica per le ali. Poco cambia: la traccia dello Snark era molto limitata. Prendendo per vera la stima (1/20 del B-52) siamo a 2 metri quadrati. Mi lascia interdetto la portata di scoperta sui radar sovietici (10 miglia, 16 km), anche se la frase specifica il volo terminale a bassa quota. In molti casi si parla di testata da 20 Mt. Era la potenza effettivamente prevista ma non posso che confermare la potenza inferiore: 3,8 Mt. Le testate previste per lo Snark sono state moltissime, tutte via via abbandonate, con l’eccezione della W-39. Gli americani erano in grado di localizzare con discreta precisione i bersagli in territorio sovietico nonostante in molti casi questi fossero “truccati”, tanto da non apparire sugli schermi radar dei bombardieri. Agli equipaggi dei B-52 venivano fornite mappe-radar simulate, con “falsi scopi” da utilizzare per il puntamento. I sistemi di guida a distanza erano già piuttosto buoni nel 1960. Ma alcuni ostacoli ne avrebbero impedito l’impiego per la guida terminale: la necessità di “vedere” il bersaglio, cosa che avrebbe obbligato il bombardiere a seguire lo Snark a breve distanza o ad equipaggiarlo con una telecamera per il rinvio delle immagini e...Il disturbo radio dei segnali di guida, settore sempre molto seguito dai sovietici. Alla fine si è preferito l’impiego degli AGM-28 Hound Dog. -
Northrop SM-62A Snark
Gian Vito ha risposto a Gian Vito nella discussione Armi superficie-superficie
Grazie a tutti per gli interventi. Vedrò di rispondere alle varie questioni sollevate. La traccia radar dello Snark era molto limitata, probabilmente tra 0,5 ed 1 metro quadrato. Questo garantiva una traccia pari ad 1/100 di quella del B-52. Molto buona, tale da ridurre la portata di scoperta dei radar di avvistamento ad 1/3. Insufficiente, ma tale da ritardare, comunque, il decollo degli intercettori. La probabilità “reale” di una intercettazione da parte di un caccia era bassa, come avete giustamente rilevato. La logica mi porta a pensare che il disturbatore interno potesse operare anche prima della separazione della testata, però le fonti non lo dicono. Era importante, invece, disturbare le difese locali, proprio perchè la caduta era balistica, la testata non manovrava. I 24-32 km sono frutto dei miei calcoli (presto vedrete un articolo completo sugli effetti delle testate nucleari), basati sui test contro materiali eseguiti negli Stati Uniti e rappresentano il diametro di distruzione dei sistemi radar e contraerei avversari. E’ una stima prudente. Il raggio dell’onda d’urto è 6 volte superiore a quello della bomba di Hiroshima. L’effetto termico è persino superiore. E i sistemi radar sono allo scoperto e molto vulnerabili. Difficile invece la valutazione dell’effetto EMP, in realtà poco evidente e limitato ai primi km. Sembra una stranezza ma l’effetto è cospicuo solo per esplosioni a quote di centinaia di km. Ma lo troverete nell’articolo futuro... La testata W-39 era disponibile in due varianti, Y1 “pulita” e Y2 “sporca. Per la Y2 si parla di una potenza di 20 Mt ma le fonti sono in disaccordo sulla sua effettiva produzione. Teoricamente disponibile anche per lo Snark, non sembra sia stata mai montata. La storia dello Snark-spia, somiglia ad una leggenda metropolitana. E non vi sono prove che abbia sorvolato Cuba. Qualche fonte riferisce che i brasiliani si siano impossessati del materiale elettronico ritrovato sull’esemplare caduto. E nulla esclude che si stia parlando di un altro Snark, caduto successivamente. http://www.flightglobal.com/FlightPDFArchive/1983/1983%20-%200345.PDF Ad alimentare i sospetti è proprio l’effettivo sviluppo di una versione da ricognizione, apparentemente abbandonata, secondo qualche fonte invece realizzata convertendo negli anni ’60 gli Snark superstiti. Potenzialmente molto capace, sostituiva la testata con radar e fotocamere. Ed era più precisa, con un errore massimo di 1500 metri. Trovarla è difficile: http://www.alternatewars.com/SAC/RSM-62_Snark_CS_-_27_April_1955.pdf http://ebookbrowse.com/rsm-62-snark-sac-27-april-1955-pdf-d56011631 -
