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Volevi dire ignavi ? Si profila un altro referendum nullo per il non raggiungimento del quorum , io sarei per abbassarlo sotto il 50 % ...
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B-52
VittorioVeneto ha risposto a Damiano_Tomcatter nella discussione Bombardieri & Attacco al suolo
Per rispondere al tuo quesito non c è niente di meglio che farti leggere una risposta di Gianni ... http://www.aereimilitari.org/forum/index.p...post&p=8567 Ah , comunque bastava scrivere "acqua nei motori" nella barra di ricerca -
L'IMPIEGO DI ELICOTTERI La Marina Militare si dotò presto di elicotteri. Fra il 1958 e i primi Anni '60, giunsero i grossi elicotteri a pistoni Sikorsky SH-34, assegnati a quello che divenne poi il 1° Gruppo Elicotteri. L'elicottero poteva operare dalle prime unità portaelicotteri della Marina, depositando gli incursori in profondità nel territorio ostile. Ma soprattutto il personale poteva essere recuperato da questo tipo di vettori, magari dopo essere stati infiltrati con altri vettori, navali, aerei o terrestri. L'elicottero come mezzo d'infiltrazione e d'esfiltrazione, ha dei vantaggi ma anche degli svantaggi. Consente di infiltrare rapidamente e senza rischi di dispersione il personale, provvedendo anche al suo recupero. Gli elicotteri sono però relativamente lenti e vulnerabili, volando a bassa quota, con una grossa segnatura radar dovuta alle grandi pale. Inoltre anche la segnatura acustica è notevole. Per questo è maggiormente utilizzato per il recupero del personale, anche subacquei in mare. La Marina si dotò dei monoturbina AB.205, più piccoli ma utilizzabili da tutte le unità navali dotate di ponte di volo. Il salto definitivo avvenne con l'entrata in servizio dei nuovi elicotteri biturbina SH-3 D SEA KING, realizzati su licenza in Italia. Sbarcando l'attrezzatura antisommergibile (in particolare il sonar filabile in mare e le relative consolle), era possibile imbarcare un buon numero di operatori, con buone caratteristiche di autonomia. I SEA KING possono addirittura ammarare in mare e flottare, se il mare è calmo. A Sarzana-Luni si installò il 2° Gruppo Elicotteri della Marina, che divenne il reparto specializzato nel supporto al GOI, data la vicinanza con il Varignano. Anzi, per velocizzare i tempi d'intervento su allarme, alla luce anche della viabilità locale, fu realizzato, dove un tempo vi era una batteria, un eliporto, dove gli operatori potevano essere prelevati con il relativo materiale, per essere trasferiti o all'aeroporto di Pisa o direttamente in zona d'intervento, in particolare in presenza di atti di terrorismo, che richiedono una risposta rapidissima. Con gli elicotteri si poteva fare rapidissime discese sul ponte delle unità navali mercantili, per esempio per controllarle o in caso di atto terroristico. L'elicottero ha tempi di avvicinamento al bersagli molto rapidi e i piloti della Marina sono particolarmente abili, abituati ad appontare su piccoli ponti anche in condizioni meteo molto difficili. Entrarono in servizio anche i più piccoli biturbina AB.412, più potenti e sicuri per l'attività in mare, rispetto ai predecessori AB.205. Gli AB.212 potevano operare dal ponte di tutte le unità che disponevano di questa componente. L'elicottero offriva molte possibilità operative. Se ne ebbe una dimostrazione all'epoca del dirottamento dell'Achille Lauro. Un distaccamento del GOI venne trasferito ad Akotiri, una base britannica a Cipro. Con gli elicotteri furono trasferiti sull'incrociatore portaelicotteri VITTORIO VENETO con elicotteri, pronti a sbarcare con il medesimo tipo di vettore a bordo della grande nave da crociera, un'operazione molto delicata, per la presenza di molti ostacoli. Con il tempo gli elicotteri SH-3D sono stati migliorati per questa attività d'assalto. Per esempio, i piloti furono dotati di visori notturni e poi di un cupolino con l'apparecchiatura FLIR (Forward Looking Infra Red, visore anteriore infrarosso), per operare in modo disinvolto durante la notte, quando si svolgono la