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  1. Mi sa che se il simpatico “amico della democrazia” turco non si leva dalle scatole si rischia. E non mi riferisco solo ad un manipolo di Su-57 che la Russia cerca di vendere a chicchessia pur di ammortizzare i costi (che si stanno dimostrando proibitivi senza l’apporto indiano). Al di là di tutte le cose riportate nell’articolo, al quale i turchi potrebbero essere interessati, c’è da domandarsi quanto, ad oggi, la Turchia sia un Paese NATO. F-35 o meno.
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  2. Quel che conta per i turchi sono due cose. L'upgrade rispetto all’attuale radar (anche non arrivassero a competere con gli AESA americani sarebbe un passo avanti rispetto all’AN/APG-68 a scansione meccanica). Un ulteriore passo verso la riduzione della dipendenza dall’estero delle forniture militari. Certo, la ricerca dell’indipendenza e l’eliminazione della sudditanza dagli USA è una cosa di cui più volte si è parlato in ottica positiva anche per le forze armate europee (sappiamo bene della infinita discussione in merito intorno all’F-35), ma qui temo ci sia dietro un ben poco positivo allontanamento della Turchia non solo dalla NATO, ma dall’occidente in genere, politica intrapresa dall’attuale “presidente”, anche se da quelle parti l’utilizzo del termine col passare del tempo ha sempre meno a che fare con la democrazia e sempre più con l’arroganza tipica dei regimi illiberali. Questi ancora fanno i finti tonti quando negli USA (giustamente) si rifiutano di far dialogare gli F-35 con i radar degli S-400, cosa possibile solo insegnando alle batterie di S-400 come riconoscere un F-35. Con tali premesse l’unico F-35 che darei a Erdogan sarebbe in scala 1:48…
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