Northrop SM-62 Snark Quando si parla di missili intercontinentali sono in pochi a ricordare il primo di questi, lo Snark, e per molte ragioni. Lo Snark è sempre stato presentato come un insuccesso. Ha accumulato una serie impressionante di fallimenti nei test. Ha avuto un servizio operativo limitato. Non ha avuto successori. Non aveva, inoltre, nulla a che vedere con i missili balistici intercontinentali, trattandosi in realtà di un “missile da crociera”. Ripercorrendone la storia è possibile scoprire che, invece, grazie a questo missile si sono sviluppati nuovi sistemi di navigazione e lo Strategic Air Command ha avviato la pianificazione, l’addestramento e lo spiegamento dei primi gruppi di missili strategici. Già nel 1945, l’aviazione degli Stati Uniti aveva presentato un requisito per un missile da 960 km/h, con 8000 km d’autonomia e una testata di 907 kg. Nel 1946 la Northrop ha risposto col progetto di un subsonico a turboreattore, con autonomia di 4800 km. La proposta è stata convertita in un contratto di studio per due missili, uno subsonico e uno supersonico con raggio d’azione tra 2400 e 8000 km con testata di 2268 kg, denominati MX-775A Snark e MX-775B Boojum. Le restrizioni di bilancio avrebbero dovuto portare alla cancellazione dello Snark, ma la Northrop si era impegnata a sviluppare in soli due anni e mezzo il missile, costruendone 5000 al costo di 80000$ l’uno. La previsione si sarebbe rivelata oltremodo ottimistica, dato che si dovevano ancora sviluppare i sistemi di navigazione necessari. Nel 1947 l’USAF ha optato così per lo Snark, relegando a tempi successivi il Boojum, e gli ha assegnato la sigla SSM-A-3. Il primo volo era previsto per il 1949 ma, per ragioni tecniche, il primo lancio è avvenuto nel 1951. I test del prototipo, più piccolo e meno capace del futuro Snark, sono proseguiti per poco. L’XSSM-A-3 aveva un motore Allison J33-A-31 che avrebbe dovuto spingerlo a Mach 0,85 in crociera per 2500 km di raggio d’azione. Un DB-45 controllava in volo l’ N-25, che veniva poi recuperato. L’USAF nel frattempo aveva esteso le richieste, chiedendo un aumento del raggio d’azione e del carico bellico. Le conseguenze di questo cambio di direttive avrebbero portato quasi al fallimento l’intero progetto, con un ritardo di oltre tre anni. Per aderire alle nuove specifiche è stato sviluppato l’ N-69, inizialmente chiamato “Super Snark”, propulso da un Allison J-71 e lanciato da terra con due booster a propellente solido. La Northrop ha allungato la fusoliera, aumentato il peso ed inserito ali di maggior superficie, con “leading edge extension” per ridurre l’instabilità. http://www.youtube.com/watch?v=aaDL-piFsp0 Nel 1951, L’Air Force ha assegnato la sigla B-62. Gli iniziali XB-62, modelli N-69A/B, sono serviti a convalidare la formula aerodinamica. I test sono iniziati nel 1953. Nel 1955 le prove nella galleria del vento e in volo sul nuovo N-69C, avevano dimostrato che la prevista picchiata finale supersonica non funzionava a causa di inadeguato controllo degli elevoni. Il missile era stabile solo in volo orizzontale. L’Air Force ha accettato una modifica che comportava il distacco della testata, che avrebbe proseguito su traiettoria balistica. Nel 1955 il nuovo sistema di designazione ha mutato la sigla da XB-62 in XSM-62. Il motore J-71 consumava più del previsto ed è stato sostituito con il Pratt & Whitney J-57 nei successivi N-69D, chiamati XSM-62A, equipaggiati con serbatoi ausiliari con 2241 litri totali. L’N-69D, con un peso a vuoto salito a 9366 kg e uno a pieno carico di 20006 kg, ha provato il sistema di guida astro-inerziale nel 1955-1956. Lo Snark era controllato da un F-89, il cui navigatore impiegava un joystick. Poteva seguire il programma per migliaia di km e poi tornare indietro alla base di partenza, aprire il parafreno e i pattini ed atterrare, per essere recuperato e riutilizzato. Subito sono apparsi problemi di affidabilità e precisione. Il primo lancio ad agosto 1953 è fallito e così i cinque successivi, iniziando una lunga serie. Ad aggravare la situazione, il primo recupero di un N-69 è avvenuto solo al 31° lancio, nel 1956, ritardando i test. Da qui la famosa battuta sulle “acque al largo di Cape Canaveral infestate dagli Snark” (per assonanza con Shark, squalo) Sempre nel 1956 è avvenuto un episodio controverso. Durante un volo programmato per 8000 km, uno Snark è uscito fuori controllo e ha virato di 45° dirigendosi sulle foreste del Brasile. Le ricerche sono risultate infruttuose. Nel 1983 un contadino ha detto d’aver trovato a nord, nella foresta, i resti di un velivolo rosso americano. Ricevuta la notizia, un aereo americano per ricerca e soccorso è partito e, dieci ore dopo, un reparto paracadutisti si è lanciato presso un vicino fiume. Altri aerei hanno portato le attrezzature tecniche richieste in Brasile, per il recupero. Un tale spiegamento di forze sembra giustificare il sospetto, avanzato da più parti, che si sia trattato della variante da ricognizione XRSM-62, ufficialmente abbandonata, caduta durante una missione su Cuba. Già nel 1951 lo Strategic Air Command (SAC) aveva nutrito i primi dubbi sull’affidabilità e sulla vulnerabilità a terra e in volo dello Snark. I siti non erano protetti. Il missile era disarmato, poco veloce e la quota di volo era insufficiente. Nel 1954 il CEP richiesto venne modificato da 450 metri a 2400, data l’imprecisione del missile