maggior parte di questo tipo di attività. Questi mezzi sono stati dotati anche di contromisure elettroniche, dovendo operare anche sul territorio avversario. Abbiamo visto più volte la velocità con cui gli elicotteri si avventano sul bersaglio, "frenano" in aria, filano il "barbettone" (la grossa corda per la discesa), con gli operatori che lo discendono rapidissimi. Un SH-3D durante addestramento con operatori del GOI nel seno del Varignano Un elicottero SH-3D della Marina durante la violenta manovra per rallentare subito prima del rilascio di operatori del GOI Reimbarco su di un elicottero SH-3D della Marina in hovering, tramite una scaletta di corda Discesa da un SH-3 D Sea King della marina con il metodo del barbettone ("fast rope" in inglese), a bordo di una piattaforma off-shore Sbarco di operatori del G.O.I. sul ponte della nave San Marco. Al reparto spettano anche compiti di antiterrorismo navale IL NUOVO EH-101 L'SH-3D SEA KING era una buona macchina (è ancora in servizio con numerose marine dopo quattro decenni) ma non rispondeva alle sempre più pressanti necessità del GOI. In particolare i velivoli italiani non dispongono, a differenza della versione COMMANDO, del portellone posteriore assiale, che consente l'imbarco di mezzi e carichi ingombranti. La soluzione è arrivata con il nuovo Agusta/Westland EH-101, un vero gioiello tecnologico, sviluppato su richiesta della Marina Militare e della Royal Navy. Molto potente, trimotore, sta avendo un enorme successo commerciale, ed è stato scelto dai Marines anche come elicottero presidenziale, con la denominazione US-101. In effetti è praticamente l'unico elicottero moderno di questa categoria. Nella versione "Utilità" (alcuni dei quali sono stati ordinati dalla M.M.) dispongono di rampa assiale posteriore, con ottime capacità di carico, come per esempio nel caso di rilascio in mare di gommoni. Quelli più potenti possono essere trasportati al gancio baricentrico. L'elettronica è molto spinta, disponendo di radioausili e di capolino FLIR per una navigazione sicura a bassa quota. Inoltre i mezzi della Marina saranno dotati di contromisure elettroniche, per scoprire emissioni radar ostili e per sganciare inganni elettronici ("chaff") e infrarossi ("flares"), onde contrastare eventuali minacce, tenendo conto che la gran parte delle missioni avviene con la copertura dell'oscurità. A prua è stato istallato un FLIR, fornito di camera termica avanzata, mentre l'equipaggio dispone di visori termici individuali (per questo tutti i pannelli possono essere illuminati in modo molto leggero, per non abbagliare gli operatori. Il GOI opera con l'EH-101 da qualche anno avendo sperimentato le potenzialità di questo nuovo velivolo. Sicuramente il GOI riuscirà a sfruttare al meglio le grandi potenzialità di questo elicottero da trasporto, ai vertici della sua categoria. In futuro probabilmente saranno dotati anche di sonda per il rifornimento in volo, in modo da estendere notevolmente il raggio operativo. Incursori s’imbarcano direttamente dal mare a bordo di uno dei nuovi EH-101 della Marina Un elicottero trimotore EH-101, dotato anche di FLIR anteriore, e un più piccolo bimotore AB.212 della Marina. L'elicottero si presta per l'infiltrazione e l'estrazione di elementi delle forze speciali. L'EH-101 offre prestazioni ai vertici della categoria
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Seconda Guerra Mondiale, le decisioni sbagliate
una discussione ha risposto a VittorioVeneto in Eventi Storici
Dunque , possiedo un pdf del Mein Kampf da cui ho estrapolato i seguenti punti che credo siano interessanti al fine della discussione ... E' un file trovato in rete, quindi non sono in grado di stabilire che abbia fatto la traduzione , ne quanta attendibilità abbia il documento: Poi però si contraddice: -
Due carri di buoi
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Phantom F-4 J "Showtime 100" 1/32 Tamiya...
VittorioVeneto ha risposto a Cloniglio nella discussione Modellismo
Che dire , complimenti davvero ! -
Ragazzo tedesco colpito da un meteorite!
