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Gianni065

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  1. Certo che no. Ma in quel caso, l'appoggio americano fu all'Iran, non all'Iraq. All'Iraq hanno venduto ben altri paesi, e basta scorrere gli equipaggiamenti delle forze armate iraqene in quegli anni, per capire chi. Israele giudicava l'Iraq una minaccia ben più grave dell'Iran (pensiamo al supercannone di Bull concepito per sparare una testa nucleare contro Tel Aviv, pensiamo al programma nucleare iraqeno) e gli USA assecondarono la valutazione israeliana. Che si rivelò corretta: fu l'Iraq a invadere il Kuwait, mica l'Iran !
  2. Già il fatto che un articolone simile non riporti nemmeno un link a un documento per verificare ciò che sostiene, la dice lunga. ;-)
  3. Gianni065

    F22 con sistema EMP

    L'articolo dice essenzialmente che la possibilità di "friggere" i sensori di un missile in arrivo è poco realistica, per tutta una serie di ragioni tecniche (occorre una grande potenza, la banda dei seeker dei missili è diversa da quella usata radar AESA, ecc...). Al di là di questo, il discorso è molto semplice. Durante i test, si è "scoperto" che il radar dell' F-22 (come qualsiasi altro radar che abbia analoghe caratteristiche) potendo concentrare la sua energia su un singolo punto, può provocare serie interferenze sui circuiti di un sensore, e quindi anche su quelli di un missile in arrivo. Ovviamente la quantità e qualità di queste interferenze dipende da numerosi fattori, quali la distanza, il tipo di circuiti ecc... Si è quindi ipotizzata la possibilità di sfruttare questa caratteristica per mandare in "tilt" il sensore del missile, sia utilizzando la forza bruta (energia elettromagnetica scaricata sui circuiti) sia in modo intelligente (come una sorta di ECM). Di qui, la fantasia dei giornalisti ha fatto il resto e presto ha cominciato a circolare la voce che il radar dell' F-22 può "friggere" i missili in arrivo. La verità è che gli specialisti stanno studiando questa possibilità di utilizzo dei radar AESA, e bisognerà vedere se questi studi porteranno a qualcosa di concreto. Probabilmente questo fenomeno sarà sfruttato per fornire all'F-22 la capacità di disturbare i sensori nemici, aumentando le proprie probabilità di sopravvivenza, negli anni a venire. Ancor più probabile che nelle prossime generazioni di radar AESA si cercherà di implementare al meglio queste possibilità, ottimizzando il radar affinchè possa operare efficacemente in questo modo almeno nei confronti di un certo tipo di minacce e sempre che non ci si renda conto che le eventuali contromisure possono essere implementate così facilmente da rendere inutile investire tempo e denaro in quella direzione. In conclusione: è ancora troppo prematuro trarre conclusioni di qualsiasi genere e gli F-22 di serie, al momento, non hanno alcuna capacità in tal senso.
  4. No, non è questa, ma diciamo che è uno stimolo in più. Il ruolo di un AWACS è molto più complesso e riguarda la capacità di gestire tutto lo spazio aereo in cui si svolge un conflitto.
  5. Il missile è stato ridesignato K-100 o K100, per questo trovi poco cercando KS-172. Lo sviluppo è stato molto travagliato, probabilmente perchè il problema di un missile aria-aria destinato a colpire un bersaglio a 400 km non è arrivarci... ma vedere e trovare il bersaglio. Difatti adesso si parla di portate più ridotte, nell'ordine dei 200 o forse 300 km. Che dire, se il missile sarà in grado di agganciare e colpire un AWACS partendo da 400 km di distanza (ma anche 300 sono più che sufficienti), sicuramente rappresenta una mortale minaccia per qualsiasi velivolo AEW. Tutto dipende dalle capacità del sensore del missile. Anche a Mach 4 ci vogliono 300 secondi per percorrere 300 km, durante i quali un bersaglio che si muove a 800 km/h si sposta di oltre 60 km, il che può provocare grossi problemi a un radar attivo di piccola sezione come quello ospitabile su un missile aria-aria (per quanto grosso). D'altro canto gli AWACS tendono a operare circuitando, e questo agevola il compito del missile. Di sicuro l'introduzione di questi missili provocherebbe un cambiamento nelle tattiche operative degli AWACS, che peraltro già oggi sono seriamente minacciati da modelli di missili aria-aria e terra-aria con portate sempre più elevate. Tutto questo non fa che rendere sempre più vero il concetto che ormai la guerra aerea si vince prevalentemente distruggendo al suolo la forza aerea nemica, e quindi le capacità di gestire, coordinare ed eseguire un primo grosso first strike sono quelle che realmente contano nella realtà operativa moderna.
  6. Gli USA non hanno violato il trattato ABM. Le clausole del trattato prevedono la possibilità di recedere con sei mesi di preavviso ed è esattamente quello che hanno fatto gli USA, nel 2002. Il discorso della partecipazione russa al sistema ABM in Europa è ancora aperto. Al momento non c'è stato ancora un punto di incontro tra le condizioni chieste da Putin e quelle volute dagli USA. E' diverso dal "rifiutare". Ti invito peraltro a informarti sulle caratteristiche dei profili di ingaggio degli ABM, oltre che del numero degli ABM da schierare. In nessun modo (nè per numero nè per profilo di ingaggio) gli ABM che gli USA intendono schierare in Europa centro-orientale possono costituire una minaccia per la Russia. Del resto, perchè mai Putin dovrebbe chiedere di entrare in un programma destinato a intercettare i propri missili? Fatte queste due precisazioni logico/tecniche, torno da dove sono venuto. ;-)