ma anche la potenza delle nuove testate termonucleari. Per la stampa i vantaggi dello Snark erano evidenti: era senza equipaggio, non richiedeva cisterne volanti, era di più agevole manutenzione e sicurezza. Era veloce come un bombardiere, programmabile per compiere manovre evasive e voli bassa quota. La vulnerabilità poteva essere ridotta muovendo il missile su più siti. Ed era a basso costo: 1/20 del B-52. L’ultimo medello è stato l’N-69E, usato come prototipo dello Snark finale. I test sono partiti a metà del 1957, incluso il primo volo oltre 8000 km e si sono conclusi nel 1959. La Northrop è riuscita a ridurre il peso a vuoto di 907 kg, mentre il peso massimo è aumentato ulteriormente di 2268 kg. Le prime prove del nuovo Snark hanno rivelato la scarsa affidabilità e l’imprecisione del sistema di guida astro/inerziale. Nei voli fino a 3400 km, il CEP medio era di 32 km. Nel corso dei primi sette lanci, tra giugno 1958 e maggio 1959, solo due missili hanno raggiunto la zona bersaglio a 8000 km, e solo uno lo ha “colpito”, con un errore di 7,8 km. A onor del vero, si è presto scoperto che le mappe impiegate riportavano in posizione erronea l’isola di Ascensione, impiegata nei test. Così solo all’inizio del 1960 lo Snark ha completato le prove di guida. Gli ultimi 10 lanci di verifica hanno confermato i timori. L’affidabilità al lancio è risultata del 30%. Quella del sistema astro/inerziale non ha superato il 50% e solo un missile ha raggiunto la distanza prevista. Sono valori che impressionano ma che erano comuni a quasi tutti i sistemi d’arma del tempo. Ciò nonostante il 15 dicembre 1957, l’Air Force ha attivato il 556th Strategic Missile Squadron con 15 missili. Solo sei mesi dopo l’unità è stata sciolta. Il lancio avveniva da una rampa su rimorchio a 16 ruote da 15 t. Lo Snark poteva essere lanciato entro 60 minuti dal posizionamento. Era aerotrasportabile, diviso in 7 parti, e poteva essere trasferito ovunque dai C-124, C-132 e C-133. Le tre rampe disponibili potevano lanciare 10 missili in 12 ore. L’SM-62A, nella variante finale, era un elegante velivolo dalle dimensioni smisurate. Lungo 20,7 metri (23,1 col pitot), aveva un diametro di 1,37 metri ed una altezza di 4,57 metri. L’apertura alare era di 12,88 metri con una superficie alare di 30,56 mq. Il peso a vuoto era di 12928 kg. Il combustibile (Kerosene JP-4 o JP-5) era in fusoliera e nei due serbatoi ausiliari, per un totale di 11794 kg. Il decollo avveniva tramite due booster pesanti 5150 kg Allegany Ballistics Laboratory X-226-A3 (Aerojet General) con una spinta di 58968 kg per 4 secondi. Il peso complessivo al lancio poteva arrivare a 27655 kg. Nel volo di crociera l’SM-62A impiegava il Pratt and Whitney J-57P-71 da 5440 kg (qualche fonte riporta 6804 kg). Non era adatto a manovre acrobatiche: il limite di sicurezza era di 1,5 g. Lo Snark volava in modo caratteristico, “a muso alto”. Mancava delle superfici orizzontali di coda, e le ali, estremamente avanzate, con angolo di 45°, mancavano dei tradizionali sistemi di controllo, sostituiti con elevoni. Il sistema di guida impiegava un radar Doppler durante il lancio e la salita. In crociera invece si attivava il sistema astro-inerziale. La piattaforma inerziale Nortronics, non disturbabile, riceveva l’aggiornamento periodico tramite un collimatore astronomico (electro-optical star tracker) North American Mk.1, programmato per rilevare al sestante delle stelle preselezionate. I rilevamenti di posizione stellari venivano confrontati con quelli in memoria. La comparazione durante due rilievi forniva la correzione, tramite un computer analogico. In caso di nubi, subentrava temporaneamente il Doppler. Lo sviluppo del sistema stellare era iniziato già nel 1945. Pesante quasi 1 tonnellata il sistema funzionava, ma non a lungo. Il CEP dichiarato dalla Northrop era di 2600 metri. La guida astro-inerziale ha poi trovato impiego sugli U-2 ed SR-71. L’attacco. Quattro secondi dopo il lancio, sganciati i razzi ausiliari di decollo, lo Snark effettuava una larga virata ascendente per portarsi nella direzione del bersaglio e proseguiva poi la salita, a 940 m/m, fino a 10000 metri, dove iniziava il volo di crociera. Dopo 1000 km, sganciava i serbatoi ausiliari. La velocità media col motore “in crociera” era di 0,94 Mach. Nel corso del volo, che poteva raggiungere i 10200-10800 km, la quota aumentava progressivamente fino a toccare i 16090 metri. Dopo 10 ore di volo, il missile avrebbe raggiunto il territorio nemico. Lo Snark era in grado di “aggirare” le zone maggiormente difese, preimpostate prima del lancio, eseguendo fino a tre cambi estesi di direzione, allontanandosi lateralmente dal percorso fino a 330-550 km. In questa fase il missile