VittorioVeneto ha risposto a Hicks nella discussione Off Topic
50 000 Km/h !? I proiettili viaggiano a molto meno ed uccidono ... C'è qualcosa che non quadra -
l'Italia salvò Gheddafi
VittorioVeneto ha risposto a -{-Legolas-}- nella discussione Discussioni a tema
Continuano le provocazione di Gheddafi: Gheddafi ritarda, Fini annulla visita Camera ROMA, 12 giugno (Reuters) - Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha deciso questa sera di annullare il previsto incontro con il leader libico Muammar Gheddafi -- al suo terzo giorno di visita ufficiale in Italia -- dopo che il colonnello ha ritardato per oltre due ore "senza fornire alcuna giustificazione". Dopo l'annuncio di Fini, dalla sala della Lupa, dove si doveva tenere l'evento, si è levato un applauso nei confronti della sua decisione. All'incontro avrebbero dovuto partecipare Gheddafi, lo stesso Fini ed il presidente della Fondazione Italianieuropei Massimo D'Alema. Fitta l'agenda di Gheddafi per questa sua terza giornata romana. La mattinata è cominciata in Confindustria, dove il leader libico ha incontrato gli imprenditori, garantendo loro in Libia "una zona franca dedicata alle aziende italiane". Poi all'Auditorium con il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna e mille donne rappresentanti del mondo dell'imprenditoria e della cultura: "Nel mondo c'è bisogno di rivoluzione femminile", ha detto il colonnello, aggiungendo però che le donne in Europa sono costrette a fare lavori da uomini per necessità e non per scelta. In un discorso puntellato da numerosi "buuu!!" da parte della platea rosa, il leader libico ha sottolineato che "finché le donne saranno forzate a fare lavori da uomini, la loro natura sarà aggredita". Qualche applauso poi, quando ha parlato di uguaglianza dei diritti fra uomini e donne. Ma con una puntualizzazione: "Perché Dio ha creato due sessi? Poteva farne uno solo. Dobbiamo rispettare le differenze di genere", ha detto. Infine, il mancato incontro alla Camera per decisione di Fini, che non mancherà di suscitare polemiche in una visita -- la prima ufficiale in Italia da quando salì al potere nel 1969 -- partita all'insegna della sfida, con il colonnello, appena sceso a Roma dall'aereo di Stato, con appuntata sulla divisa una foto del capo della resistenza libica che gli italiani impiccarono nel 1931. 12 MILIARDI PER ATTRARRE CAPITALI ESTERI, PRIORITA' ALL'ITALIA Sul fronte economico, però, il colonnello porta annunci positivi. Il governo libico intende investire quasi 12 miliardi di euro per attrarre capitali esteri e la priorità sarà assegnata alle imprese italiane alle quali sarà destinata una zona franca dove operare a condizioni agevolate. Con un unico avvertimento: niente corruzione o sarete scacciati. E un corollario: Berlusconi meglio della sinistra per le imprese. "Le imprese italiane avranno priorità in Libia. Qualsiasi fabbisogno italiano in Libia avrà la priorità", ha annunciato, ricordando che più del 70% del fabbisogno energetico italiano proviene dall'estero, la maggior parte dalla Libia. "L'Italia ha grande bisogno della Libia, quindi la Libia non favorirà la fornitura di gas e petrolio ad altri Paesi a spese dell'Italia", ha aggiunto. "La Libia ha promesso di investire nei prossimi anni 11,8 miliardi di euro per attrarre investimenti esteri anche attraverso la creazione di joint venture di natura privata", ha sottolineato il numero uno di Confindustria Emma Marcegaglia nel suo intervento, precisando successivamente che la maggior parte di questi fondi andrà all'Italia. "Credo ci siano sinergie strategiche fra le nostre imprese che operano nelle infrastrutture, energia, meccanica, petrolchimica, energie rinnovabili, turismo", ha detto ancora la presidente di Confindustria che ha parlato di "svolta nei rapporti economici". Il colonnello non ha risparmiato un riferimento politico sostenendo che le imprese italiane hanno maggiori opportunità di investimento con Silvio Berlusconi alla guida del Paese: "Se