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Afghanistan - Topic ufficiale
Gianni065 ha risposto a Thunderalex nella discussione Discussioni a tema
Si sente spesso questo paragone, ma io ci andrei cauto ad assimilare le due situazioni. Il Vietnam era una situazione molto anomala. Si combatteva nel Vietnam del Sud contro un esercito alimentato non solo da guerriglieri, ma anche dalle forze regolari del Vietnam del Nord, il tutto supportato dall'URSS. Dato che c'erano limiti stringenti a operare contro il Vietnam del Nord, le forze americane hanno sempre dovuto combattere con i legacci. In Afghanistan la situazione è molto diversa: c'è una guerriglia, ma questa guerriglia è tutt'altro che compatta (molte bande si ammazzano tra loro) e non ci sono eserciti regolari di altri paesi che scendono in campo a fianco dei guerriglieri. Lo scopo dell'intervento alleato in Afghanistan è impedire che nel paese torni al potere un regime che trasformi nuovamente quello stato in un rifugio dorato e in una gigantesca base per il terrorismo internazionale. In Vietnam c'era un governo da sostenere e non ci si è riusciti, in Afghanistan c'era un regime da abbattere e l'abbiamo abbattuto. Questo è un primo punto a favore. Poi c'era da insediare un governo amico e lo abbiamo fatto. Secondo punto a favore. Poi c'è da impedire che la guerriglia possa riprendere il potere: sono passati ormai 9 anni e non c'è riuscita, e non è lontanamente in condizioni di farlo. Anche questo è un punto a favore. Adesso c'è da mettere in condizioni il governo afghano di cavarsela da solo. Ma questo obiettivo richiederà tempo. L'Afghanistan lo stiamo costruendo da zero, probabilmente ci vorranno 1 o 2 generazioni affinchè diventi sufficientemente stabile. Stiamo costruendo infrastrutture, fornendo istruzione, addestrando quadri civili e militari. Le azioni di guerriglia sono un disturbo, uno stillicidio, ma non hanno la forza di cambiare il percorso tracciato. Prima o poi l'Afghanistan riuscirà a gestirsi da sè, le nostre forze saranno sempre pronte a intervenire in caso di difficoltà e in ogni caso nessuna base logistica terroristica potrà essere costruita senza che venga rasa al suolo nel giro di poche ore. C'è poi un discorso importantissimo da tenere a mente: il Vietnam era un nulla. Non serviva a nulla, gli americani non avevano alcun interesse in Vietnam nè il Vietnam poteva costituire una minaccia per gli americani. Era una guerra combattuta a puri fini ideologici: in appoggio a un governo filo-occidentale contro le forze filo-sovietiche. A un certo punto la società e le forze politiche americane si sono dette: perché dobbiamo perdere decine di migliaia di soldati per una causa che non ha alcun fine pratico e di cui pare non interessi proprio a nessuno? E il paese è stato abbandonato a sè stesso. Al contrario, l'Afghanistan rappresentava e rappresenta tuttora una minaccia: nessuno vuole che laggiù Al-Qaeda torni a costruire basi logistiche e campi di addestramento. C'è una ragione concreta e pratica, per cui il mondo politico americano e buona parte della società americana (ma vale anche per molti altri paesi) è favorevole a non ritirarsi dal paese prima che la situazione sia definitivamente sotto controllo del governo locale. La critica, semmai, è rivolta al modo di condurre le operazioni, non agli scopi della guerra. Ma da questo punto di vista, Obama ha capito che le forze in campo sono insufficienti per tenere a bada la guerriglia il tempo necessario affinché le forze afghane siano in grado di fare da sole (come del resto da tempo sostenevano i militari) e i rinforzi dovrebbero servire proprio per dare una spallata finale e chiudere la partita. E' la mossa giusta. Ha funzionato in Iraq e funzionerà anche in Afghanistan. Si sarebbe dovuto farlo prima ma Bush era fortemente contrastato nel Congresso. Obama ha il Congresso dalla sua parte (almeno per ora) e può permettersi di farlo. L'importante è che questi nuovi uomini vengano impiegati su due binari precisi: addestramento delle forze afghane e missioni search and destroy. Ci sarebbe poi da sistemare la faccenda del Pakistan, ma qui gli USA pagano l'aver voluto fare da soli. Se avessero coinvolto maggiormente Russia e Cina in questa guerra (le possibilità c'erano) avrebbero potuto isolare meglio i talebani dai loro appoggi esterni. -
Rockwell B-1 Lancer
Gianni065 ha risposto a -{-Legolas-}- nella discussione Bombardieri & Attacco al suolo
44 ore, ottobre 2001. http://www.irconnect.com/noc/press/pages/n...s.html?d=164328 Il record di 35 ore del B-52 che avevo citato, è stato quindi superato. -
Certo che in una discussione del genere alla fine entrano argomenti che richiederebbero migliaia di pagine per essere trattati a dovere. Su Dunkerque, quella che Hitler lasciò andare le truppe inglesi nella speranza di trattare una pace è una teoria condivisa da un certo numero di storici ma non provata. Personalmente la giudico una teoria verosimile, ma dobbiamo pur sempre dare ai fatti il peso che meritano. I fatti dicono che Hitler bloccò le armate tedesche per tre giorni (dal 24 al 26 maggio), che furono preziosi per l'evacuazione. Hitler stesso ha dichiarato che il suo fu un gesto "cavalleresco" nei confronti degli inglesi. Ma i fatti dicono anche che le forze francesi a sud costituivano ancora un pericolo, e che una direttiva di Hitler del 24 maggio aveva ordinato di annientare le forze inglesi e francesi in fuga e di utilizzare la Luftwaffe per contrastare ogni tentativo di evacuazione. E' quindi altrettanto verosimile che Hitler non avesse alcuna