presentava una certa vulnerabilità: relativamente lento, pur a quota elevata, rilasciava una lunga scia di condensazione. Però la sezione radar era limitatissima, come confermato dalle difficoltà di tracciamento incontrate nei test: le ali sembra fossero per gran parte in materiale plastico, la presa d’aria era ben carenata e la ventola non era visibile dal basso. Si può stimare la RCS in 1 metro quadrato. I grandi radar terrestri sovietici lo avrebbero rilevato con difficoltà, allertando con ritardo i caccia, che avrebbero dovuto salire fin lassù. Lo Snark era dipinto in grigio chiaro e pur essendo smisurato, frontalmente era visibile a pochi km, un attacco notturno lo avrebbe reso ancor più sfuggente. I radar sui caccia avevano prestazioni modeste ed avrebbero potuto “agganciare” il missile solo entro il raggio visivo. Poi avrebbero dovuto colpirlo coi missili K-5, del tutto inefficaci (il K-8 iniziale era poco superiore). Secondo i piani del SAC, i bersagli primari dello Snark sarebbero stati i sistemi radar e contraerei nemici, per aprire la strada ai B-52. Giunto a 900 km dall’obbiettivo, lo Snark avrebbe iniziato la fase finale d’attacco. Il profilo classico prevedeva il passaggio al regime “military” del motore, con maggior velocità di avvicinamento ed aumento della quota. Si parla di 18300 metri e 0,98 Mach anche se, in condizioni di vento in coda, qualche fonte riporta 1127 km/h (1,05 Mach). Dopo 11 ore di volo, a 15 km dal bersaglio, entro il raggio d’azione dei missili superficie-aria, lo Snark avrebbe separato la sezione anteriore, lunga 7,5 metri e pesante 2903 kg, impennandosi violentemente all’indietro, per lo spostamento del baricentro. Sugli schermi radar nemici si sarebbero materializzate improvvisamente due tracce. http://www.youtube.com/watch?v=KY20dO7Adyw La testata avrebbe spiegato tre alette per prevenire l’instabilità transonica, iniziando una lenta rotazione, seguendo una traiettoria balistica in picchiata verso l’obbiettivo ed acquistando velocità fino a 1,3-1,4 Mach. Contemporaneamente si sarebbe attivato il disturbatore radar interno e i lanciatori di chaff. La testata termonucleare W-39Y1 mod.1 Redwing da 3,8 MT ad esplosione barometrica o a impatto avrebbe colpito dopo pochi secondi, azzerando tutto il sottosuolo, con un CEP di 3,7 km. Troppi ? No, considerando che la testata avrebbe creato un buco di 24-32 km di diametro nelle difese locali. Era possibile anche l’attacco a 150 metri di quota o si poteva far arrivare il missile da una direzione inattesa. Questo avrebbe potuto rendere ancor più problematica una difesa contro il missile da crociera. Nel novembre 1959, il SAC ha chiesto la cancellazione definitiva dello Snark, ma l’USAF ha preferito mantenere un gruppo missili per acquisire una capacità intercontinentale fino all’arrivo di sufficienti ICBM. L’1 gennaio 1959, è stato attivato il 702nd Strategic Missile Wing a Presque Isle AFB nel Maine. Il primo Snark ICM era pronto al lancio nel marzo 1960 ma solo il 28 febbraio 1961 tutto il reparto era operativo con 30 missili, alloggiati in hangar. Il missile aveva raggiunto finalmente una certa affidabilità, troppo tardi però. Il 28 marzo 1961 John F. Kennedy ha deciso di radiare il missile perchè “obsoleto e di scarso valore militare" rispetto agli ICBM. Conseguentemente, nel giugno del 1961, solo quattro mesi dopo averlo dichiarato operativo, il 702nd Strategic Missile Wing è stato sciolto. E’ possibile che gli Snark siano stati poi convertiti in ricognitori. In produzione dal 1959, il missile è stato prodotto in solo 80 pezzi. Il costo dei prototipi era di 800000 $, scesi a 500000 $ per gli esemplari di serie.
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Certo. E si può trovare espressa anche in modo differente, per esempio 1:32. Può destare, invece, qualche perplessità la scelta di numeri apparentemente arbitrari nel modellismo, come 144 o 72 o, appunto 32. La motivazione è data dalla forzata conversione delle misure anglosassoni. Un inglese ragiona così: 1 pollice del mio modellino è uguale a 2 piedi e 8 pollici reali. Cioè 2,54 cm equivalgono a 81,28 cm. Allora 1 cm sarà uguale a 32 cm reali : 1/32
