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  1. Le FREMM americane, o meglio FFG(X), sono se vogliamo unità secondarie (non dico di seconda linea) volte a una rapida soluzione per un problema di numeri creato anche dal mezzo fiasco delle LCS, che tra i loro non invidiabili risultati annoverano anche l’aver fatto dimenticare agli americani come si costruisce una fregata… Non credo quindi che quanto abbiano in mente gli americani per il dopo Burke e il dopo Ticonderoga contempli l’acquisto di qualcosa pensato all’estero, che possa creare spazi per i DDX italiani, ma se vogliamo solo per l’idea comunque alla base dei DDX italiani, che non mi sembra molto diversa proprio perché si basa sul pragmatico utilizzo del top di quanto disponibile in uno sviluppo senza soluzioni di continuità e senza salti nel buio. D'altra parte nelle stesse FFG(X) non è che ci sia poi così tanto di pensato all'estero. E' un contenitore italiano (pesantemente adattato...) imbottito di sistemi americani. Uno di quelli che non lo è, non è manco italiano ed è un (forse imbarazzante) Bofors da 57mm che non regge certo il confronto con il nostro 76. Il nuovo approccio descritto seguito con le FFXG(X) nell’articolo è più in questi passaggi che in quello indicato da te: “I’m enthused about our approach to shipbuilding because it will be critical to making the future fleet a reality,” Gilday said. “We’ve decoupled new technology development from building ships. Instead, we’re designing them with program-of-record systems in their baseline and margins to insert future technologies when they’re tested and ready.” “Experts have continually noted a key step in successful shipbuilding programs is technology development — the maturation of key technologies into subsystem prototypes and demonstration of those subsystem prototypes in a realistic environment prior to the detailed design of the lead ship,” the article read. In soldoni si tratta appunto di evitare di sviluppare nave e sistemi critici assieme, che per quanto ne consenta una migliore integrazione, li rende anche magari meno adattabili (e riutilizzabili altrove con economie di scala) e soprattutto mette a rischio i programmi nel momento in cui ci sono intoppi nello sviluppo (basta vedere cosa è successo con le catapulte della Ford o con i cannoni degli Zumwalt). Il metodo si riferisce all’utilizzo di tecnologie comunque consolidate (e testate in condizioni più realistiche possibile) costruendo le navi con ampi spazi per sviluppi futuri che consentano l’implementazione di nuovi sistemi. Se vogliamo è un approccio non estraneo ai Burke che non a caso sono ancora in produzione dopo decenni, ma che alla fine sono arrivati a esaurire tutto il loro potenziale. Ora servono nuove piattaforma in cui infilare dentro tutto il meglio oggi disponibile.
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