intenzione di far fuggire l'esercito nemico, ma semplicemente sopravvalutò la minaccia costituita dalle forze francesi a sud e rimandò l'attacco finale di tre giorni affinchè l'esercito tedesco consolidasse le proprie posizioni e fosse preparato a gestire il fianco meridionale. Tra l'altro, la zona di Dunkerque non era adatta all'impiego dei carri armati: questo giocò in favore degli alleati e della loro capacità di resistere e mantenere il perimetro protettivo attorno all'area di evacuazione. E' sempre un fatto che degli oltre 800 mezzi navali impegnati nell'evacuazione, circa 1/3 fu affondato dalla Luftwaffe. Ed è un fatto che gli scontri aerei sull'area furono accaniti, circa 250 velivoli alleati e tedeschi andarono persi. Oggettivamente non pare proprio che i tedeschi volessero lasciar sfuggire gli inglesi, per cui la conclusione più verosimile è quella che Hitler sbagliò i suoi calcoli ed ebbe eccessiva fiducia nella capacità della Luftwaffe di impedire l'evacuazione. Fatta la frittata, anzichè ammettere l'errore ha sostenuto che il suo fu un gesto cavalleresco... Sulle portaerei, la considerazione di vonparrish ("In tutta sincerità non capisco come mai venga attribuita tanta importanza alle PA") non è condivisibile. Le portaerei hanno giocato un ruolo fondamentale durante la II GM. Certo, questo ruolo è stato più evidente nel Pacifico, per varie ragioni, ma anche in Atlantico e nel Mediterraneo queste unità hanno dimostrato la loro utilità e la loro funzione di capital ship. Se si parte dal presupposto che le portaerei non sono fondamentali perché possono essere affondate... un ragionamento simile non porta da nessuna parte. I giapponesi ci provarono ad affondare le portaerei americane a Pearl Harbor, ma non ci riuscirono. Certo, le portaerei non sono tutto: sono un elemento importantissimo e potentissimo che però va inserito in un contesto più ampio. La Germania non prevedeva di portare avanti una guerra navale di ampio respiro e puntò a mezzi navali destinati a contrastare la potenza marittima dei suoi avversari, piuttosto che a imporre la propria. Però il controllo del Mediterraneo era un'esigenza prioritaria, e se le forze italiane avessero potuto contare su un certo numero di portaerei e su una valida aviazione navale basata a terra, dubito che gli inglesi avrebbero potuto imporsi in questo bacino, come invece hanno fatto. Gli inglesi avevano le portaerei, gli italiani no. C'è poco da girare attorno a questa lacuna, e gli aerosiluranti che colpirono la flotta italiana a Taranto erano decollati dalle portaerei inglesi. E' vero piuttosto che italiani e tedeschi sottovalutarono l'importanza delle portaerei, mentre gli inglesi non la sottovalutarono ma nemmeno la esaltarono. Americani e giapponesi, invece, ne fecero il fulcro delle proprie operazioni marittime. Per il resto, le guerre locali e regionali possono essere decise da tattica e strategia. Ma di guerre mondiali ne abbiamo avute solo due, ed in entrambe ha vinto chi era più forte in termini di disponibilità di risorse e di capacità industriale. Dunkerque o no, portaerei o no, alla lunga il II conflitto mondiale non poteva finire diversamente da com'è finito. Solo alterando la bilancia delle risorse e delle capacità industriali si sarebbe potuto alterare l'esito della guerra.
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Una volta ho tradotto "saucers" per "salsicce" anzichè "salsiere" , e un'altra volta ho scritto Pearl Harbour anzichè Pearl Harbor. Non me l'hanno mai perdonato. C'è gente parecchio suscettibile in giro...
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Gianvito ha perfettamente ragione. Già la precisione dei bombardamenti contro bersagli statici a terra non era poi eccezionale, se poi consideriamo che una nave è un bersaglio piccolo (in lunghezza ma soprattutto in larghezza) e in movimento, è evidente che il bombardamento da quote medio-alte è destinato ad avere una percentuale di successo insignificante. Quello da quote mediobasse è appena più preciso ma anche più rischioso e la capacità di penetrazione delle bombe è notevolmente inferiore. L'addestramento non può compensare significativamente questi svantaggi intrinsechi di questo tipo di bombardamento. La cosa cambia se parliamo di navi stazionate nei porti, ovviamente. Consideriamo però che i piloti giapponesi non ebbero poi tantissime occasioni per dimostrare la validità dell'addestramento ricevuto in questo tipo di bombardamento, perché dalla battaglia di Midway in poi le perdite furono elevatissime e la stragrande maggioranza dei piloti che avevano iniziato il conflitto con un eccellente addestramento finirono sotto i colpi dei caccia americani. I piloti che li sostituirono avevano un addestramento di gran lunga più scadente. Credo che a questo pensasse anche Gianvito quando ha scritto "all'inizio della guerra".
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Google ha riferito che si è trattato di un tentativo di attacco, ma la privacy delle mail non è stata violata. La censura è ammessa ufficialmente dal governo cinese, che l'ha ribadito pure in TV in questi giorni. Quindi se c'è qualcuno che danneggia l'immagine della Cina è lo stesso governo cinese. Di fronte a questo dato certo, si crea inevitabilmente una presunzione in favore della posizione assunta da Google e delle sue conclusioni. Del resto, Google ha soltanto detto che non rispetterà i filtri di censura imposti dal governo cinese. E' quest'ultimo che ha dichiarato (anche questo in TV) che se Google non rispetta la censura non può operare nel paese.