in Italia ci fosse la sinistra al governo le fortune delle imprese sarebbero minori. Finché c'è Berlusconi le opportunità saranno maggiori", ha detto. Poi il monito contro la corruzione: "Noi abbiamo fatto la rivoluzione, oltre che contro il colonialismo, contro la corruzione. Sono molto sensibile sotto questo aspetto", ha detto Gheddafi definendo la corruzione "un virus". "Ci sono imprese che sbagliano pensando che, guadagnando la benevolenza dei libici, possano lavorare, ma se lo scopriamo andranno via... quello che vincerà è quello che vorrà il popolo libico", ha precisato, concludendo: "Non dite di essere all'oscuro, io vi ho avvertito". La Marcegaglia, in una conferenza stampa successiva, ha spiegato che Italia e Libia hanno allo studio la individuazione di una zona franca per le imprese italiane che potranno godere di condizioni agevolate, come una detassazione per cinque anni. Stamani, prima della plenaria, Gheddafi ha incontrato una decina di imprese che sono già in affari con la Libia. Fra le altre Unicredit (CRDI.MI: Quotazione) -- nella quale i fondi libici hanno il 4,6% --, Eni (ENI.MI: Quotazione), Enel (ENEI.MI: Quotazione), Finmeccanica (SIFI.MI: Quotazione) e Ferrovie. Ieri il ministro libico della Pianificazione e numero uno della Lybian Investment Authority (fondo sovrano di investimento), Abdulhafid Zlitni, che fa parte della delegazione del suo Paese in visita ufficiale in Italia ha detto che il suo Paese sta considerando investimenti in Enel, Telecom Italia (TLIT.MI: Quotazione) e Impregilo (IPGI.MI: Quotazione), insieme a joint venture con aziende italiane per progetti in Libia. -
Barone Rosso (Von Richthofen)
VittorioVeneto ha risposto a vonparrish nella discussione Eventi Storici
Se si considera poi che i velivoli dell'epoca non brillavano certo per protezioni ... -
Follie complottiste - Topic Ufficiale
VittorioVeneto ha risposto a Rick86 nella discussione Off Topic
Bhe , questo lo avevo capito , e il come hanno fatto che non mi è ben chiaro ... -
La storia segreta dello spionaggio sottomarino
VittorioVeneto ha risposto a VittorioVeneto nella discussione Marina Militare
Ho scelto solo i capitoli più avvincenti , sono quasi a fine lavoro non ti preoccupare ... -
La storia segreta dello spionaggio sottomarino
VittorioVeneto ha risposto a VittorioVeneto nella discussione Marina Militare
Ormai i tre ufficiali del Lapon che si davano il cambio in plancia si erano accorti di essere entrati in sintonia con i loro colleghi sovietici: ogni americano poteva infatti riconoscere il suo "partner" sovietico da alcune piccole differenze di stile negli Yankee doodles e in altre variazioni di rotta. Avevano dato un nome ai loro colleghi ("Terence il terribile" e "Willy il Selvaggio" furono i più popolari) e cominciarono a fare scommesse sull'esattezza delle loro previsioni sulle future mosse sovietiche. Più di tutti vinse Tindal. Anche gli addetti al sonar parteciparono al gioco, interpretando i suoni provenienti dall'interno dello Yankee. Suoni di esercitazioni, di pompe in funzione e altri rumori che portarono a grevi battute, più che altro da umorismo dei bagni pubblici. Un secco rumore metallico era automaticamente registrato come l'asse di un water sbattuto con forza, mentre ogni volta che gli addetti al sonar del Lapon sentivano attraverso le loro cuffie uno sbuffo d'aria, che avrebbe potuto essere lo svuotamento dei serbatoi igienici, registravano in modo del tutto formale: "A pilota. Da sonar. Siamo appena entrati nella merda". L'eccitazione si stava intanto estendendo dal sottomarino alla terraferma. Mack aveva cominciato a conoscere le abitudini del comandante dello Yankee tanto bene da poter prevedere quando i sovietici si sarebbero immersi in profondità, e sfruttava quei momenti per portare il Lapon a quota periscopica e per inviare brevi messaggi ai P-3 Orion in volo ad alta quota sulla zona di pattugliamento dello Yankee, tutto procedeva a meraviglia finché uno degli Orion non rischiò di porre