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Bisnovat R-8, R-98 (AA-3 Anab) Negli anni ’50 la minaccia dei bombardieri strategici americani non avrebbe potuto essere contrastata dai caccia MiG, troppo limitati e dotati di armi poco efficaci. Erano necessari veri intercettori e missili in grado di attaccare i bombardieri nemici in tutte le condizioni climatiche oltre il raggio visivo.I primi missili RS-1U (K-5) impiegati dai MiG-17PF e Yak-25K e i migliorati RS-2U (K-5M) radioguidati sui MiG-19PM e Su-9 mostravano troppi punti deboli, raggio d’azione inferiore ai 10 km, scarsa precisione e inaffidabilità della guida radio. Così nel 1954 il governo sovietico ha emesso le specifiche per un nuovo missile in grado di colpire bombardieri a tutte le quote e velocità. Il confronto ha visto il K-6 dell‘OKB-2 Grushin, il K-7 dell‘OKB-134 Toropov ed il K-8 dell‘OKB-4 Bisnovat. L’iniziale K-8 è nato alla fine del 1955. La produzione in piccola serie è iniziata nel 1956. Il missile originale (izd.24A) era lungo attorno ai 4 metri, con un diametro di 27,5 cm ed una apertura alare di 1,22 metri. Il peso era di 275 kg. Il motore era un PRD-25 monostadio con un impulso totale di 11250 kg che assicurava un raggio d’azione tra i 2 e gli 8 km. Il K-8 poteva colpire velivoli a 1600 km/h tra 5000 e 18000 metri di quota. La testata pesava 40 kg. Nel 1956 sono iniziati i primi lanci, solo con l‘autopilota APS-8-24. Successivamente sono iniziate le prove del K-8N (izd.24N) con diversi tipi di sensori infrarossi (S1-200, S1-U, S1D-58) a bordo di due Yak-25K-8 e due Yak-27K-8. I primi tiri reali sono avvenuti nel 1958 contro bombe illuminanti e due Il-28, entrambi abbattuti. Nel corso dei test, dal 1958 al 1959, sono stati lanciati 49 K-8N ad altezze tra 5000 e 13000 m. E‘ stata provata anche la spoletta ottica NOV-8F e l’autopilota avanzato APS-8-24M3. Parallelamente si sono condotti test con le varianti a guida radar, il K-8V (izd.24V) con il PARG-1VV ed il K-8D (iz.24D) con l‘RGS-8. Il K-8S (izd.24S) ha provato il sensore infrarosso S-57. Una ulteriore modifica (izd.27A), con ali modificate e quota massima aumentata a 25000 m, è stata provata nel 1958. Sebbene i test del K-8 si fossero conclusi positivamente, non è stata avviata la produzione in grande serie. Il missile funzionava abbinato al radar RP-6 Sokol-2K sugli Yak-27K, i previsti vettori, già di tecnologia sorpassata, il cui sviluppo è stato fermato. Il K-8 aveva comunque sorpassato le prestazioni sia del K-5 che dei competitori K-6 e K-7. Così nell’aprile 1958 è stato assegnato alla Bisnovat il compito di integrarlo nei più potenti Sukhoi T-47 (il futuro Su-11) dotati del radar RP-11 Oryol e sul prototipo MiG I-75F col radar Uragan-5B, velivolo quest’ultimo poi abbandonato. R-8M (AA-3A/B Anab) Lo sviluppo del K-8-2 (izd. 24-2), ufficialmente K-8M (izd.24M), è iniziato nel 1958. Le prove di compatibilità coi K-8MT a guida infrarossa sono iniziate a fine 1959, con i prototipi del Su-11. Per tutto il 1960 sono proseguiti i test contro bersagli paracadutati, palloni e velivoli teleguidati MiG-19, La-17, Il-28 e Tu-16, con l‘impiego di circa 90 missili. I collaudi si sono risolti positivamente e il K-8MT era pronto già a fine 1960. Le prove del K-8MR, invece, sono avvenute in ritardo, a causa di diversi problemi di fabbricazione dei sensori semiattivi e del maltempo, con la produzione partita solo nel 1961. Nel 1962 i missili hanno ricevuto il codice R-8M e sono entrati in servizio con i Su-11 (Fishpot-C) e gli Yak-28P (Firebar-B/C). Successivamente hanno armato i Su-15 (Flagon A/D). Il missile è stato realizzato in due versioni: R-8MR (izd. 24R) e R-8MT (izd.24T). Le versioni erano complementari: quella a guida radar era ognitempo, la variante all‘infrarosso era impiegata in caso di disturbo radar. L’R-8M ha due coppie di antenne opposte per la spoletta radar invece della coppia singola del K-8. Le antenne laterali sono oltre la coda rispetto alla coppia dorsale/ventrale. L’R-8MR (izd. 24-2V), AA-3A Anab nel codice Nato, è lungo 4,1 metri con un diametro di 27,5 cm, ha una apertura alare di 1,22 metri e pesa 275 kg. Il motore Kartukov PRD-25 monostadio ha un impulso di 11250 kg in grado di accelerare il missile a Mach 3,2 ad alta quota. Ha il sensore semiattivo a impulsi NII-648 PARG-1VV in banda I/J. Può colpire obbiettivi volanti a 1800 km/h tra 5000 e 23000 metri di quota entro un raggio di 2-12 km, solo nel settore posteriore. La spoletta radar Snegir-M (Aist-24) attiva la testata di 40 kg. L’R-8MT (izd.24-2N), AA-3B, è lungo 4 metri e pesa 260 kg. Ha il sensore infrarosso ZKB-589 S1D-58, probabilmente al solfuro di piombo (PbS), riportato alle volte come 8M-TGM. Le sue prestazioni sono equivalenti a quelle del missile a guida radar, con capacità di attacco solo in coda, in un arco di +/-30°.Il nuovo missile, già in fase sperimentale, presentava molte limitazioni. Poteva essere lanciato solo contro velivoli a quota superiore rispetto all’intercettore e ad almeno 5000 metri sopra il terreno, per prevenire il “ground clutter”che avrebbe interrotto la guida del missile. Teoricamente non sarebbe stato un problema, poiché i bersagli potenziali volavano ad alta quota. L’R-8M è stato prodotto dal 1959 al 1962 in 1400 esemplari. R-8M1 (R-30) Già al tempo delle prove