Indubbiamente le centrali elettriche rientrano nel novero degli beni dual use, ma per trasformarli in target legittimi deve essere chiara la finalità militare dell’azione che si intraprende.
A parte che i russi hanno attaccato anche delle dighe come quella di Kryvyi Rih (e questo a prescindere è un crimine di guerra), qui è evidente che il bersaglio non siano le forze armate ucraine, visto lo scarso impatto diretto sulle operazioni militari e persino su gran parte della logistica (gli ucraini ad esempio ormai usano diffusamente motrici diesel sui treni), ma proprio la popolazione civile.
Questa viene “punita” per il sostegno alle proprie forze armate e costretta suo malgrado a trasformarsi in bomba sociale causando sofferenze: non è un obiettivo legittimo, ma è una condotta criminale.
https://www.difesa.it/SMD_/CASD/IM/ISSMI/Documents/Precorso_Diritto_Umanitario.pdf
Non nascondiamoci però dietro un dito: anche gli occidentali hanno attaccato le centrali, ma passando dall’Irak al Kossovo si è fatto sempre più largo uso di bombe alla grafite che causavano disabilitazione temporanea e non danni permanenti, proprio per il principio di avere effetto diretto sulle operazioni militari (tra l’altro relativamente brevi e incisive) ed evitare il più possibile sofferenze alla popolazione civile, che invece qui i russi specificatamente cercano dopo mesi di disastrosa campagna militare. Una campagna nella quale si erano già distinti, per saccheggi, stupri, torture, uso indiscriminato di artiglieria e armi incendiarie su centri abitati per raderli al suolo ecc…
Se da un lato per i russi colpire una caserma o un ospedale non ha mai fatto molta differenza, proprio perché i civili stessi fanno parte della strategia, queste sono tutte cose che da tempo hanno fatto superare agli ucraini la sopra citata soglia del dolore e che rendono queste ulteriori azioni inutili se non addirittura controproducenti ai fini militari: qui sta tutta la criminale stupidità della Russia che si è trasformata in Stato terrorista, distruggendo quel briciolo di credibilità internazionale che gli era rimasto.
Quanto ai droni iraniani, questioni di costo-efficacia e il fatto che siano stupidi e colpiscano con testate modeste solo obiettivi fissi preimpostati volando dritti dal punto A al punto B, implica che per abbatterli il modo migliore siano mitragliatrici e cannoni a tiro rapido posizionati (a causa dello scarso raggio d’azione) intorno agli obiettivi più sensibili e ricorrendo per l’allarme precoce (vista la bassissima quota di volo) persino al contributo di app per cellulare fornite alla popolazione civile che, tramite foto e geolocalizzazione, possono fornire al sistema di difesa aerea posizione, rotta e tipologia del suddetto drone. Lo si sta già facendo.