  7. L'articolo in questione fa parte della linea (rappresentata anche da una parte della comunità scientifica) che è CONTRO il nucleare. La linea "contro" è più o meno argomentata, talvolta con dati reali, talvolta con interpretazioni di parte, talvolta con dati manipolati. A fronte di questa linea CONTRO, c'è anche una linea PRO, che in questi anni va maggiorandosi, anch'essa rappresentata da una consistente parte della comunità scientifica. Rubbia ad esempio, ad analizzarlo bene, non è CONTRO. Io ho visto un suo discorso dal vivo, e dice solo che il nucleare non basta a risolvere i problemi ecologici (mutamento climatico) nè è la soluzione definitiva al problema energetico. Ora, io dico: è evidente che il nucleare ha dei costi. Costi di costruzione delle centrali, di gestione, di smaltimento delle scorie. Però produce energia sì o no? Credo siamo tutti d'accordo sul fatto che produca energia. Attualmente cosa usiamo per produrre energia? Centrali che bruciano carbone, petrolio e simili, centrali termoelettriche, per intenderci. Inutile prenderci in giro: le altre soluzioni al momento hanno un peso insignificante nel bilancio energetico. Due sono i problemi del termoelettrico: Il combustibile sta finendo e la produzione inquina di brutto. Poi ci sono i costi in aumento. Penso che fin qui siamo tutti d'accordo. Penso poi che siamo tutti d'accordo nell'affermare che - se potessimo scegliere - vorremmo tutti il solare. E' pulito, è gratis (dal punto di visto del "combustibile), è eterno. Il problema vero è: possiamo scegliere? Cosa faremo quando il petrolio e gli altri combustibili fossili saranno finiti? Già oggi la domanda supera largamente l'offerta ed il risultato è l'aumento vertiginoso dei prezzi. Noi abbiamo bisogno di sempre maggiore energia, e l'energia è sempre meno. Il nucleare potrebbe rivelarsi una scelta obbligata, fintanto che non troveremo il modo di sfruttare concretamente ed efficacemente l'energia solare. E' questo il punto chiave di tutta la faccenda. Chi vuole il nucleare oggi, in buona fede, guarda al nucleare come l'unica fonte di energia tecnologicamente abbordabile ed ecologicamente accettabile, disponibile in tempi più o meno brevi. E' questa l'unica cosa che - purtroppo - va considerata. Non importa quanto verrà a costare, ma il nucleare produce energia ed è quella che a noi serve. Carlo Rubbia sostiene che un quadrato di specchi solari di 200 km di lato potrebbe fornire energia a tutto il pianeta. E' una idea bellissima. Ce lo potremo costruire un quadrato del genere (o più quadrati più piccoli), visto che disponiamo di immense distese desertiche in Africa e in Medio Oriente, dove non si vede una nuvola nemmeno a pagarla oro? Riusciremo a mettere d'accordo le nazioni, a racimolare e suddividere gli investimenti necessari, a costruire (e poi a proteggere) un simile impianto, a gestire la suddivisione dell'energia prodotta e a trasportarla lì dove serve? Inutile illuderci: non ci riusciremo. Forse tra un secolo, ma non ora. Siamo disponibili, in Italia, a prendere un pezzo di terra nel Sud, a cacciare la gente che ci abita, a spazzare via eventuali parchi e aree protette, e a costruire una mega-centrale solare che serva il Paese? Non dovrebbe essere difficile trovare i soldi. In fin dei conti una roba del genere può costare meno di un ponte sullo stretto, e tutti i cittadini potrebbero investire - secondo le proprie capacità e volontà - nell'impianto per poi beneficiarne in misura proporzionata agli investimenti (diciamo più o meno come se uno si costruisse un impianto solare sul tetto di casa, solo che l'impianto è a distanza). Molte aziende e investitori potrebbero essere interessati (pago 20.000 mq di impianto e ho diritto a intascare la rendita di quei 20.000 mq). Ma riusciamo a immaginare che putiferio scatenerebbe una simile scelta? Di sicuro l'energia solare sarà la soluzione verso la quale dobbiamo lavorare, ma sarà un lavoro lungo e costoso. Fra 30 o 40 anni ne vedremo i frutti, ammesso che si parta adesso con una politica seria e non si continui con la parcellizzazione della produzione (costosissima) che vediamo oggi. Recentemente ho visto un preventivo per un sistema solare di circa 20.000 mq con una produzione media di 1 MW. Viene a costare qualcosa come 5 milioni di euro, e per i primi 15 anni la rendita è pari alle spese di gestione e restituzione del finanziamento, e questo solo grazie a incentivi statali (leggi spesa pubblica a fondo perduto) per altri milioni di euro. E' chiaro che se non si cambia sistema, questo meccanismo sarà pure vantaggioso per un privato (dopo i primi 15 anni in cui va a pari ha a disposizione 5 anni di lauti guadagni, in gran parte generosamente forniti dallo Stato) ma è improponibile su larga scala perchè comporta una spesa pubblica proibitiva. Finchè non avremo risolto questi problemi sull'energia solare (e non è detto che si riesca a risolverli) è chiaro che l'energia nucleare non è più questione di scelta. Da un lato abbiamo i combustibili fossili che si vanno esaurendo, dall'altro abbiamo un'energia solare che non riusciamo a veicolare efficacemente... ma in mezzo abbiamo un problema energetico da risolvere e da risolvere in fretta, e l'energia nucleare rischia di diventare l'unica a disposizione, se non è già così. Quindi, prima di parlare di opportunità della scelta, bisognerebbe innanzitutto rispondere alla domanda chiave: ce l'abbiamo la possibilità di scegliere?
  8. http://www.tfot.info/pod/1009/hyfly-mach-6...ssile-test.html http://en.wikipedia.org/wiki/Scramjet_Programs
  9. Gianni065