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Concordo su questa impressione. Non ho letto statistiche in tal senso, ma sembra che le perdite per ore di volo per RPV e UAV siano decisamente più alte rispetto ai velivoli pilotati. Possono esserci varie spiegazioni per questo. Ad esempio: - Il controllo a distanza è comunque un ulteriore "aggeggio" soggetto a guasti e problemi; - Il controllo a distanza non è altrettanto efficace e tempestivo del controllo con pilota a bordo, e quindi aumenta la possibilità che il velivolo si trovi in assetti inusuali o irrecuperabili; - Dato che manca il pilota, l'intero sistema di manutenzione e controlli è meno stringente rispetto a quello dei velivoli pilotati; - Dato che manca il pilota, il velivolo viene impiegato anche in condizioni meteo che un pilota preferirebbe evitare (difficilmente un pilota si avventura in una perturbazione, o vola in una formazione nuvolosa molto bassa, e molte missioni di addestramento vengono annullate in caso di condizioni meteo avverse).
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A essere precisi, sono state trovate quelle che secondo alcuni ricercatori sarebbero tracce organiche. L'ipotesi è sostenuta con forza da alcuni studiosi che da tempo hanno annunciato una relazione tecnica sull'argomento, da sottoporre alla comunità scientifica, ma stiamo ancora aspettando. La speranza di trovare prove dell'esistenza di vita extraterrestre è fortissima, si tratta di un'aspettativa immensa. Questo purtroppo spinge a trarre conclusioni affrettate. Se davvero su Marte c'è stata vita, è molto più probabile che siano le nostre sonde a rilevarne le tracce, piuttosto che le analisi su un meteorite (dove si sommano più incognite e teorie, a partire dalla natura stesso del meteorite per passare alla sua storia, prima ancora di arrivare alle ipotesi su ciò che mostrerebbe). E difatti la comunità scientifica nutre molte aspettative su alcune rilevazioni sul suolo marziano, oggetto di particolare interesse.
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provocazioni e attacchi libici negli anni '80
Gianni065 ha risposto a lender nella discussione Eventi Storici
E daglie. Le opinioni e le dichiarazioni di proprie opinioni e valutazioni, lasciano il tempo che trovano di fronte ai fatti. Una serie di inchieste ha stabilito che fu un errore. I documenti dimostrano che fu un errore. Per continuare a sostenere che non fu un errore, bisogna affermare che le inchieste furono tutte pilotate e i documenti tutti falsificati. Ma di questo non c'è uno straccio di prova, nemmeno dopo la declassificazione degli archivi. Ma più di tutto, nessun comandante militare si assumerebbe mai la responsabilità di un simile attacco contro una unità navale alleata (e anzi, di un paese dal quale dipende la propria stessa sopravvivenza). Una simile decisione sarebbe demandata alla massima autorità politica del paese. E non per niente logico anche solo immaginare che il governo israeliano abbia preso una simile decisione. E per cosa? Per allontanare una nave spia alleata che stava spiando i propri nemici e che sicuramente avrebbe passato ad Israele tutte le informazioni utili raccolte? E' assolutamente inverosimile. Se sommiamo questa illogicità al risultato di una serie di inchieste (quella gudiziaria israeliana, quella giudiziaria americana, quella della CIA) e all'evidenza documentale, la teoria dell'attacco premeditato perde di qualsiasi credibilità. Ne ha senso parlare di sagome e bandiere: gli israeliani hanno colpito una nave americana, non una propria nave. Una nave non strettamente militare: voglio proprio conoscere un comandante o pilota che sia in grado di riconoscere a vista persino le unità logistiche. Esistono invece molti casi in cui i militari hanno colpito UNA PROPRIA nave o altro mezzo. Il che è ben peggio di colpire un mezzo alleato, dal punto di vista dell'identificazione. Durante la guerra del Vietnam aerei USAF attaccarono la USCGC Point Welcome uccidendo due marinai. In una seconda circostanza gli aerei americani attaccarono addirittura UN'INTERA FLOTTA composta da tre cacciatorpediniere (due americani, il Boston e l'Edson, e uno inglese, l'Hobart) e varie unità minori, uccidendo diversi marinai e affondando una delle unità. Bisogna essere proprio chiodi, visto che i nordvietnamiti nemmeno ce l'avevano una flotta degna di questo nome. Eppure accadde. E qualcuno qui mi dice che un simile errore con una nave logistica non è possibile? Parliamo di passaggi e bandiere? Di sagome? Andiamo... ===== E aggiungo. I veri motivi per cui nella vicenda della Liberty si nascose qualcosa (ammesso che si sia nascosto qualcosa) sono ben altri. Innanzitutto il rimpallo delle responsabilità. E' verosimile che sia gli israeliani che gli americani commisero errori, e ciascuno aveva tutto l'interesse di scaricarli sull'altra parte e di dimostrare che aveva fatto tutto il possibile per evitare l'incidente. Inoltre in USA esiste da sempre un contrasto forte tra la lobby filo-israeliana e quella anti-israeliana, e c'era da mediare tra queste posizioni. Infine, c'era da tener conto dei sentimenti dei marinai convolti e dell'US Navy in generale, che non poteva certo mandar giù tranquillamente un simile amaro boccone. Quindi le "magagne", se magagne ci furono, sono state finalizzate ad ammorbidire eventuali colpe e responsabilità da una parte come dall'altra, per dare all'incidente una specie di patente di inevitabilità. Questo è il punto: colpa, non dolo. Incompetenza, non malizia. E non solo ai livelli operativi coinvolti direttamente nell'attacco, ma anche superiori. Perché alla Liberty era stato ordinato di lasciare la zona, ma l'ordine fu trasmesso con notevole ritardo. Per quanto ne sapevano gli israeliani, in quell'area non dovevano esserci unità americane. Gli israeliani fecero sicuramente i loro errori, ma anche gli americani ne commisero parecchi. Ma non risulta che nessuno abbia pagato per queste responsabilità, da una parte come dall'altra. Ciascuno ha scaricato tutta la colpa all'altro. E infine, non è vero che non ci siano state inchieste congressuali. Ce ne furono due: una nel 1967 e una nel 1971. -
