In effetti fare versioni navalizzate è sempre più complicato di quel che sembri.
L’F-35C ha una velatura più ampia proprio per garantire minori velocità a maggiore controllabilità in decollo e appontaggio, specie con un consistente carico di carburante e armi.
Non è poi solo una questione di avere portanza a bassa velocità, ma anche di avercela ad un angolo di incidenza decente. In questo senso l’ampia superficie alare è un vantaggio, mentre un angolo di freccia elevato lo è meno.
Confermo poi che gli irrobustimenti strutturali non riguardano solo la coda, ma anche il carrello principale e necessariamente tutto ciò ad esso collegato.
Non parliamo poi del carrello anteriore (e strutture collegate) soprattutto nel caso in cui si voglia fare un velivolo CATOBAR e non STOBAR.
Spesso si finisce col riprogettare gran parte della stuttura, visto che i carichi che concorrono a dimensionarla in un velivolo imbarcato sono diversi da quelli di un velivolo terrestre, specie se non previsti fin da principio. Ogni modifica infatti altera le condizioni al contorno e a catena ne comporta sempre altre, con associato processo iterativo nella progettazione strutturale.
I chili allora aumentano sempre parecchio e più l’aereo è grande è più aumentano.
Se poi parliamo del Flanker imbarcato, come STOBAR non è esente da critiche e limitazioni per via del fatto che l’aereo è grande, la capacità di generare tante sortite e l’operatività con carichi significativi sono una chimera e la Kuznecov (tra l’altro ora KO...) è troppo piccola (l’esempio cinese è abbastanza chiaro sui limiti del Flanker sulle STOBAR).
Insomma, per fare un SU-57 imbarcato si può anche fare, ma che venga fuori bene è tutt’altro che scontato, specie perchè al momento una nave decente su cui metercelo non c’è nemmeno.
I buoni propositi non bastano: tanto per cominciare servono competenze e una badilata di soldi.