    MLRS

    Il fatto che si vedano filmati in cui gli MLRS scaricano le loro salve è normale. A parte la collocazione spazio-temporale dei filmati, i razzi con testata GPS sono utili quando hai un obiettivo specifico e fisso da colpire. Se devi saturare una zona (immaginiamo l'eliminazione di un campo minato, o la distruzione di una pattuglia nemica che si sta spostando all'interno di un area più o meno ampia, o l'indebolimento di una linea di fronte in vista dell'attacco, ecc...) i razzi non guidati sono ancora utili (non ha senso sprecare i più costosi a guida GPS). Per quanto riguarda l'artiglieria, anch'essa è destinata a "convertirsi" al GPS (si veda il programma Excalibur, ad esempio). Solo che una botta di artiglieria impone accelerazioni enormi al proiettile, e i circuiti elettronici di un sensore GPS non gradiscono. Questo significa sensori più costosi perchè devono essere più robusti e maggiore probabilità di malfunzionamento, rispetto a un razzo (e un malfunzionamento del sensore GPS quando stai sparando a qualcosa che si trova a cento metri davanti ai tuoi soldati, può avere conseguenze molto spiacevoli). Infatti i proiettili d'artiglieria a GPS (ma anche a guida laser) hanno avuto uno sviluppo molto più problematico rispetto alle armi di altre categorie (bombe, razzi, missili). Non dimentichiamo poi che un proiettile da 155 pesa intorno ai 45-50 kg e contiene circa una decina di kg di esplosivo. Le esigenze strutturali connesse al momento dello sparo impediscono di variare troppo questa proporzione (a meno di sparare con cariche di lancio ridotte al prezzo di una sensibile riduzione di gittata). Al contrario, un razzo MLRS è un affare che può portare una testata da 100 kg all'interno del contenitore strutturale. Si tratta di 100 kg interamente sfruttabili (con qualsiasi combinazione percentuale tra esplosivo e involucro a frammentazione). ;-)
  10. Gianni065

    Buon compleanno

    Sai qual'è il problema? Che c'è gente che apre gli occhi, guarda il cielo, e vede le scie chimiche. E quelli finiscono in televisione.
  11. Gianni065

    Buon compleanno

    In via di principio, questa affermazione è giustissima. Applichiamola in concreto, però. C'è un grosso manipolo di gente che - senza avere la benchè minima prova e senza alcun percorso logico decente - ACCUSA altre persone di aver ammazzato deliberatamente migliaia e migliaia di persone, di contaminare i nostri cieli con chissà quali sostanze tossiche, ecc... Accusano non solo Bush e la sua amministrazione (questo sarebbe anche passabile nell'ottica di un attacco politico), ma anche pompieri, piloti, poliziotti, personale dell'Aeronautica Militare, astronauti, scienziati, giornalisti, FBI, CIA, NIST, FEMA ecc... e persino testimoni e parenti delle vittime, se non le stesse vittime. E per sostenere queste accuse, falsificano fatti, prove, dichiarazioni, ecc... Non mi pare che chi parte in questo modo, abbia alcun diritto ad essere trattato con i guanti. Non dico che sia carino insultarli e offenderli (eppure se lo meriterebbero) ma quanto meno ridicolizzarli senza mezzi termini credo proprio che sia il minimo. "Pensarla diversamente" è lecito, ma in nome del libero pensiero non si può accettare la mistificazione utilizzata per accusare gente per bene di orribili misfatti. Se poi aggiungiamo che questa gentaglia ci "marcia" su queste cose, vendendo libri, dvd, conferenze, pubblicità ecc... è molto, molto difficile avere nei loro confronti un comportamento educato e rispettoso. Infine, questa gente sostiene che i debunkers (ossia coloro che - con dati di fatto - smontano le loro teorie) sono criminali, massoni, agenti segreti al soldo degli imperialisti, complici dei cospiratori, ecc... ecc... e non sono mancate minacce, insulti, attacchi personali di ogni genere. E tu lamenti che Perle Complottiste si prenda gioco di loro? La libertà (garantita dalle stesse persone che loro accusano) consente loro di dire ciò che vogliono. Consente persino a un Grillo (comodo con i milioni di euro che guadagna) di mandare a fanxxxx politici e uomini delle istituzioni... Vale anche per Perle Complottiste questa libertà, oppure no?
  12. Gianni065

    F16, un affare d'oro ?