sui K-8M erano partiti i lavori per il successore K-8M1, in grado di colpire, a differenza del predecessore, anche bersagli a bassa quota. I primi test sono avvenuti nel 1962, con 5 lanci da Yak-28P ad altezze tra 2000 e 8000 metri, per provare il nuovo autopilota. Poi proseguiti col lancio di oltre un centinaio di K-8M1 contro bersagli paracadutati e vari Tu-16 e Il-28. Nel 1963 il missile è entrato in produzione con la sigla R-8M1, talvolta chiamato R-30, abbinato ai radar RP-11 Oryol-D e RP-15 Oryol-D58 che hanno equipaggiato gli Yak-28P e i Su-15. L’entrata in servizio è avvenuta nel 1965. L’autopilota APS-8-24M3 permette la taratura dei parametri di lancio secondo due intervalli di quote, medio-bassa per loYak-28P e medio-alta per il Su-15. L’R-8M1R è lungo 4,18 metri e pesa 285 kg. Il motore, la testata, la spoletta ed il sensore semi-attivo PARG-1VV sono gli stessi del predecessore R-8MR. Nonostante le richieste, è inefficace sotto i 3000 metri di quota a causa del riflesso del terreno. La quota massima è di 23000 metri. Il raggio d’azione varia tra 2 e 14 km contro bersagli fino a 1800 km/h, con attacco solo in coda. L’R-8M1T è lungo 4,05 metri e pesa 265 kg. Ha un sensore infrarosso migliorato S1D-58M che permette l’attacco, solo in coda, a quote minime di 300 metri e massime di 23000, prestazione permessa grazie alle ali rinforzate per sopportare manovre a bassa quota. Il raggio d'azione varia tra 2 e 14 km. Le prestazioni degli Anab di prima generazione erano limitate. Senza una apprezzabile differenza di velocità tra lanciatore e bersaglio, difficile da ottenere negli attacchi in coda, le varianti a guida SARH tendevano a perdere l’aggancio. E i radar degli intercettori erano soggetti a guasti frequenti. Non andava meglio per i missili all’infrarosso, di scarsa sensibilità. R-98 (AA-3C/D Anab o AA-3-2 Advanced Anab) Nel 1962 si è deciso un sostanziale aggiornamento delle varianti che, sia pur modificate, avevano soddisfatto solo in parte le prime esigenze. Il K-8M2, poi K-98, è stato ordinato all’inizio del 1962. Le specifiche richiedevano la capacità di attacco frontale contro velivoli più veloci e migliori ECCM per contrastare i sistemi EW avversari. Il missile avrebbe dovuto impegnare anche cacciabombardieri. I previsti vettori erano il Su-15 con il radar RP-15M Oryol-D58M e lo Yak-28P con l‘RP-11M Oryol-DM. I primi 31 test sono iniziati nel 1963. Il prototipo del Su-15 (T-58D) ha simulato attacchi frontali contro teleguidati Il-28, Yak-28 e Tu-16 con missili a guida radar. Altre prove sono state condotte a quote tra 10000 e 15000 m con missili all’infrarosso contro bersagli paracadutati. Nel 1964 sono avvenute le prove finali con il lancio di 45 missili K-8M2. Ai test telemetrici sono seguiti i lanci reali contro obbiettivi paracadutati, sette Il-28, un MiG-17 ed uno Yak-25RV. I risultati hanno superato le aspettative: tutti i bersagli sono stati centrati. Gli Yak-28P hanno completato le prove con successo nel 1965, attaccando di coda e di fronte 14 Il-28, a quote tra 7000 e 17000 m. L’adozione ufficiale è avvenuta nel 1967, anche se il missile era già in servizio da due anni, ed è stato assegnato il codice R-98. L’R-98 differisce dall’R-8M1 per la forma diversa della coda, non più rastremata ma con diametro costante, una condotta fili ventrale e ali con bordo arrotondato alle radici. L'elettronica di bordo del missile è stata completamente ridisegnata e l’affidabilità è notevolmente migliorata. L’autopilota ha considerevolmente ridotto il tempo di reazione del sistema di stabilizzazione. La spoletta radar Aist-56 modifica lo scoppio secondo la modalità di attacco, frontale o posteriore, selezionata dal pilota prima del lancio. L‘R-98R (izd. 56R), AA-3C, è lungo 4,26 metri e pesa 292 kg. Ha il nuovo sensore semiattivo PARG-14VV con portata di aggancio di 20 km. Il ricevitore SARH è in grado di filtrare le onde riflesse dal bersaglio dalle interferenze da terra. Sul motore a razzo, monostadio a propellente solido, con un tempo di combustione tra 2,5 e 6,5 secondi, le fonti non concordano. Alcune citano il PRD-141, altre il Kartukov PRD-25SM, altre ancora il successivo PRD-143. L’impulso complessivo di 11200 kg accelera il missile a 1,7 Mach oltre la velocità di lancio, ad alta quota. A 18000 m la velocità a fine combustione può superare 3,4 Mach. A 200 m di quota, invece, è di solo Mach 2. La testata impiega la spoletta radar Snegir-M. Può intercettare frontalmente bersagli a 2500 km /h, tra 2000 e 18000 metri di quota e fino a 3000 m sopra l’intercettore o, nel caso di attacco in coda, 1800 km/h a quote tra 500 e 23000 metri. Il raggio d’azione varia tra 3 e 18 km per attacco „head-on“ e i 2-14 km in coda. L’ R-98T (izd 56T), AA-3D, è