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Due articoli di segno opposto. In uno Tricarico spara ad alzo zero sull’aviazione imbarcata. https://www.huffingtonpost.it/leonardo-tricarico/f-35b-alla-marina-un-errore-di-trenta_a_23713911/?utm_hp_ref=it-homepage Nell’altro, in direzione opposta, si ventila la minaccia dell’AMI che vorrebbe rubare i B della MM. http://www.difesaonline.it/mondo-militare/la-rogna-furbescamente-rimandata-degli-f35b-italiani Indipendentemente da come stia questa guerra tra poveri, i concetti espressi da Tricarico li trovo obsoleti e tristi quanto l’idea di epoca fascista che tutto ciò che abbia le ali debba per forza essere dell’Aeronautica e che sembra tornata in voga a causa del clima di tagli di quest’ultimo anno. Tricarico innanzi tutto pone ovviamente l’accento sul fatto che l’Aeronautica abbia più bisogno dei B per evitare i tre rifornimenti in volo stile Al Dafra. Vero, ma se voglio evitarlo senza spendere un botto di soldi, il modo migliore sarebbe non mandare gli aerei quando gli altri hanno già riempito le piste più lunghe... E’ più un problema politico che tattico, ed è opinabile spendere i pochi soldi disponibili a scapito della Marina per risolvere un problema AMI dovuto all’inerzia delle decisioni politiche. Non può nemmeno sostenere che la MM possa tirare avanti con gli Harrier, perché tanto l’AMI lo ha fatto con i 104 per 42 anni. Magari i G acquistati all’inizio, non erano gli stessi S mandati in pensione oltre quarant’anni dopo. Centinaia di velivoli acquistati in diversi anni che poco hanno a che fare col pugno di AV-8B che in trent’anni devono anche combattere con la salsedine. E magari gli Harrier della Marina non è detto che possano tirare avanti molto oltre il 2024 (credo comunque lo faranno causa ritmi produttivi asfittici degli F-35B), anche se i Marines tireranno avanti con i loro fino al 2028. Magari, per quanto sicuramente molto più utilizzati, gli americani partivano da oltre 300 AV8-B diurni e una trentina di nuovi velivoli acquistati nel 93-95 come quelli italiane, ma anche una settantina di aerei ricostruiti con nuove cellule, l’ultimo dei quali consegnato nel 2003. Magari gli Americani si sono pure comprati tutti gli Harrier Britannici dismessi e di pezzi di ricambio ne hanno quanti ne vogliono. https://en.wikipedia.org/wiki/McDonnell_Douglas_AV-8B_Harrier_II In ogni caso i Marines l’F-35B lo hanno già e bisogna vedere quanti Harrier avrebbero ancora alla fine del prossimo decennio. Una squadriglia? E gli italiani in proporzione cosa dovrebbero avere ancora in condizioni di volo senza fare i salti mortali e spenderci sopra una fortuna? 3-4 aerei? Da sostituire poi con cosa? Siamo seri, a Tricarico e temo all’AMI, non gliene frega una beata fava della Marina (da cui la tristezza della cosa cui accennavo sopra): nella guerra tra poveri scatenata dal questo governo dei tagli e delle incertezze, i concetti di jointness ed efficienza rischiano di venire sacrificati per mai del tutto sopiti egoismi di parte.2 mi piace
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La fortuna dell’F-15 è stata quella di poter essere esportato, mantenendo in vita la linea fino ad oggi e consentendo costi di acquisto accettabili e il facile reperimento di ricambi nonostante la complessità del velivolo. Sono le cose su cui punta l’F-35 per abbassare i suoi costi e ciò che disgraziatamente non ha avuto l’F-22 che si è ritrovato nell’assurda situazione di avere una linea che non è riuscita a sopravvivere a quella dell’aereo che avrebbe dovuto rimpiazzare. Destino per certi versi accostabile a quello del B-52 che riesce a distanza di decenni a fare ancora delle metaforiche pernacchie ai B-1 e ai B-2 che non sono riusciti a sostituirlo. Probabile ci sia qualcosa di sbagliato in certe specifiche, o nel modo in cui vengono