    Come è stato risposto, la velocità di crociera è un dato estremamente variabile, secondo le condizioni. La velocità di crociera normale è di solito quella che rappresenta il miglior compromesso tra velocità e autonomia, ed è riferita anche a una quota precisa. Se devo semplicemente prendere un aereo dal punto A e portarlo al punto B, la velocità e la quota saranno quelle che mi consentono di fare il tragitto con il minor dispendio di carburante. I carichi bellici e il peso dell'aereo influiscono notevolmente sulla quota e sulla velocità ottimali, così come il tipo di missione che devo svolgere. E' evidente che non posso tenere la stessa velocità di crociera se volo a 100 metri da terra con 4 bombe da 1000 kg per attaccare un bunker nemico, o se volo a 11.000 metri con due missili aria-aria in missione di air-patrol. :-)
  13. Non è un caso. Se devo stabilire un contingente in un paese ostile a migliaia di km da casa, permetti che preferisca una zona in cui ho già appoggi e contatti? Se devo rischiare i miei soldati, permetti che almeno cerco di unire l'utile al dilettevole e portare a casa un po' di lavoro e soldi per le mie aziende? ;-) Quanto a ENI, non saprei, bisognerebbe chiedere a quelli che dicevano che i nostri soldati trasportavano i bidoni di greggio per conto di ENI. Battute a parte (ma è stato scritto, e proprio in questo forum) se e quanti accordi ENI riuscràa a strappare non lo so (spero un bel po'). http://www.corriere.it/esteri/08_aprile_21...44f486ba6.shtml No, le due realtà non sono paragonabili. In Afghanistan c'è una guerriglia, e per quanto sia pericolosa non è in grado di minacciare la stabilità del Paese. In Irak c'è uno scontro di etnie e fazioni religiose, e la cosa è molto più seria. Il senso dell'analisi che ho postato, peraltro, era esattamente questo. Il fatto che in Parlamento siano proposti disegni di legge che predicano il ritorno a leggi talebane non significa che quei disegni di legge diventino legge. Anzi, tutto questo dimostra che nel Parlamento c'è una democrazia effettiva. Anche questo è indice che nel Paese c'è una parvenza di pluralismo: se due tv private non si piegano, significa che si può esprimere dissenso senza finire fucilati. Sono piccole conquiste, ma non dimentichiamo da cosa viene fuori quel paese, e certo non possiamo pretendere che dalla sera alla mattina diventi la fotocopia di un modernissimo paese occidentale. Anche in Italia ci abbiamo messo mezzo secolo per abrogare pian piano le leggi fasciste, a colpi di sentenze costituzionali e di nuove leggi. E anche in Italia ci abbiamo messo mezzo secolo per laicizzare concretamente lo Stato e limitare la posizione privilegiata della Chiesa cattolica. Una cultura religiosa milleniaria non si può sopprimere come se non fosse mai esistita. Allo stesso modo, se un paese è di cultura araba o islamica, non è che si possa stravolgere questa cosa, e non è il caso di gridare al "ritorno delle leggi talebane" per la proposta o approvazione di norme che sono diffuse in tutti i paesi arabi e islamici della regione. Non è che nella modernissima e civilissima Arabia o in Siria o in Oman le cose siano molto diverse, quanto a controllo religioso dell'informazione sulle reti pubbliche e private. Se di qui a 20 anni avremo un Afghanistan simile a una Siria o a una Giordania non è mica una sconfitta, anzi, è un grosso successo. La cosa principale che ci deve premere è quella che il governo Afghano non sia più un santuario per il terrorismo e non ci punti missili addosso. Poi, se vogliono avere 50 mogli a testa tutte con il Burka, è una cosa che ci può non piacere ma non possiamo imporre con la forza la nostra cultura. Quando le donne afghane decideranno che è arrivato il momento di randellare i mariti, lo faranno esattamente come hanno fatto le nostre donne qui (che non dimentichiamolo: diritto di voto e parità di diritti uomo/donna sono conquiste recenti anche da questa parte del mondo...)
  14. Gianni065

    Come abbattere i Raptor?