fine all'intera operazione. Forse il pilota volava a quota più bassa del dovuto perché, quando lo Yankee salì a quota periscopica, l'equipaggio vide l'aereo e fece un'immersione rapida. L'Orion si allontanò velocemente. A bordo del Lapon avevano seguito tutta la scena, sempre senza farsi scoprire. Si resero conto che, nonostante l'avvistamento dell'Orion, i Sovietici non sembravano essersi accorti di essere seguiti anche sott'acqua, oltre che dall'aria. In effetti avevano ragione, almeno fino a quando qualcuno, a Washington, commise un grave errore. Stando alle voci che circolano nelle forze subacquee, un ammiraglio dell'aviazione navale avrebbe passato a un quotidiano alcune informazioni che rischiavano di compromettere la missione. La soffiata non precisava che il Lapon si trovava nella scia di uno Yankee, e non diceva neppure che un sottomarino armato di missili balistici si trovava in quel momento a 2800-3700 chilometri dalle coste degli Stati Uniti. Ma il 9 ottobre 1969 il New York Times pubblicò in prima pagina un articolo intitolato: "I nuovi sottomarini sovietici sono più rumorosi del previsto". Chiunque avesse passato quella storia non era al corrente delle scoperte del Lapon, oppure le aveva distorte, perché la verità era molto meno rassicurante di quanto riportato sul Times: come Mack aveva scoperto, gli Yankee erano di gran lunga i sommergibili più silenziosi che i sovietici avessero mai mandato per mare, anche se i sottomarini USA erano ancora più silenziosi. Il contenuto di quell'articolo doveva essere arrivato alla Marina sovietica e al comandante dello Yankee: solo in questo modo si poteva spiegare il successivo comportamento di quel comandante, a meno che non fosse improvvisamente impazzito. Poche ore dopo la pubblicazione dell'articolo, qualche istante dopo la consueta risalita di mezzanotte a quota di comunicazione, il battello ruppe tutti i suoi schemi: sembrava impazzito. Lo Yankee compì un'improvvisa virata a 180 gradi e tornò rombando sulla sua scia a venti nodi, puntando quasi direttamente sul Lapon. Non sembrava affatto l'insieme calcolato di virate che costituivano uno Yankee doodle, né si caratterizzava per la tranquilla routine delle solite virate compiute per pulire gli schermi acustici. Si trattava di una manovra disperata, con la quale i sovietici volevano vedere a tutti i costi se ci fosse qualcuno che li seguiva. Era quello che i sommergibilisti statunitensi chiamarono "Ivan il Pazzo". Lo Yankee arrivava volando attraverso l'acqua: la sua immagine riempiva gli schermi della camera di manovra del Lapon e il rumore urlava nelle cuffie degli addetti al sonar. Sembrava di udire un treno merci che passa all'interno di una galleria. «Quel bastardo sta scendendo» esclamò qualcuno nella camera di manovra. Gli uomini erano tesi, anche se sapevano che il Lapon si trovava ancora novanta metri sotto lo Yankee, quando questo passò alla cieca sulla dritta. A nessuno sfuggì l'ironia del fatto che lo Yankee, nella sua rumorosa carica ad alta velocità, aveva perso l'occasione di scoprire il Lapon. Il battello sovietico continuò la sua ricerca per ore, muovendosi in cerchio, ma Mack gli tenne testa con manovre evasive attuate da un equipaggio che era stato ai posti di combattimento per tutta la durata della scena. Mack si rifiutò di interrompere la caccia. Attese invece che lo Yankee si calmasse, poi continuò la sua missione. Il 13 ottobre, quasi un mese dopo l'inizio dell'inseguimento, l'ammiraglio Schade inviò un messaggio segretissimo al Lapon: l'ammiraglio Moorer comunica che il SECDEF e tutti gli altri a Washington seguono l'operazione con speciale attenzione e nota con grande piacere e orgoglio il superbo comportamento di tutti i partecipanti. anch'io la penso così. Il Lapon continuò l'inseguimento per tutto il resto del pattugliamento dello Yankee e anche un po' dopo, quando i sovietici presero la rotta del rientro. Non ci furono più "Yankee doodles" né "Ivan il Pazzo". Lo Yankee seguiva una