lungo 4,14 metri e pesa 272 kg. Ha il nuovo sensore TGS-14T, con limitata capacità “all aspect” e sistema di raffreddamento ad azoto liquido. La portata è simile a quella dell’R-98R, sempre che il segnale infrarosso consenta l’aggancio. Gli R-98 sono stati prodotti fino al 1973. In combattimento In una tipica missione d’intercettazione, gli aerei sono collegati con la rete di controllo a terra, automatizzata al più alto livello. I sistemi Vozduh-1M e Lazur-S (il primo a terra, il secondo a bordo) forniscono al pilota i dati di guida senza impiego della radio, dati che lo portano dietro al bersaglio, entro la portata di lancio. Effettuato l’aggancio, il pilota lancia abitualmente una coppia di missili. Sotto la coda si trova un tracciatore, per facilitare al pilota il controllo visivo del razzo a combustibile esaurito, quando il fumo bianco scompare. I comandi canard e gli alettoni sono azionati a pressione dal gasgeneratore PAD (ПАД : пороховой аккумулятор давления). La stessa apparecchiatura ruota una turbina in miniatura, collegata ad un generatore elettrico, eliminando così la necessità di grosse batterie e semplificando la progettazione interna. Consente 40 secondi di funzionamento, dopo i quali si attiva l’autodistruzione entro i successivi 20 secondi. Il movimento delle alette è sempre a fine corsa, non è proporzionale al comando. Si semplifica molto il funzionamento ma il missile vola serpeggiando ed esaurisce velocemente l’energia. L’Anab ha scarse capacità di manovra: può colpire obbiettivi in virata a soli 2g. Nonostante ciò, la probabilità di colpire di una coppia di missili è del 60-80%. In prossimità del bersaglio la spoletta radar attiva la testata a frammentazione di 40 kg, con raggio letale di 10 metri. Nel 1972 in Egitto è stato inviato un gruppo di Su-15 con piloti russi che, tuttavia, non ha trovato occasione d’impiego contro l’aviazione israeliana. A parte l’abbattimento di palloni-spia, l’Anab è stato impiegato una sola volta, nel settembre del 1983, nei pressi dell’isola di Sakhalin, quando un B-747 della compagnia aerea sudcoreana (volo KAL 007) ha violato lo spazio aereo sovietico. Dopo alcuni tentativi infruttuosi di contattare il velivolo, un intercettore Su-15 ha lanciato una coppia di R-98M da 11 km di distanza. Secondo le analisi, un R–98MR è esploso a 50 metri dalla parte posteriore della fusoliera, forandola, provocando la decompressione e danneggiando i comandi. Il missile R-98MT all’infrarosso sembra abbia mancato l’obbiettivo, perchè i motori hanno funzionato fino all’impatto col mare. Secondo una seconda versione, invece, il missile a guida radar ha mancato l’aereo, quello all’infrarosso avrebbe centrato il motore esterno destro, staccandolo. Ma ai piloti non è arrivato alcun segnale. Il velivolo è esploso all’impatto con la morte di 289 passeggeri. R-98M La fase finale della modernizzazione ha portato all’installazione di nuovi sensori, nuove spolette, nuovo autopilota e motore potenziato. Il sistema di guida doveva operare col radar Korshun-58, successore dell‘Oryol-D58. Ma lo sviluppo si è rivelato non sostenibile. Si è preferito l‘RP-26 Taifun-M, derivato dallo Smerch-A del MiG-25P. I primi test del K-98M, col nuovo autopilota SUR-58, sono avvenuti nel 1967 e, dopo numerose prove a terra e in volo, nel 1971 è iniziata la prima serie di 22 tiri contro La-17, MiG-17 e Il-28. Il malfunzionamento della prevista spoletta radar Filin, ha comportato la sostituzione con la radar/ottica Aist derivata da quella dell‘R-40 (AA-6 Acrid), aumentando così la resistenza alle ECM. La seconda fase si è protratta per tutto il 1972, anche per carenza di bersagli. Due Su-15TM hanno lanciato 46 missili contro teleguidati Il-28, La-17, MiG-17 e Tu-16 e vari bersagli con paracadute. I numerosi problemi tecnici e di compatibilità col radar Taifun hanno portato al fallimento di 36 lanci, con solo tre aerei colpiti direttamente, altri due solo danneggiati. Nel 1973, risolti finalmente i problemi, i test si sono conclusi con successo ed è iniziata la produzione. I missili hanno ricevuto il codice R-98M nel 1975. Gli R-98M, rispetto ai precedenti, presentano un maggior intervallo di quote di attacco, superiori capacità „snap up/down“ e maggior raggio d’azione. E cambia l’ubicazione delle antenne laterali della spoletta radar, spostate in coda. L’R-98MR (izd.57R) è lungo 4,27 metri e pesa 292 kg. Impiega il nuovo motore PRD-143, con impulso aumentato a 13400 kg, che aumenta la velocità massima (Mach 2 oltre la velocità di lancio) e l‘autonomia. Il raggio d’azione efficace varia tra 2 e 24 km di fronte e 2-16 km in coda. Quello massimo supera i 30 km. Il sensore semiattivo è il PARG-16VV con superiori ECCM e portata di “aggancio” di