    Se è per questo gli F-18E/F montano un radar molto simile a quello del Raptor e anche le ultime versioni dell' F-16 non scherzano. Ma la RCS non la abbatti ugualmente e quindi l'F-22 ha comunque il vantaggio di vedere il bersaglio prima che il bersaglio veda lui. Inoltre gli altri aerei montano le armi esternamente, e questo significa che la loro RCS aumenta e diminuiscono le prestazioni. Alla fine, l'F-22 avrebbe comunque il vantaggio di una RCS inferiore, il vantaggio di prestazioni effettive uguali a quelle teoriche, ed è comunque un aereo che manovra in modo superbo. Comunque la si giri e la si volti, l'attuale generazione di caccia è concepita per fronteggiare la precedente. L'F-22 è nato per fronteggiare una generazione che ancora non si è vista. Forse il suo vero problema è solo questo.
  15. Il problema non è così semplice come sembra. Innanzitutto, qualcuno di voi ha postato questo: Ecco, soffermiamoci su questa considerazione. Come si può pensare che un bimbo cresciuto in seno a quella realtà, possa mai diventare qualcosa di diverso? Che possibilità gli abbiamo dato? Non trasferiamo ai ROM un problema che invece determiniamo noi, con la nostra incapacità di gestire adeguatamente la situazione. A una famiglia italiana che non riesce a provvedere ai bisogni del proprio figlio, quest'ultimo viene sottratto e affidato a un'altra famiglia. Forse è il caso di iniziare ad applicare questo sistema. E' legale, è già operante, basta implementarlo a dovere. Togliamo i figli a chi li manda ai semafori a mendicare, a chi non assicura loro un'istruzione adeguata, a chi li manda a rubare, a chi li usa tenendoli in braccio seminudi al freddo, al caldo, sotto la pioggia, per impietosire i passanti, a chi li alleva in campi in cui non sono garantite condizioni minime di igiene e assistenza sanitaria. Basta fare questo, e poi vediamo quanti ROM continueranno a insediarsi in Italia. E anche il discorso di dare la cittadinanza... scusate, ma non sono d'accordo. La cittadinanza non è un diritto di residenza, non è un permesso di soggiorno... è molto di più. Significa fare propria la cultura di un Paese, assimilarsi ad esso, essere realmente convinti di volerlo fare. E', a mio modo di vedere, anche qualcosa di diverso da un semplice diritto (di chi viene in Italia): da un lato ci dev'essere una persona che consapevolmente voglia diventare cittadino (non per interesse, ma per volontà di adesione) e dall'altra un paese che sia disposto a concederla. Perchè mai devo sentirmi in obbligo, io Italia, di dare la cittadinanza a un tizio che - onestissimo - si sente straniero e chiede la cittadinanza solo per interesse? Allora, mettiamo in condizione lo straniero di non aver bisogno di chiedere la cittadinanza per ottenere cose che può ottenere senza. Ma il discorso va oltre. E qui viene la nota dolente. Uno straniero, se tutto fosse a posto, potrebbe lavorare in Italia, risiedere in Italia, avere diritto all'assistenza sanitaria italiana, diritto allo studio, ecc... ecc... ecc... Perchè mai dovrebbe chiedere la cittadinanza? Invece la chiedono ugualmente. E quelli che la chiedono lo fanno solo per interesse: evidentemente per non poter essere espulsi se non lavorano più o se delinquono, o magari solo per non doversi fare le code agli sportelli immigrazione per rinnovare il permesso di soggiorno. Sono ben pochi quelli che chiedono la cittadinanza perchè sono onesti e vogliono davvero diventare cittadini italiani. Solo questi ultimi noi dobbiamo tutelare (dal punto di vista di concedere la cittadinanza), non tutti gli altri, ancorchè apparentemente regolari. E pertanto, dobbiamo pretendere che i requisiti per ottenere la cittadinanza siano molto più stringenti di quanto non siano ora. Ad esempio, possiamo immaginare un sistema in cui lo straniero, all'ingresso in Italia, abbia a disposizione un permesso di soggiorno provvisorio (che so sei mesi) entro il quale si debba trovare un lavoro. A quel punto avrà diritto a una carta di soggiorno che avrà valore fintanto che la sua posizione lavorativa sarà regolare (e basta interfacciare i database INAIL/INPS con quelli dell'Immigrazione, per evidenziare subito chi non lavora più). Con quella carta di soggiorno può restare tranquillo finchè vuole e beneficiare di tutti i diritti di un cittadino, senza esserlo. Soltanto dopo un certo numero di anni (non meno di 5 ma forse sarebbe meglio 10) potrà chiedere la cittadinanza. Attenzione: chiedere. Non significa ottenerla automaticamente. Perchè se uno è in regola al 100 % con il lavoro e quant'altro, ma professa una riforma costituzionale per cui in Italia si dovrebbe parlar arabo e le donne devono portare il burka, non vedo proprio perchè dovremmo concedergliela. In sintesi: applichiamo bene le leggi che abbiamo (discorso ROM), evitiamo automatismi e allargamenti che limitano il nostro santo diritto discrezionale di decidere chi meriti la cittadinanza e chi no, sfruttiamo le grandi capacità dell'informatizzazione per aumentare l'efficienza dei controlli incrociati, puniamo severamente chi agevola l'immigrazione clandestina e chi si presta a falsificare la posizione degli stranieri per fargli ottenere permessi di soggiorno, garantiamo effettività di diritti a chi è in Italia regolarmente (di modo che non abbia necessità di ricorrere alla cittadinanza) e creiamo una forza di polizia specifica per l'immigrazione. Su quest'ultimo punto, bisogna accettare il fatto che le risorse attualmente assegnate dalle forze di polizia al controllo immigrazione, SONO INSUFFICIENTI perchè vengono condivise con le risorse assegnati ad altri problemi ritenuti più importanti o più visibili o meno rognosi. Allora, che si stacchi da ogni corpo di polizia un'aliquota di personale e di risorse, e che le si faccia confluire in un apposito Servizio Immigrazione, così come avviene in altri paesi che hanno affrontato questi problemi prima di noi. Altrimenti continueremo soltanto a prenderci tutti in giro fino alla notte dei tempi, a produrre leggi che non siamo in grado di far rispettare, e a rincorrere un fenomeno che non siamo in grado di controllare. Mio parere.
  16. Gianni065

    Come abbattere i Raptor?