rotta diretta alla strettoia GIUK, dove il Lapon lo lasciò il 9 novembre. L'inseguimento dello Yankee era durato per ben quarantadue giorni. Il successo di Mack segnò l'inizio di un nuovo tipo di missione per le forze subacquee: da allora in poi la flotta si sarebbe concentrata sull'inseguimento in mare dei sottomarini sovietici armati di missili balistici. I sottomarini d'attacco statunitensi furono improvvisamente promossi al ruolo di partecipanti decisivi alla difesa strategica nucleare del paese. E avrebbero condotto le più grandi cacce in mare di tutta la storia della Marina. Per il momento, mentre riportava il Lapon a Norfolk, Mack si beava della gloria che aveva finalmente raggiunto. I canali radio erano pieni di messaggi di congratulazioni. Alcuni mesi dopo, il Lapon sarebbe stato insignito della massima decorazione mai conferita a un sottomarino: la Presidential Unit Citation. Whitey Mack avrebbe ottenuto la Distinguished Service Medal, la massima onorificenza personale attribuita dalla Marina ai suoi ufficiali in tempo di pace. -
Battaglia in Afghanistan: feriti tre parà italiani
VittorioVeneto ha risposto a SM79 nella discussione Esercito
C'èuna preoccupante escalation in Afg. Un in bocca a lupo ai ragazzi della Folgore ... -
Per chi (come me) non sa perchè la festa della marina si celebra il 10 Giugno : Impresa navale di premuda
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Follie complottiste - Topic Ufficiale
VittorioVeneto ha risposto a Rick86 nella discussione Off Topic
Chi mi riassume la perla di ieri che non ci ho capito un tubo ? http://complottismo.blogspot.com/2009/06/a...acciolo-su.html Che ci volete fare , a volte sono duro di comprendonio -
Politica - Topic Ufficiale
VittorioVeneto ha risposto a Graziani nella discussione Discussioni a tema
Speriamo almeno che ci saranno ulteriori accordi per la lotta all'immigrazione ... -
Scomparso aereo Air France
VittorioVeneto ha risposto a gobbomaledetto nella discussione News Aviazione
Ovviamente il sommergibile andrà a caccia di onde elettromagnetiche , non si propagano molto bene in acqua come quelle acustiche , però entro un miglio di raggio dovrebbero diffondersi ... -
La storia segreta dello spionaggio sottomarino
VittorioVeneto ha risposto a VittorioVeneto nella discussione Marina Militare
Mack fece scivolare il Lapon a destra e a sinistra dietro lo Yankee mentre i suoi uomini cercavano di dare una risposta a tutta una serie di interrogativi. Ancora una volta il comandante giocò a "e se... ", tentando di mettersi al posto del comandante sovietico, chiedendosi che cosa avrebbe dovuto fare e quando. Era come risolvere un cruciverba enorme e difficile. Una risposta ne comportava altre, mentre una casella vuota creava molte possibilità di confusione. All'equipaggio del Lapon non restava altro da fare che continuare a raccogliere informazioni. Gli addetti al sonar cominciarono a prestare orecchio a ogni eventuale difetto di costruzione dello Yankee, a qualunque cosa potesse dare loro qualche aiuto nel "vedere" l'altro sottomarino in manovra. I sonar normali non ci sarebbero mai riusciti. Lo Yankee era semplicemente troppo silenzioso. Ma il Lapon non disponeva solo dei sonar normali: Mack aveva imbarcato qualcosa di più, sotto forma di un apparato sonar sperimentale progettato sulla base di alcune scoperte compiute dall'USS Ray di Kelln nel 1967 e nel 1968, quando inseguì un sottomarino d'attacco classe November in Mediterraneo e poi un Charlie nell'Atlantico settentrionale. Quel dispositivo funzionava migliorando, rispetto ai sistemi standard, la modalità di registrazione dei livelli sonori nell'oceano: si focalizzava su certe tonalità, per esempio quelle prodotte dallo Yankee nel suo moto attraverso l'acqua, che somigliavano alle note musicali emesse da una bottiglia quando qualcuno vi soffia sopra. Dopo una discreta quantità di tentativi e di errori, l'equipaggio del Lapon scoprì che una particolare frequenza cambiava tutte le volte che lo