provocazioni e attacchi libici negli anni '80
Gianni065 ha risposto a lender nella discussione Eventi Storici
No MC. Se si parla di ipotesi tutto ci può stare, alla fine. Ma se si parla de "la verità", allora è corretto attenersi ai fatti e ai documenti. Quella che gli israeliani riconobbero la nave e l'attaccarono ugualmente per allontanarla è solo un'ipotesi, non è una verità. Ed è un'ipotesi che non tiene conto del contesto: pochi minuti prima c'erano state esplosioni sulla costa (il fatto è documentato) e si riteneva che esse fossero state causate da colpi sparati da una nave egiziana. Quando le motosiluranti partirono per intercettare la nave, l'unica cosa galleggiante che trovarono fu la Liberty, e conclusero che essa fosse la nave che cercavano. Furono proprio le motosiluranti - che avevano difficoltà a portarsi a distanza utile di lancio - a chiedere l'intervento aereo. Poi si resero conto che quella nave non poteva essere un cacciatorpediniere e sospesero l'attacco chiedendo l'intervento di elicotteri di soccorso affinchè recuperassero qualcuno dei marinai e si informassero sulla nazionalità della nave. Nel frattempo, anche a causa del fallimento di un tentativo di comunicare con la nave, questa fu scambiata per una nave logistica egiziana e pertanto l'attacco riprese. Questa sequenza è del tutto incompatibile con l'ipotesi di un attacco premeditato, ma mostra una successione di errori e fraintendimenti che è tipica dei più gravi incidenti di "fuoco amico". La cosa più importante è che questa sequenza è confermata da una serie di documenti, comprese le registrazioni delle comunicazioni radio dei piloti e delle motosiluranti, intercettate da un aereo spia americano in volo nei paraggi, i telex inviati dalla Liberty, i log dei registri di bordo ecc... Tutti questi documenti si possono consultare qui: http://www.nsa.gov/public_info/declass/uss...rty/index.shtml per cui qualsiasi ipotesi è bene che si accordi con il contenuto dei documenti oggettivi, dai quali non si può prescindere. Se poi qualcuno intende sostenere che quei documenti siano falsi, allora entriamo in un campo dove qualsiasi discussione è impossibile, perché tutto quello che dimostra l'infondatezza delle proprie convinzioni è bollato (senza prove) di essere falso. Spero però che nessuno qui intenda abbassare la discussione a questi livelli. E comunque la vicenda è ampiamente O.T. per cui è bene continuare a parlarne altrove. Per quanto riguarda quel "Trojan", è evidente che il racconto citato non sta parlando del sistema di comunicazione satellitare ma di chissà quale altro aggeggio che potrebbe essere benissimo partorito dalla fantasia del narratore. Ma potrebbe benissimo essere un banalissimo radiofaro. "Trojan" è un nome piuttosto comune, e in questo caso è evidente il richiamo a qualcosa che rappresenti una "back door" all'interno del sistema difensivo nemico, proprio come il cavallo di tro*a. Probabilmente il narratore vorrebbe dire che il Mossad piazzò un radiofaro che servisse a guidare con precisione gli aerei da attacco. E' una cosa possibile. Tutto è possibile. Forse è finanche verosimile. Però finchè un racconto (che peraltro non ho ancora letto) - per quanto verosimile - non è supportato da prove, resta solo un racconto. Che poi il Mossad - come qualsiasi servizio segreto che si rispetti e sia attivamente impegnato in situazioni critiche - abbia portato a termine o tentato una certa quantità di operazioni segrete, di ogni genere, non è certo una notizia clamorosa ma è qualcosa che si colloca nelle normali competenze di quel servizio. -
provocazioni e attacchi libici negli anni '80
Gianni065 ha risposto a lender nella discussione Eventi Storici
Può essere. Può essere che gli israeliani abbiano riconosciuto la nave americana e l'abbiano attaccata apposta. In fin dei conti gli americani erano soltanto il loro alleato più forte, e avevano schierato solamente la Sesta Flotta in zona per difendere Israele nell'eventualità che il conflitto si mettesse male o che l'URSS intervenisse a fianco dei contendenti arabi. Che ci perdeva Israele a farseli nemici? Che i marinai della Liberty abbiano forte risentimento per quei piloti che uccisero decine di loro commilitoni, mi pare scontato. Sta di fatto che gli israeliani interruppero l'attacco appena si resero conto dell'errore e questo dimostra che l'attacco non fu intenzionale. Quanto alla bandiera, i registri delle comunicazioni israeliane non parlano affatto di aver visto o riconosciuto la bandiera americana. Tuttavia è singolare che nessuno faccia caso al fatto che invece le comunicazioni radio della nave americana: http://www.nsa.gov/public_info/_files/uss_...et_fighters.pdf http://www.nsa.gov/public_info/_files/uss_...wing_attack.pdf dimostrano che i marinai americani NON riconobbero i jet israeliani (riconobbero invece come israeliana una delle motosiluranti che parteciparono all'attacco). Ritengo quindi che se dalla nave non riuscirono a vedere la stella di David dei jet Israeliani, evidentemente non ci furono passaggi lenti e/o ravvicinati, e quindi è del tutto verosimile che nemmeno i piloti videro la bandiera americana. Invece nave e motosiluranti a un certo punto si riconobbero a vicenda: difatti furono le motosiluranti a ordinare l'immediata interruzione degli attacchi. I fatti e la logica avvallano le conclusioni investigative e la spiegazione che si trattò di un tragico errore. -