    Di solito quei dati si ottengono partendo da un dato conosciuto (distanza di scoperta XY per un bersaglio con RCS XY) ed estrapolando gli altri, attraverso una formula matematica. Non è preciso al 100 % come sistema, ma fornisce un'indicazione abbastanza attendibile.
  17. Bhè, l'HUD del MIG-23 presenta i dati radar. Se un bersaglio sparisce dal radar dopo che gli è arrivato addosso un missile, è un buon segno di abbattimento... ma a parte questo, nelle condizioni operative pratiche (e a maggior ragione nel 1982) lanci BVR veri e propri, in cui addirittura il bersaglio è così lontano al momento dell'impatto da non vederne nemmeno l'esplosione, sono un evento raro. ;-) Onestamente non ricordo che la RAND abbia espresso dubbi, ma se dubbi potevano sussistere nel 1984, dopo 24 anni credo si possano considerare dipanati. Sui due F-15, un rapporto perdite 60 a 0 o 60 a 2 non fa alcuna differenza, non è tanto il rapporto perdite quello che conta, quanto il totale azzeramento della difesa aerea, sia basata su intercettori che su missili antiaerei. Non è un discorso "F-15 meglio di MIG-23" ma è un discorso di gestione della guerra aerea. Se gli israeliani avessero avuto a disposizione solo Phantom e Kfir, avrebbero stravinto ugualmente, magari con qualche perdita in più, ma avrebbero stravinto. Le tattiche operative e l'utilizzo corretto di assetti come gli aerei AEW, gli RPV, gli ELINT, le ECM, ecc... hanno fatto la differenza, molto più che le macchine. Non ricordo però la storia dei due F-15 danneggiati al punto da essere buttati via (diamine, gli israeliani hanno recuperato l'Eagle che atterrò con un'ala sola... non buttano via niente da quelle parti...) e mi risulta un solo F-15D danneggiato da un missile a corto raggio (un Aphid, mi pare) ma potrei ricordare male.
  18. Non ho visto i link, ma comunque non devono meravigliare missioni di 4-7 ore. Una missione di attacco o una missione di intercettazione possono rivolversi anche in tempi brevi (decolli, fili mezz'ora a 1000 km/h, sganci un paio di bombe contro un bersaglio situato a 500 km, rientri) ma ci sono missioni complesse che richiedono tempi maggiori. Per risparmiare carburante e aumentare l'autonomia, i velivoli non filano alle velocità massime, ma spesso fanno buona parte del volo a 600-700 km/h, poi possono essere previsti uno o più rifornimenti in volo (all'andata e al ritorno, ad esempio), ci possono essere tempi di attesa per "ritrovarsi" con altri aerei che voleranno assieme in un pacchetto d'attacco... ecc... Determinate missioni, poi, hanno fisiologicamente tempi più lunghi. Una missione SEAD, ad esempio, può comportare che un velivolo pattugli un'area finchè i pacchetti d'attacco non hanno fatto il proprio lavoro e si sono allontanati. Lo stesso dicasi per pattugliamenti a disposizione delle forze terrestri per missioni CAS. Di solito le missioni semplici non durano più di 2-3 ore ma quelle complesse possono arrivare anche a superare le 6 ore, e di molto.
  19. In effetti alcuni argomentano che il missile che ha colpito la corvetta israeliana fosse un C-701 e non un C-802. Il C-701 è un missile più piccolo, paragonabile grosso modo al Maverick, e può essere guidato e/o lanciato senza la necessità di sistemi di controllo particolarmente sofisticati. L'osservazione è ragionevole, ma non la condivido, nel senso che le premesse su cui si fonda non sono significative. Innanzitutto la nave israeliana è stata colpita a una distanza che rappresenterebbe il limite della portata di un C-701. In secondo luogo, si è dimostrato che non ci vuole molto ad adattare un missile antinave per un lancio di fortuna da una postazione costiera: lo fecero anche gli argentini alle Falkland, con gli Exocet, parente stretto dei C-802. E guarda caso il risultato fu simile a quello della corvetta israeliana. In terzo luogo, la carica di un C-802 non è poi così lontana da quella di un C-701: parliamo di 150 kg circa contro 100 kg circa. Non è che parliamo di 500 kg contro 100 kg, per intenderci. Infine, nella circostanza, assieme alla corvetta israeliana, fu colpito e affondato anche un mercantile che non c'entrava nulla, che incassò un secondo missile che aveva mancato la corvetta. Il mercantile era fuori dalla portata di un C-701 nè si spiegherebbe la sua sorte se non si ipotizza un missile con seeker indipendente. Se gli Hezbollah avessero guidato "a vista" i C-701, non avrebbero potuto colpire per errore un mercantile. Ritengo quindi che l'insieme delle circostanze deponga a favore dell'impiego di un C-802 e non di un C-701.
  20. Va bene, non litighiamo per queste cose. Al di là di racconti e testimonianze che lasciano il tempo che trovano (un giornalista che attesta di aver visto un F-16 cadere in fiamme... onestamente già è difficile immaginare che un giornalista sappia distinguere un F-16 da un dirigibile... poi non si riesce proprio a immaginare la scena...) Gianvito ha dato voce alla "versione alternativa" e non c'è nulla di male in questo. Non l'ha avvallata, l'ha proposta per arricchire la discussione. Se leggete siti serbi o comunque "orientali", troverete racconti più o meno simili secondo cui le perdite della NATO sui balcani sarebbero di gran lunga superiori a quelle dichiarate. E anche lì ci sono testimonianze ecc... Quando Israele ha avuto batoste (vedi Yom Kippur, 1973) le ha dovute ammettere, volente o nolente. Se Israele si producesse da solo i propri caccia e fosse uno stato totalitario, forse riuscirebbe a nascondere le proprie perdite. Ma la verità è che certe cose non si possono nascondere. Ad ogni modo, nel marzo del 1983 gli israeliani passarono all'USAF tutta la documentazione e i dati relativi agli scontri aerei, perchè l'USAF insistette per averli allo scopo di utilizzarli per le proprie analisi. I sovietici inviarono non meno di 4 delegazioni in Siria per capire come accidenti era stata possibile una sconfitta così cocente, la prima delle quali giunse già il 13 giugno del 1982. Le indagini furono coordinate dal colonnello generale Yevgenii Yurasov. Del resto, gli stessi sovietici che hanno analizzato la questione, hanno ammesso i fatti così come li conosciamo. Basta reperire una copia di Isvestija del 20 giugno 1982, o leggere la TASS di quello stesso periodo. La favola delle perdite israeliane nasce da un rapporto di Leonid Zamyatin del 4 luglio 1982 (Commissione Centrale del Dipartimento di Informazione), amplificato da una serie di articoli pubblicati su Red Star dal colonnelo Kashuba, che furono utilizzati per ingannare i piloti sovietici e sollevare il morale estremamente basso in seguito alle notizie divulgate in prima battuta. In realtà un altro ufficiale, il colonnello V. Dubrov aveva stilato il vero rapporto... e i fatti stavano esattamente come raccontati dagli israeliani. Il rapporto è stato pubblicato su Aviatsiia i Komonavtika, mensile delle forze aeree russe, sui numeri di settembre e ottobre del 1983. Non è ancora chiara la ragione per cui l'URSS, dopo aver inizialmente ammesso i fatti, poi aver cercato di contraffarli, alla fine abbia pubblicato il rapporto Dubrov in cui quei fatti non lasciavano dubbi. I fatti, però, stanno così, e gran parte di quello che circola è preso dal rapporto Zamyatin, rivelatosi un fake. ;-)
  21. Gianni065

