A mio avviso, il fisiologico calo di attenzione dell'opinione pubblica verso la guerra in Ucraina causato dallo scoppio della crisi in Medio oriente potrebbe addirittura favorire la stabilità del flusso dei rifornimenti verso Kiev.
Le armi in Ucraina non le invia l'opinione pubblica ma i governi, secondo scadenze già programmate che tengono conto più delle variazioni della situazione sul campo che degli umori del popolino.
Inoltre, le argomentazioni che i "pacifisti" utilizzano oggi contro Israele (lo Stato "immensamente potente", cioè Israele, conro lo Stato "quasi indifeso", cioè la Palestina) descrivono una situazione pericolosamente simile a quella del confronto fra la Russia (Stato immensamente potente" con le sue 6000 testate nucleari ecc. ecc., che può "sventrare l'Ucraina come e quando vuole") e l'Ucraina (nazione economicamente al disastro e militarmente debolissima cvhe sopravvive solo con gli aiuti onccidentali), applicando però schemi logici diametralmente opposti pur partendo da presupposti simili..
Infatti, curiosamente, oggi nessun pacifista va a dire che i palestinesi "dovrebbro trattare" con Israele lasciandogli definitivamente la Cisgiordania per "evitare ulteriori inutili devastazioni e perdite di vite umane" contro un nemico "impossibile da sconfiggere" perché è una potenza nucleare.
Una contraddizione che in qualsiasi arena mediatica si paleserebbe platealmente.