Ehi un momento. Io non intendevo scrivere un trattato di biologia ma affrontare l'argomento con piglio provocatorio, per cui è normale che alcune cose le abbia approssimate (anche perché le mie conoscenze in biologia derivano essenzialmente da testi divulgativi, non certo universitari). A scanso di equivoci, preciso che non credo agli UFO (intesi come astronave aliene, ovviamente. Qualsiasi oggetto non identificato è un UFO, ma non identificato è ben diverso da alieno). Anche alla cosiddetta ufologia preistorica non credo, ma è comunque interessante stimolare la discussione e i pareri su alcuni altri argomenti per i quali anche la scienza può limitarsi ad avanzare ipotesi ma non può fornire risposte certe, provate e univoche. E infine, non sono assolutamente di quelli che pretendono di miscelare scienza e fede e ho una pessima opinione dei creazionisti. Detto questo, l'Universo che conosciamo ha circa 13 o 14 miliardi di anni (coi compleanni sono un po' negato...) e la vita che conosciamo sulla Terra sarebbe nata solo intorno a 4 miliardi di anni fa. Dico "che conosciamo" perché calcoliamo l'età dal Big Bang e ne calcoliamo lo spazio arrivando ai suoi attuali confini (in espansione). Non possiamo sapere se c'è stato o c'è qualcosa oltre questi confini spazio-temporali. Anche per la vita, noi conosciamo la vita come si presenta qui sulla Terra. Non possiamo escludere che possa presentarsi altrove secondo altri schemi, anche non legati al carbonio. L'ipotesi che la vita, quindi, possa essersi diffusa prima e altrove e che poi abbia "contaminato" la Terra non può essere esclusa. A tal proposito però David qua sopra osserva: "questo sposta solamente il problema". Vero. Ma potrebbe spostarlo in un ambiente che presenta condizioni (a noi sconosciute) che rendano la formazione della vita più probabile e più facile. Se uno trova un diamante sulla spiaggia, non significa che il diamante si sia creato su quella spiaggia. Si è creato nel sottosuolo in condizioni tali da consentirlo, e poi è finito in qualche modo su quella spiaggia. Il tuo post, SFan, è molto lungo. Se dovessi replicare punto per punto, sia pure per spiegare meglio i concetti che intendevo esprimere o per ricambiare il tono umoristico di certi passaggi (e per me è una ghiotta tentazione...) ne uscirebbe un minestrone difficile da seguire. Mi soffermo quindi solo su qualche riga. Non è carino liquidare una serie di argomentazioni con battute, specialmente se poi la propria argomentazione è "ricordo di aver letto cose... giurerei di averne sentito parlare anche in tv". Io ricordo di aver letto dello Yeti e di aver sentito parlare del Mostro di Loch Ness... ma non è un buon argomento a favore della loro esistenza. Ad oggi, NESSUNA forma di vita è mai stata ritrovata al di fuori dell'ambiente terrestre, nemmeno a livello fossile. E questo vale anche per i meteoriti. Proprio in questi giorni, alcuni scienziati hanno comunicato di essere vicini a dimostrare che su Marte c'era vita. http://www.repubblica.it/scienze/2010/01/1..._marte-1896546/ E se oggi sono vicini a dimostrarlo, significa che non è stato ancora dimostrato. Peraltro la questione del meteorite che conterrebbe tracce di vita è molto datata, e fortemente contestata: http://www.astrofilitrentini.it/notiz/not14/news.html Bisognerà quindi attendere se e quando sarà pubblicato un rapporto scientifico sottoposto a peer review e accettato dalla comunità scientifica o quanto meno dalla maggior parte di essa. Peraltro, sarà interessante verificare se una simile conferma porterà acqua alla teoria della vita nata casualmente o a quella della contaminazione, ma discutere su questo punto prima che ci sia una conferma è inutile. Però più ti sforzi di dire che quella prima forma di vita terrestre era una cosa semplice e molto più banale di una cellula complessa, più si pone il problema che noi oggi - avendo a disposizione tutti i materiali che vogliamo, tutta l'energia che possiamo desiderare, tutta la potenza di calcolo immaginabile, tutta la strumentazione più sofisticata che ci consente di lavorare sull'infinitamente piccolo... non riusciamo a creare (non a clonare o innestare o modificare) un solo organismo, il più semplice immaginabile, in grado di riprodursi e di "vivere". Non parlo di assemblare o riassemblare un organismo vivente partendo da uno o più organismi viventi ( questo è stato fatto), ma di costruirlo ex novo. Un obiettivo che non si è riusciti a raggiungere nonostante in tutto il mondo numerosi team ci lavorino da anni (una interessante disamina dello stato delle ricerche è questo pdf). E quando Legolas scrive: "Io ritengo la risposta ai nostri interrogativi, stia in qualcosa che ancora non sappiamo" ha sintetizzato in poche parole il concetto finale che i miei post intendevano provocare. Non sappiamo. Non servivano sarcasmo e battutine per fare questa semplice e fondamentale considerazione. Noi non sappiamo se la teoria della vita autogeneratasi dal brodo primordiale sia corretta, manca la dimostrazione che sia nata così e manca perfino la dimostrazione che possa essere nata così. Quest'ultima l'avremo se e quando riusciremo a riprodurla artificialmente.
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A dire il vero, sistemi imparentati a questa tecnologia esistono già da tempo, e sono utilizzati per la scoperta di attrezzature ottiche (cineprese, macchine fotografiche e simili) in prossimità di taluni obiettivi per i quali esiste un divieto di riprendere immagini o video (tipicamente installazioni militari particolarmente sensibili). Essi agiscono rilevando sia la riflessione delle lenti ottiche, che gli impulsi (tipo laser) impiegati dai circuiti che gestiscono la messa a fuoco automatica. Naturalmente questi nuovi sensori hanno prestazioni e caratteristiche ben diverse, per portata, potenza, velocità di elaborazione ecc...