Yankee virava: una virata a destra faceva salire leggermente la tonalità, quando lo Yankee si allontanava, la tonalità scendeva, un rapido cambiamento di tono voleva dire che lo Yankee stava compiendo una brusca variazione di rotta. L'unica posizione che il Lapon non poteva mantenere nel suo inseguimento era quella esattamente dietro la sua preda. A differenza degli altri sottomarini sovietici, che producevano con le eliche un rumore facilmente individuabile, lo Yankee era talmente silenzioso nel settore posteriore da risultare effettivamente invisibile a un'unità posta dietro di lui. In realtà avrebbe potuto sfuggire del tutto, anche a un ricercatore dotato dell'apparato sonar aggiuntivo del Lapon, se non fosse stato per quello che sembrava un difetto strutturale: sul lato sinistro le macchine dello Yankee erano più rumorose di qualsiasi altra parte del battello. Da quel momento il Lapon avrebbe seguito il rumore di quelle macchine. Quando diventava più forte, Mack sapeva che lo Yankee aveva compiuto una virata a sinistra. Se invece sembrava svanire, aveva probabilmente virato a destra. Alla fine la posizione migliore risultò essere quella leggermente decentrata rispetto al lato di poppa dello Yankee, da entrambe le parti, ma con il lato sinistro lievemente più rumoroso. Da quella posizione il nuovo dispositivo sonar captava forti suoni, mentre il sonar normale registrava il rumore del vapore proveniente dalle turbine e i click prodotti a ogni giro dalle eliche dello Yankee. Contando quei click e registrando i conteggi delle rotazioni, Mack e il suo equipaggio stabilirono la velocità dello Yankee. Tutto questo richiese quattro o cinque giorni: più dell'intera durata della maggior parte degli inseguimenti tentati fino ad allora nei confronti dei rumorosi battelli sovietici di tipo HEN cioè delle classi Hotel, Echo e November. Mack però non se ne sarebbe andato: avrebbe invece continuato l'inseguimento e avrebbe capito il funzionamento dell'avversario durante il viaggio. Il processo per tentativi ed errori durava per molti turni guardia consecutivi, per cui Mack e l'ufficiale tecnico si incaricavano di informare le squadre subentranti sulle scoperte delle ultime dodici ore. Il comandante era deciso a non lasciarsi più sfuggire lo Yankee, soprattutto quando si rese conto che stava seguendo una rotta diretta verso la costa atlantica degli Stati Uniti. Alcuni giorni dopo il Lapon era ancora dietro lo Yankee, Mack cominciò a rilevare la zona operativa del battello avversario: il tipo di informazioni più prezioso che potesse riportare alla base. I sovietici avevano adottato uno schema di pattugliamento che copriva più di mezzo milione di chilometri quadrati. Si spostavano avanti e indietro, tenendosi a 2400-3200 chilometri dalla costa statunitense. Fino ad allora la Marina era sicura che l'Unione Sovietica avrebbe inviato i suoi Yankee a circa 1100 chilometri dalle coste USA. Ma la scoperta di Mack avrebbe aiutato la Naval Intelligence a stabilire che in realtà i nuovi missili SS-N-6 degli Yankee avevano una portata di circa 1900-2100 chilometri. Se il Lapon non avesse seguito lo Yankee tanto a lungo, gli Stati Uniti avrebbero avuto difficoltà a tenersi al corrente della nuova minaccia nucleare sovietica, anche se lo Yankee restava all'interno di quella che sembrava una zona ben delimitata: gli Stati Uniti lo avrebbero infatti cercato quasi 1300 chilometri più vicino alla costa. Ormai Mack poteva tracciare la rotta esatta dello Yankee: una volta scelta una zona, vi si aggirava a circa sei nodi prima di correre verso un'altra zona a dodici, sedici nodi; poi rallentava di nuovo. Ogni novanta minuti, con precisione cronometrica, cambiava rotta: qualche volta di sessanta gradi, qualche volta di un angolo assai maggiore. Ogni tanto, nel corso della giornata, lo Yankee saliva fino a quota di comunicazione, presumibilmente per ricevere messaggi radio, e ogni notte, allo scoccare della mezzanotte, saliva a quota periscopio per