oltre 20 km, compatibile sia col radar RP-26M Taifun-M del Su-15TM che col precedente Oryol-D-58M. Il missile può colpire bersagli volanti a 500-2500 km/h nel settore frontale o 500-1800 km/h in coda. L’intervallo di quote di attacco varia tra 2000-21000 m frontalmente e 500-24000 m in coda. Il bersaglio può essere attaccato anche se vola 6000 metri sopra l’intercettore. L’R-98MT (izd.57T) è lungo 4,14 metri e pesa 272 kg. Il sensore infrarosso è apparentemente identico al TGS-23T dell’R-23T (AA-7 Apex), con capacità “all aspect” limitate. Il raggio d’azione è di 16 km in coda. Frontalmente dipende dall’emissività termica del bersaglio, generalmente non raggiunge la portata della variante a guida radar. R-98M1: ulteriori miglioramenti attuati negli anni ’80 hanno ridotto il tempo di riscaldamento prima del lancio e le capacità contro obbiettivi fino a 3000 km/h o a soli 50 m di quota. La produzione del missile è terminata nel 1978. L’Anab non è stato esportato ed è stato radiato assieme agli ultimi Su-15TM nel 1994 in Russia e nel 1996 in Ucraina. L’Anab ha una vita operativa di soli 5-10 voli, poi richiede la revisione. Una nota, infine, sul K-88 (K-8M8). Questo missile viene definito come un K-8 con il sensore infrarosso dei missili K-13 (Atoll), adatto al combattimento manovrato. Mai prodotto, non aveva in realtà nulla a che vedere con l’Anab, a parte la forma, ridotta in scala. Gli è stato preferito il K-55.
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Tradizionalmente, olio di lino come diluente e trementina come solvente. Essendo quest'ultima tossica, occorre trovare qualcosa di meno "aggressivo". Ho provato l'acquaragia inodore con buoni risultati.
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http://www.ebay.it/sch/i.html?_trksid=p5197.m570.l1313&_nkw=huma+flettner+282&_sacat=220&_from=R40
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Prime informazioni sul Cuda, il cui nome originale “Barracuda” sembra sia stato abbandonato. Il missile è lungo 1,78 metri con un diametro di 15 cm. Il peso al lancio è stimato in soli 70-80 kg. Nonostante le piccole dimensioni, la portata massima è oltre il raggio visivo (BVR), pari a 30-50 km. La cosa potrebbe lasciare perplessi ma ha la sua spiegazione: il missile manca di una vera e propria testata e non dispone di spoletta di prossimità. Lo spazio risparmiato consente al motore di occupare il 60% della struttura. La tecnologia “hit to kill” sembra derivata da quella del Patriote PAC-3. Il Cuda è dotato di radar attivo e comandi gas-dinamici, oltre alle superfici tradizionali. Non sfrutta il vettoramento della spinta, nel senso tradizionale: attorno alla parte anteriore si trovano 180 fori di scarico per il controllo laterale. Questi permettono virate strette subito dopo il lancio e una eccellente precisione in fase terminale. Al punto che il Cuda è in grado di colpire non soltanto aerei e missili da crociera ma anche missili superficie-aria. L’impatto contro l’ala di un velivolo, invece del tronco, potrebbe portare alla sopravvivenza dello stesso. Ecco perchè il Cuda non rinuncia ad una piccola testata a frammentazione direzionale con cubi di tungsteno. L’attivazione è comandata dal radar di bordo. Un F-22 o un F-35 potrebbero trasportarne 12 o più, moltiplicando il potenziale d’attacco. I sistemi di controllo del fuoco attuali, infatti, permetterebbero l’attacco simultaneo contro almeno 16 bersagli ma la scarsa capacità delle stive lo impedisce. Il raggio d’azione del Cuda è inferiore a quello dell’AIM-120 o del Meteor, vero. E’ possibile però che si tratti di una scelta precisa. La maggiore portata dei suddetti missili è volta non tanto ad ottenere l’abbattimento di aerei a 100 km di distanza quanto ad aumentare la “zona senza scampo”. Nel futuro la maggior presenza di velivoli “stealth”, potrebbe negare comunque un lancio oltre i 30 km. Il Cuda potrebbe essere la risposta adatta ai nuovi scenari.
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E-3 Sentry (AWACS): sistemi difensivi
Gian Vito ha risposto a Gian Vito nella discussione Aerotecnica
Certamente ! http://it.wikipedia.org/wiki/Boeing_E-767 -
E-3 Sentry (AWACS): sistemi difensivi
Gian Vito ha risposto a Gian Vito nella discussione Aerotecnica
In genere, i sistemi di guerra elettronica vengono ammodernati costantemente. Il sistema ALQ-117 è stato aggiornato allo standard ALQ-172, sui B-52 e sugli AC-130/MC-130. La sua presenza anche a bordo degli E-3 ed E-4 viene citata da alcune fonti ma, stranamente, non dal celebre Jane’s. L’ALQ-172, nella variante più completa, consente il disturbo simultaneo di numerose sorgenti in banda bassa, media ed alta. Contrasta radar ad impulsi, Doppler, ad onda continua (CW) e monoimpulso.