    Harpoon

    Onestamente l'Av-8B Plus non ha alcun problema a trasportare l'Harpoon. Si tratta di un missile che pesa intorno ai 600 kg e l'Harrier II può caricare tranquillamente oltre 3 tonnellate di carichi bellici esterni senza difficoltà. Tant'è vero che è considerato compatibile sia con l'Harpoon che con il Sea Eagle. http://www.airforce-technology.com/projects/harrier/ http://www.aerospaceweb.org/aircraft/attack/av8/ Non vedo alcuna ragione tecnica che inibisca l'utilizzo dell'Harpoon, mentre tutte le fonti concordano che la mancata integrazione sia dovuta semplicemente a una questione di costi, che l'USMC non si è voluta accollare. La cosa non stupisce, visto che all'US Navy non mancano certo capacità antinave e non ha alcun interesse a impiegare gli AV-8B Plus in questo ruolo. In ogni caso, l'integrazione di un'arma come l'Harpoon non è una cosa semplicissima, e pertanto credo che sia ragionevole metterci una pietra sopra. Quanto alle armi dell'F-35, al momento gli ordigni a guida GPS di cui sarà dotato consentono di coprire tutte le esigenze previste per la fase del "first strike". Come è noto, le dottrine operative prevedono che dopo questa fase di demolizione dei centri di comando e della difesa aerea nemica, gli F-35 possano rinunciare alle loro caratteristiche stealth e utilizzare i piloni subalari. A ben vedere, però, non è che ci sia chissà che armamentario da portare appeso ai piloni. Se ci fate caso, ormai le armi GPS sono in grado di colpire qualsiasi obiettivo. Restano fuori solo i bersagli mobili e le navi. Questo tipo di bersagli sarà appannaggio di armi come le Laser JDAM http://www.boeing.com/defense-space/missil...am_overview.pdf Bisognerà vedere se l'Harpoon sarà integrato o meno sull'F-35. L'US Navy al momento disponde degli Hornet e Super Hornet per trasportare l'arma, e non preme per integrarla sugli F-35. Dipenderà quindi da cosa chiederanno i clienti esteri. In ogni caso, teniamo sempre a mente che l'attacco antinave è giudicata una necessità sempre meno probabile da parte di tutte le forze aeree. Se ci fate caso, sono pochissime le nazioni che hanno da temere serie offese navali e che non abbiano altri tipi di assetti da impiegare in questa evenienza. Giusto o sbagliato, oggi si ritiene che le minacce navali e quelle sottomarine sono improbabili e comunque efficacemente contrastabili con altri mezzi navali, sottomarini, elicotteri. Allo stesso modo, sta cambiando la guerra terrestre. Oggi un elicottero Apache può montare - al posto dei razzi non guidati - razzi dotati di guida laser, il che moltiplica la capacità di ingaggiare bersagli mobili a distanza. A fronte degli 8-16 Hellfire, oggi si possono montare decine e decine di razzi guidati (di fatto missili...) economici e precisi. Visto che le razziere sono quelle standard, si possono montare su qualsiasi elicottero che utilizzava i razzi non guidati: AH-1, A-129 ecc... Sistemi come l'MLRS, grazie alla guida GPS, sono diventati incredibilmente precisi e utlizzabili nel Close Support con un'efficacia ed efficienza inimmaginabili fino a pochi anni fa. Lo stesso dicasi per l'artiglieria. Per non parlare degli UAV armati. Insomma, sta cambiando il modo di far guerra, e l'aviazione è sempre più sollevata dal "Close Air Support" e dalle missioni antinave. Certe scelte si spiegano solo se ci si mette nella testa di chi ha ben chiaro il percorso intrapreso dalla tecnologia bellica e "vede" il campo di battaglia come sarà domani. ;-)
