Per carità... il signore con la cravatta rossa dimostra ancora una volta di mancare totalmente di lucidità politica. A prescindere dalle dichiarazioni alquanto... discutibili relative all'ipotesi di "concedere" a Putin parti del territorio ucraino (come se l'Ucraina fosse roba sua e non degli ucraini), a costui non passa minimamente per la mente - o se gli passa, non lo dà a vedere - che la guerra scatenata dal caro zio Vladimir potrebbe avere motivazioni molto più ampie rispetto all'intento di garantirsi una striscia di terra che colleghi la Crimea al territorio russo.
In altre parole, potremmo trovarci di fronte al tentativo di ribaltare il tavolo dell'attuale ordine mondiale basato sulla globalizzazione per tornare a una compartimentazione in blocchi sostanzialmente impermeabili come era nella guerra fredda.
Difficile immaginare l'esito del conflitto ucraino, ma possiamo essere ragionevolmente sicuri che dopo che sarà concluso vi saranno comunque strascichi sull'intero sistema di relazioni internazionali, e in questo contesto la Cina avrà una funzione centrale. Se sceglierà definitivamente di appoggiare la Russia vedendola come un boccone invitante da fagocitare in considerazione del considerevole valore delle sue risorse minerarie e energetiche, il rischio è che questa opzione inneschi una serie di sanzioni economiche che danneggerebbero pesantemente non solo Pechino ma anche tutto l'Occidente, visto che l'interscambio commerciale fra Cina e Occidente è su livelli ben diversi da quello pre-crisi fra Russia e Occidente. Credo, sperando di non sbagliare, che questo scenario non convenga né a noi né ai cinesi, e penso che non varrebbe nemmeno la pena di provare a fare questo braccio di ferro per vedere chi cede prima.
Se invece la Cina decidesse che che in fin dei conti la globalizzazione le conviene più della polarizzazione, appoggerà la Russia con maggiore moderazione e solo fino a quando riterrà utile che gli USA continuino a disperdere sul teatro ucraino molte ingenti risorse che a Washington invece vorrebbero dedicare proprio al teatro del Pacifico in prospettiva di un futuro confronto con Pechino.