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Non esattamente. Quelle immagini si riferiscono alla caduta di Saigon, nel 1975. Ma gli americani si erano già tirati fuori nel 1973, con gli accordi di Parigi che avevano negoziato la fine delle ostilità degli USA da una parte e del Vietnam del Nord dall'altra. Il Vietnam del Nord, ovviamente, non aveva alcuna intenzione di mantenere lo status quo. Appena gli USA si disimpegnarono in ossequio agli accordi, intensificarono le operazioni militari contro il Sud ed ebbero gioco facile nel sbaragliare le forze sudvietnamite, ben equipaggiate ma del tutto incapaci e impreparate a sostenere da sole il conflitto. Gli americani avevano già organizzato l'operazione di evacuazione, denominata Frequent Wind, nel corso della quale furono evacuati circa 1.500 americani e oltre 20.000 sudvietnamiti, ma ovviamente non potevano impedire che all'ultimo momento altre migliaia di vietnamiti si riversassero ai cancelli dell'ambasciata. Tuttavia riuscirono a trasportarne via ben 6000. Questo mi pare evidente: comunque si fossero organizzati gli americani, e si erano organizzati, è ovvio che altre migliaia di persone avrebbero tentato di fuggire all'ultimo momento con ogni mezzo a disposizione. Era impossibile prevedere quante ed era impossibile organizzarsi per gestire la loro evacuazione: in pratica avrebbero dovuto evacuare mezza Saigon! Ecco il motivo di quelle scene e della fine di quegli elicotteri (in gran parte sudvietnamiti). Oltre a quelle scene, però, ci sarebbe anche il dramma delle decine di migliaia di sudvietnamiti che tentarono di lasciare il paese via mare, a bordo di imbarcazioni e natanti di fortuna. Solo una piccola parte di essi potè essere tratta in salvo dalle navi americane. Poi ci sarebbe anche da parlare dell'operazione New Life, che consentì l'evacuazione di ben 110.000 sudvietnamiti, e che si sviluppò prima e dopo la caduta di Saigon, e dell'operazione Baby Lift che consentì di evacuare oltre 3000 bambini, in gran parte orfani. Per non parlare di analoghe operazioni in favore dei profughi cambogiani. E' una parte di storia ben poco conosciuta, e quasi mai scritta e raccontata, forse perché darebbe una lettura ben diversa di quella guerra.
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provocazioni e attacchi libici negli anni '80
Gianni065 ha risposto a lender nella discussione Eventi Storici
Ricominciamo da capo, Roby, senza costringerci a leggere papiri di roba. Di cosa parlano gli articoli che hai citato? Quale sarebbe, in sintesi, la storia sulla quale vorresti una nostra opinione? -
Trasporto carri armati
Gianni065 ha risposto a tornado79 nella discussione Aerei da Trasporto, AWACS e Aerocisterne
Il programma ALVADS americano si propone di "consegnare" un carico massimo di 19 tonnellate utilizzando aerei cargo C-130 e C-17 e da quote di 500 piedi, mediante sistemi di paracadute. Il programma JPADS, sempre americano, utilizza un sistema di rilascio guidato mediante GPS e dovrebbe consentire di arrivare a oltre 27 tonnellate. Un T-72 pesa oltre 40 tonnellate, quindi siamo su livelli ben superiori, anche tenuto conto che il carro verrebbe alleggerito di tutto quello che può essere lanciato separatamente (munizioni, carburante, corazze aggiuntive). Non conosco e non sono riuscito a trovare notizie sul sistema citato da Vinz, ma sarebbe interessante approfondire. -
Sukhoi SU-35 Super Flanker - discussione ufficiale
Gianni065 ha risposto a AlfaAndOmega86 nella discussione Caccia
Mica semplice rispondere a questa domanda. Tanto per cominciare, bisogna vedere se nel "prezzo" vanno incluse le spese di progettazione e sviluppo oppure no. Nel caso della Russia è davvero difficile quantificare questi valori. Se invece parliamo di prezzo al quale attualmente l'aereo è offerto sul mercato dell'esportazione, bisogna tener conto del fatto che un aereo ben difficilmente è venduto come un'automobile, chiavi in mano. Di solito fa parte di un pacchetto che comprende pezzi di ricambio, manutenzione, addestramento (piloti e tecnici) e attrezzature. Quindi la semplice divisione del valore di un eventuale contratto per il numero di aerei venduti in quel contratto fornisce un dato estremamente approssimato. Una rapida ricerca mostra che il contratto di produzione per 48 SU-35S per la Russia è stato nel 2009 di 2,5 miliardi di dollari. Questo fa circa 55 milioni di dollari a macchina. Alcuni analisti riportano che il prezzo medio per l'esportazione si aggira sui 65 milioni di dollari. Considerati i prezzi del mercato corrente degli aerei da combattimento avanzati, credo che questo prezzo medio (intorno ai 60 milioni di dollari) escluse le spese di sviluppo e progettazione, sia abbastanza realistico. -
Aerei dell'accademia di Pozzuoli
Gianni065 ha risposto a Glauco nella discussione Aeronautica Militare
Gli anni sono 5. Erano quattro, ma per adeguare il piano di studi (e ottenere le relative lauree triennale e specialistica) a quello universitario, adesso sono cinque. Durante questi cinque anni si acquisiscono i primi brevetti, poi ci sono ulteriori corsi prima di raggiungere la qualifica di combat ready. Quante ore, esattamente, non lo so. Tieni conto che il primo brevetto di base si consegue normalmente con meno di 20 ore di volo e considerati i tagli finanziari è verosimile che le ore di volo complessivamente espletate in accademia non siano tantissime. Informazioni utili sono reperibili a questo link: http://www.aeronautica.difesa.it/Personale.../iterStudi.aspx -
Un po' (!) in ritardo mi accorgo di questa domanda rimasta appesa. EMERGCON non è condizione necessaria per lanciare. Teoricamente può arrivare un ordine di lancio in assenza di EMERGCON. E quindi, teoricamente, il presidente può ordinare un lancio autonomamente (o quasi: serve anche l'OK del Segretario alla Difesa). Ma è ben difficile che un sito o un sottomarino eseguano l'ordine, in assenza di EMERGCON. Quanto meno cercheranno di avere una conferma prima di lanciare. La questione è oggi ampiamente superata visto che le testate non sono più programmate contro specifici bersagli (andrebbero quindi programmate all'occorrenza e questa procedura impiega tempi significativi, anche ore) per cui il rischio di un lancio per errore è fisicamente scongiurato.