  22. C'è poco da postare. L'analisi che ho inserito nel blog mi sembrava interessante per via delle considerazioni che faceva e dei risultati statistici elencati. Ho inserito i dati presenti, il resto è solo una serie di commenti dei suoi autori. Il succo del discorso è che in Afghanistan l'intervento militare ha conseguito obiettivi pieni: il governo di Karzai è stabile e risconosciuto dalla maggioranza della popolazione, il paese è sulla buona strada per diventare una nazione in grado di autogovernarsi e l'unico problema rimasto è la guerriglia talebana che sarà difficile estirpare visto che opera partendo da zone impervie del paese. L'Irak invece è un problema tutto aperto. Gli autori sostengono che bisogna iniziare a separare le due cose (Aghanistan e Irak) e a concentrare gli interventi in Irak per ottenere risultati paragonabili. In Afghanistan, infatti, la situazione è chiara e delineata: c'è un governo da una parte, ci sono fazioni ribelli dall'altra, ma la distinzione è netta. In Irak invece il paese è costantemente sull'orlo di una guerra civile e secondo gli autori occorre incrementare la pressione militare. Le forze presenti non sono sufficienti. In effetti questo articolo va messo in relazione con altri, che non ho postato, in cui si rappresenta l'attuale situazione militare in Irak. Gli USA stanno concentrando le proprie forze su un numero limitato di basi, poste lontano dalle città, sia a Nord che a Sud, e la produzione di petrolio sta ripartendo per garantire 500.000 barili al giorno che dovrebbero fornire un flusso di contanti adeguato per completare la ricostruzione del paese e delle sue forze armate. Forti di questa "riorganizzazione", gli americani contano di poter ridurre la loro presenza a 30.000 uomini circa destinati a rimanere nel paese per i prossimi due anni (ma più probabilmente almeno per 10 anni). Abbiamo quindi da un lato la posizione ufficiale (il paese si sta riprendendo, è giunto il tempo di ridurre le forze e concentrarle su poche basi super-protette) dall'altra quella di alcuni analisti che invece ritengono che il paese cadrà nella guerra civile se non si aumentano le forze militari sul campo. Purtroppo ritengo che la situazione politica americana non consenta di aumentare i livelli di forza e anzi renda inevitabile una progressiva riduzione. Bisogna vedere se l'aumento della produzione di petrolio riuscirà ad attirare sufficiente interesse per altri paesi che si facciano carico della stabilizzazione dell'Irak. E' innegabile che se il petrolio riprende a fornire valuta all'Irak, ciò si tradurrà nella possibilità di ricostituire un esercito degno di questo nome e di distribuire ricchezza tra la popolazione. La sicurezza degli oleodotti sarebbe garantita dai contractors privati, che godrebbero dell'appoggio "generale" fornito dalle forze americane dislocate in poche basi al sicuro da attacchi. Una popolazione più ricca e una presenza militare straniera meno invadente dovrebbero creare le condizioni per una normalizzazione. Ora, se avranno ragione gli analisti pessimisti o gli strateghi ottimisti, è da vedere. Intanto sono stati firmati i primi contratti per l'estrazione di petrolio che dovrebbero portare la produzione a 500.000 barili al giorno (prima dell'invasione del Kuwait l'Irak produceva vari milioni di barili al giorno). Di più non si può dire, ma è interesse di tutti che la situazione in Irak si stabilizzi quanto prima (di tutti... tranne di chi ha interesse che resti instabile... e con un po' di ragionamento si può capire subito chi abbia questo interesse...)
  23. Global Security ripropone esattamente tutti i dati di FAS, sia pure con una veste e un ordinamento differenti. :-)
  24. Acig è un sito che da un lato è ricco di informazioni, dall'altro bisogna stare attenti perchè ogni tanto se ne va per i fatti suoi... :-)
  25. Gianni065

    Acustica nell'abitacolo

    Visto che la discussione è resuscitata... in effetti i piloti di varie forze aeree, tra cui quelle USA, utilizzano una specie di tappi chiamati CEP, che tagliano il rumore ma non le comunicazioni (hanno proprio un altoparlante integrato che si connette al casco). Non so se sono utilizzati anche dai piloti italiani, onestamente. Con i CEP i decibel vengono abbassati drasticamente, anche della metà. Senza di essi, effettivamente i valori di noise sono quelli indicati da Gianvito e Gullibuc. Qui potete trovare alcune foto dei CEP: http://www.usaarl.army.mil/hmdbook/cp_008.htm
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