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  1. Ma in effetti non c’è molto da lamentarsi. Il Gripen è e resta un buon velivolo che ha consentito all’aeronautica del paese che l’ha richiesto di avere un assetto costruito secondo le sue esigenze e all’industria di quel paese (non dimentichiamolo storicamente neutrale) di avere una certa indipendenza in un settore strategico che genera oltretutto un enorme indotto. Con queste premesse il costo d’acquisto può passare tranquillamente in secondo piano. Parlando invece di esportazioni (che qui comunque non son certo mancate) le scelte delle aeronautiche si basano su parecchi parametri (tra l’altro mutevoli nel tempo) e come sottolineato più volte quelle di ciascuna valgono per quella e non per le altre. Anche qui il costo d’acquisto può passare in secondo piano rispetto ad altre valutazioni. Il Gripen è e resta un cacciabombardiere leggero, ma le intrinseche limitazioni della formula (poco spazio per avionica, carburante e armamento) sono state in gran parte corrette dall’evoluzione dell’ultima versione. La miniaturizzazione dell’elettronica ha consentito l’inserimento di gran parte di quanto necessario (radar AESA, sistemi di guerra elettronica, sensore infrarosso di ultima generazione), che in abbinata ad armamento avanzato e preciso ha donato anche capacità di vertice al momento assenti sui rivali di quinta generazione (mi riferisco in particolare al Meteor), mentre l’aggiunta di serbatoi interni addizionali ha esteso l’autonomia che è il principale tallone d’Achille di in velivolo piccolo. Anche guardando il lato prettamente economico il vantaggio di avere un velivolo piccolo e relativamente semplice, con qualche accorgimento per ridurre la traccia elettromagnetica, è il contenimento dei costi di gestione che si tende spesso a dimenticare, ma che nel corso della vita operativa ultradecennale di un velivolo può arrivare ad essere tranquillamente decine di milioni di dollari superiore al prezzo di acquisto. Scegliendo un velivolo ogni aeronautica fa un investimento in base a ciò che gli serve e gli servirà. Insomma il velivolo è tutt’altro che finito ed essendo ancora in produzione con una costante evoluzione (questa è una conditio si ne qua non) può ancora dire la sua, specie ora che c’è un ritorno generalizzato alle spese militari. Di sicuro il Gripen ha il grande merito di aver tenuto in vita il know how svedese (riuscendo a svincolarlo dalle logiche a volte perverse del mercato civile) e bisogna vedere come il paese intenderà capitalizzarlo in un contesto NATO che finora non c’era, anche perché non è ancora chiaro cosa intendano fare con il Tempest.
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