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Afghanistan - Topic ufficiale
Gianni065 ha risposto a Thunderalex nella discussione Discussioni a tema
Sì, se lo stanno chiedendo. Il problema è complesso. Decine, force centinaia di migliaia, di contadini afghani vivono da quelle piantagioni. Non è semplice distruggerle senza compromettere le capacità agricole del terreno, soprattutto non è semplice distruggerle senza offrire un'alternativa che consenta a quella gente di sopravvivere. Se i militari dovessero seriamente occuparsi di questo, non dovrebbero affrentare solo i Talebani ma anche tutte le migliaia di contadini che cercherebbero di difendere a ogni costo la propria fonte di sopravvivenza. Sarebbe uno scenario da incubo. Oggi nel mondo la maggior parte (80%) della produzione di oppio per morfina avviene in India e Turchia. Forse sarebbe più semplice convertire la produzione turca e indiana verso altri prodotti (sono paesi che hanno risorse e capacità per farlo) e sfruttare la produzione di oppio afghana per soddisfare il fabbisogno di morfina per fini farmaceutici. Tra l'altro, oggi c'è una domanda di morfina farmaceutica di gran lunga superiore rispetto a quella prodotta. Sono state avanzate varie proposte in tal senso, e la questione è sotto esame. Solo l'ONU può autorizzare la produzione di oppio a fini farmaceutici, e oggi solo pochissimi paesi sono autorizzati, fra cui i due citati. Ovviamente nè India nè Turchia hanno intenzione di perdere una fonte di valuta pregiata. L'oppio si esporta, le patate (dico tanto per dire) no. Probabilmente in Afghanistan si arriverà a una soluzione di compromesso: una parte dell'oppio sarà trasformata in morfina farmaceutica, una parte delle piantagioni saranno convertite, altre potrebbero essere distrutte. Ci vorrà del tempo, anche perché l'idea è quella di raffinare l'oppio in morfina in sede, per creare occupazione e sviluppo industriale. Ma la questione è tutt'altro che ignorata ed è oggetto di studio da parte delle Nazioni Unite. -
Amazon ha poco a che vedere con EBay, tranne il fatto che è un sito commerciale online. EBay riguarda aste e offerte di privati, Amazon è una specie di grande libreria online che vende testi (e non solo) disponibili presso i propri magazzini o presso altre librerie (in tal caso anche usati). Amazon UK ovviamente ha il vantaggio che - essendo in Europa - non si pagano dazi doganali e i tempi di spedizione sono inferiori rispetto ad Amazon USA. Occhio però alla spedizione: spesso Amazon spedisce il materiale senza alcuna garanzia sulla spedizione, per cui i pacchi non richiedono l'identificazione del destinatario (quindi il postino può semplicemente poggiare il libro sulla cassetta della posta di casa tua o del tuo condominio, senza far firmare nulla per ricevuta). Conviene fornire un indirizzo al quale ci sia sempre qualcuno reperibile negli orari di consegna della posta, se no si corre il rischio che un terzo si impossessi del pacco lasciato incustodito. Per quanto riguarda i libri, comunque, Amazon USA è spesso molto più conveniente. A parte il cambio che favorisce gli acquisti in USA (dollari) rispetto a quelli in UK (sterline), è molto più facile trovare sul sito americano sconti e offerte speciali, inoltre la disponibilità di testi usati (spesso pari al nuovo) è ben maggiore. Si riescono a comprare libri che costerebbero molte centinaia di sterline per poche decine di dollari. La spedizione dagli USA in Italia, però, richiede tempi lunghissimi e/o costi elevati e talvolta non è nemmeno prevista da alcune librerie partner di Amazon. Esistono siti però, dove pagando un modesto canone mensile si può "noleggiare" una specie di casella postale con inoltro differito in USA. Ci si fa spedire il materiale a quell'indirizzo e poi di lì si fa fare - quando si vuole - un unico pacco per l'Italia, pagando la spedizione (e risparmiando notevolmente rispetto a tante spedizioni separate). La procedura sembra macchinosa ma funziona perfettamente e la consegna avviene tramite corriere nel giro di 3-4 giorni. Si paga la dogana, ovviamente, ma non è poi tanto. Inoltre attivando un servizio del genere si può tranquillamente comprare su tutto il mercato americano e canadese (EBay compresa) a prezzi notevolmente inferiori rispetto all'Europa, spesso direttamente dai produttori. Naturalmente è salutare impiegare carte di credito ricaricabili, come la Postepay, per evitare spiacevoli sorprese. Alcune banche forniscono un servizio di carta di credito virtuale temporanea: la banca fornisce online un numero utilizzabile solo per quella singola operazione e valido solo per pochi giorni. In questo modo si evita anche il fastidio di dover ricaricare la carta e si ha la garanzia assoluta contro qualsiasi tipo di truffa (non si rischiano nemmeno i soldi rimasti su una carta ricaricabile).
