La vacua superficialità dei media generalisti, se confrontata con le dettagliate analisi dei professionisti, ci ripropone ancora una volta il problema annoso del desolante quadro dell'informazione mainstream in Italia.
Bufale ripetute all'infinito e senza alcun contraddittorio plausibile, diffuse a milioni di spettatori la maggior parte dei quali è totalmente inconsapevole e culturalmente priva del minimo sindacale di background culturale necessario per comprendere di cosa si stia parlando.
Non ho parole, anzi le avrei.
Ma sul web è anche peggio, arrivando a diffondere numeri letteralmente presi a caso senza nemmeno curarsi di citare direttamente le fonti secondo le quali le "stime attuali sulle vittime della guerra" fornirebbero quasi 160.000 perdite umane da parte ucraina e meno di 20.000 da parte russa. E non stiamo parlando di ragazzotti imberbi che spippano su TikTok, ma di personaggi molto seguiti con un consenso popolare politicamente rilevante, i quali, per colmo di ironia, arrivano loro stessi ad affermare che "in guerra la prima vittima è la verità".
Con tali premesse, non si può fare a meno di interrogarsi su quali esternazioni siano solo estemporanee manifestazioni di inconsapevole ingenuità e su quali invece siano l'applicazione di una strategia ben precisa tendente a condizionare l'opinione pubblica.
Sono sempre più convinto che la guerra ibrida sia già in atto e che, se da una parte gli ucraini abbiano già a disposizione gli strumenti di difesa per contrapporsi alle cannonate, l'opinione pubblica europea sia virtualmente priva delle difese necessarie per opporsi alla disinformazione.