arieggiare i locali. Tra le dieci e le sedici volte al giorno faceva un giro completo per pulire gli schermi acustici e ponendosi in ascolto per individuare gli eventuali inseguitori. A ogni giro dello Yankee, il Lapon girava con lui, cercando di stargli dietro, leggermente di lato, mascherato dalla scia del rumore prodotto dallo stesso Yankee. (Anche i sommergibilisti statunitensi puliscono regolarmente i loro schermi acustici quando sono in missione, solo che non lo fanno mai a cadenze fìsse. Sul Lapon la delicata questione degli orari di quelle manovre era stata affidata a una coppia di dadi, lasciati nella camera di manovra proprio a questo scopo). Una volta al giorno lo Yankee iniziava una frenetica manovra ad alta velocità, che l'equipaggio del Lapon battezzò " Yankee doodle", "Scarabocchio dello Yankee". Lo Yankee si muoveva a spirale, di solito formando una figura a otto o in una sua qualche variante, e terminava disponendosi a 180 gradi rispetto alla direzione di partenza. Girando a sinistra, compiva una virata di 180 gradi, poi un'altra, ancora di 180 gradi, quindi una virata di 90 gradi, una di 270 gradi e infine altre due di 90 gradi ciascuna. Il primo gruppo di virate sembrava fatto apposta per scoprire un eventuale intruso che lo seguisse da vicino, mentre il secondo gruppo poteva essere destinato alla scoperta di un altro sottomarino che lo seguisse da molto più lontano. Tutto questo era compiuto di solito a velocità elevata e in qualche caso per due volte consecutive. L'intera manovra richiedeva un'ora circa. Si sarebbe trattato di una manovra efficace, se il sonar dello Yankee fosse stato migliore. Ma evidentemente i sovietici avevano fatto un errore di calcolo fondamentale: il Lapon poteva rendersi conto delle virate e togliersi di mezzo prima che i sovietici potessero sentirlo. Infatti i tecnici sonar del Lapon scoprirono che il loro sistema aveva apparentemente una portata doppia rispetto al sonar sovietico. In buone condizioni il Lapon poteva individuare un'unità di superficie a 18 000 metri; lo Yankee, invece, sarebbe passato a 9000 metri da quella stessa nave prima di mostrare qualsiasi reazione. Dato che l'inseguimento condotto dal Lapon si era trasformato in routine, Mack pose fine ai suoi sonnellini in posizione verticale: riprese infatti ad andare nella sua cabina privata per dormire sdraiato, anche se mai per più di un ora e mezzo. Non si perse neppure una variazione di rotta o uno Yankee doodle. CONTINUA -
l'Italia salvò Gheddafi
VittorioVeneto ha risposto a -{-Legolas-}- nella discussione Discussioni a tema
Curioso : Gheddaffi si è presentato al suo arrivo in Italia con una foto di un martire Libico appiccicata sulla dvisa ... -
Scomparso aereo Air France
VittorioVeneto ha risposto a gobbomaledetto nella discussione News Aviazione
E quello che stavo per dire , mi sembra strano che la marina Francese speculi così odiosamente su tutti quei morti per motivi di immagine ... -
" ...5 partiti in parlamento di cui 4 schierati nei poli ... " , se interpreto bene tu consideri l'IDV schierata col PD ? Non mi sembra corretto ... Riguardo a Fini forse hai ragione , però hai pensato all'ipotesi che magari molti elettori AN sono "emigrati" perchè hanno mal digerito l'inglobamento di FI ma che potrebbero ritornare in massa all'ovile in caso Fini sia il candidato premier ? ( io sono uno di quelli per esempio)
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Povertà in calo, lo dice Brunetta
una discussione ha risposto a VittorioVeneto in Discussioni a tema
Ammiro moltissimo Brunetta , ma per favore che rimanga nel campo che gli compete, che si è messo a fare il ministro dell'economia adesso ? -
Esagerato ! Comunque diceva bene Casini ieri a Porta a Porta , queste elezioni dimostrano che l'Italia non è ancora matura per il bipolarismo , almeno nel breve termine ...
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Io credo invece che il PDL sopravviverà al suo creatore, e che sarà guidato da Fini ...