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Chiaro. Un caccia (o qualsiasi altra realizzazione avanzata) è solo un prodotto finito, per realizzare il quale servono, a monte, tecnologie idonee (macchinari, impianti, attrezzature ecc...) e un adeguato know-how. Infatti il reverse-engineering riesce bene per prodotti relativamente poco sofisticati, come può essere un'arma da fuoco o altri equipaggiamenti dove l'aspetto puramente meccanico è prevalente. Tuttavia lo spionaggio aiuta tantissimo proprio a creare e integrare il know-how, magari indirizzando i progettisti verso soluzioni cui non erano arrivati o evitando di intraprendere vicoli ciechi in senso progettuale. E ovviamente aiuta a sviluppare contromisure idonee.
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Trasporto carri armati
Gianni065 ha risposto a tornado79 nella discussione Aerei da Trasporto, AWACS e Aerocisterne
Il discorso è che oltre agli MBT serve un sacco di altra roba per mettere insieme un'unità corazzata. Serve il "materiale di consumo" (carburante, munizioni...) e servono i mezzi altri mezzi di supporto (logistico, comunicazioni). Solo chi ha una grande capacità di trasporto strategico può mettere in campo un simile opzione. Tuttavia disponendo di decine di velivoli di tipo C-5/C-17 nel giro di pochissimi giorni (perfino di poche ore se l'aeroporto di destinazione è ben attrezzato e non è eccessivamente lontano) si può trasportare e rendere operativo un battaglione corazzato, ed in alcune situazioni la disponibilità immediata di mezzi pesanti è utilissima. I mezzi blindati più leggeri sono un'ottima soluzione ma i militari preferiscono avere quanto prima i mezzi più pesanti a disposizione, se il nemico è ben equipaggiato. Nel 1991, infatti, le divisioni leggere dell'USArmy furono le prime a prendere piede in previsione di attaccare le forze irakene in Kuwait, e per molti giorni i carri pesanti tardarono ad arrivare, con grande preoccupazione degli ufficiali sul campo i quali temevano di non avere sufficiente "acciaio" per resistere a un attacco preventivo irakeno, nel caso in cui Saddam avesse deciso di non essere così cortese da lasciare all'avversario la prima mossa. Quindi non sarei così drastico nel dire che la capacità di trasporto strategico di MBT pesanti è sostanzialmente inutile, anzi. -
Oggi un aereo di quella complessità non è prodotto in una sola fabbrica, ma assemblato dopo che le parti sono state costruite in numerose aziende piccole e grandi, nazionale ed estere. Parti importanti dell'F-22, ad esempio, sono costruite in Giappone. E' impossibile evitare che lo spionaggio industriale ottenga risultati, in un simile contesto. Allo stesso modo, caratteristiche e prestazioni girano un po' ovunque: ambienti militari, progettisti, ma anche ambienti politici e istituzionali (dal GAO al Congresso e così via). Anche su questo piano le falle sono numerose. O un progetto è sviluppato, prodotto e schierato davvero in gran segreto, come fu per l'F-117, oppure inevitabilmente una parte - se non tutti - dei suoi segreti finiscono nelle mani sbagliate. Per questo il controspionaggio deve concentrarsi solo su alcuni particolari fondamentali, non può pensare a tutto. L' F-35, essendo un caccia destinato a essere schierato in grandi numeri ed esportato, perfino assemblato e - per alcune parti - prodotto su licenza, è parimenti destinato a finire sui tavoli degli analisti e progettisti di paesi avversari, Russia e Cina in testa (ma c'è da scommettere che anche Israele saprà come utilizzare le sue tecnologie). Anche questo spiega perché l'F-22 non viene esportato, e indica come le tecnologie alla base del Raptor - specialmente in tema Stealth - siano superiori a quelle utilizzate sull'F-35.
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Ufficiale: nel 2007 i primi Pak-Fa
Gianni065 ha risposto a tanino nella discussione Prototipi ed Aerei Sperimentali
Safin, ho la sensazione che tu voglia a tutti i costi trascinare il discorso a livello di tifoserie contrapposte ma ti anticipo che non ho nessuna voglia di far battibecchi. La Guerra Fredda è storia, non l'ho inventata io, ed era perfettamente normale che ciascuno dei contendenti giocasse al meglio le proprie carte per ottenere o conservare la supremazia militare sull'altro. Parliamo di USA e URSS, non di Gandhi e Madre Teresa di Calcutta. Oggi quel periodo storico è alle spalle ma l'industria militare e la supremazia militare restano aspetti importanti nella politica di una superpotenza e continuano a condizionarne il comportamento. Questo è il mondo reale, che piaccia o no. Mi sfugge come si possa "giocare" con le portaerei russe: le hanno progettate, le hanno anche costruite in parte, e non mi pare proprio che i russi lo abbiano fatto per gioco, per cui è perfettamente normale che gli strateghi americani ne fossero preoccupati. Nè mi pare che i Kirov siano stati costruiti come navi da crociera turistiche. Gli americani hanno realizzato un versione ABM dello Standard... beh? Hanno fatto bene. Così come i russi hanno fatto bene a costruirsi i siluri con propulsione a razzo. Non vedo perchè un paese debba rinunciare a sfruttare le occasioni che ha di potenziare le proprie capacità militari. Così come non c'è niente di anomalo nel gridare "al lupo al lupo", è una cosa che fanno tutti. Del resto, giusto per prendere spunto da una cosa recente, se qualcuno presenta un'arma anticarro come "M-1 Buster" poi non c'è da meravigliarsi se dall'altra parte ottengono finanziamenti per sviluppare un nuovo MBT. Tutto rientra nella logica delle cose. I russi sviluppano un nuovo caccia e cosa dovrebbero dire? "Salve, questo è il T-50, ma non preoccupatevi, è una ciofega" ? E' chiaro che dicono che il loro caccia può spazzar via gli F-22. E di là che devono dire? "Tranquilli, il T-50 lo buttiamo giù pure con i Predator, non preoccupatevi a darci altri soldi" ? E' chiaro che ne approfittano e chiedono finanziamenti per potenziare la linea caccia. Ma è da secoli che le cose funzionano così.