applicate, perché non va mai perso il contatto con la realtà. L’F-22 è senza ombra di dubbio un velivolo straordinario, ma probabilmente si sono ricercate soluzioni troppo complesse e costose, rinunciando per risparmiare ad altre cose. Oggi si fatica a spendere cifre esorbitanti per porre rimedio a quelle lacune su un pugno di velivoli, laddove una produzione continua di un velivolo solo un pelo meno ambizioso, forse avrebbe garantito l’evoluzione necessaria a pensionare definitivamente l’F-15. Col senno del poi sprecando meno soldi su progetti che successivamente sarebbero stati ammazzati, ci sarebbero state le risorse per quelli veramente necessari, che comunque avrebbero dovuto essere condotti con un maggior occhio alla sostenibilità sul lungo periodo. Più facile a dirsi che a farsi, anche perchè il problema è che i soldi e i nemici da guerra fredda una volta c’erano, mentre i programmi a suo tempo lanciati non prevedevano i tagli dei…dividendi della pace… Oggi, passata la sbornia da “volemose tutti bene” ci si sta rendendo conto che la scelta di bloccare l’F-22 a numeri operativamente marginali (e probabilmente di non esportarlo in Giappone) fosse sostanzialmente sbagliata, perché priva di un piano B a fronte del prevedibile invecchiamento della flotta. L’F-35 è un validissimo tuttofare pensato per rimpiazzare F-16 ed F-18, ma non gli si può chiedere di sostituire un velivolo più grosso come caccia da superiorità aerea (ma anche come bombardiere) senza rinunciare a qualcosa. La questione ora è se spendere su qualcosa di grosso, ma indiscutibilmente vecchio, o su qualcosa di nuovo, ma indiscutibilmente più piccolo. Non ho la soluzione in tasca, visto il grave errore di programmazione di fondo, ma magari sarebbe meglio puntare tutto sull’F-35 implementando in modo più incisivo e rapido soluzioni volte ad aumentarne le capacità nell’aria-aria (sia come armamento che come prestazioni), piuttosto che su quelle di un velivolo che, carico utile a parte, temo non abbia molto di decisivo da esprimere. Poi per carità, anche i cinesi e i russi continuano a comprare Flanker quando potrebbero spingere tutto sui loro stealth, ma gli americani sono, o almeno dovrebbero essere, gli americani…2 mi piace
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Grazie Scagnetti per i complimenti. Ho iniziato il thread perché avevo trovato una notizia che legava la Brexit all'aviazione civile. Poi ho continuato sia perché le informazioni aumentavano sia perché i giornali e i siti di informazione in lingua italiana (ma in generale anche europei) ignoravano la Brexit. A mano a mano che leggevo i siti web inglesi (in primis The Guardian, che ha fatto un grandissimo lavoro, e BBC) ho capito che la Brexit avrebbe avuto impatti enormi sia sul Regno Unito che sul continente. Il thread che ho avviato ha debordato dall'argomento aeronautico a temi molto più generali. Ne approfitto per ringraziare i moderatori che non mi hanno né fermato né richiamato a trattare solo temi prettamente aeronautici quando sono andato off topic. Questo viaggio nella Brexit per me è stato anche una palestra di riflessioni. Da diversi anni in Italia (e non solo) alcune realtà politiche affermano o di volere lasciare l'UE o di abbandonare l'euro, promettendo che così facendo l'Italia rifiorirebbe nuovamente. Ciò che sta accadendo in Gran Bretagna in realtà è l'amara realtà di cosa significhi divorziare dall'UE e il benessere e la pace sociale quotidiana che diamo per scontati in realtà dipendono molto da questa unione. Questo thread è stato una riflessione sui sistemi politici italiano e britannico. La Gran Bretagna è una monarchia parlamentare e non è dotata di una costituzione. Governo e parlamento procedono secondo prassi consolidate. La Brexit ha messo in crisi queste prassi, mandando in stallo il governo del paese ed evidenziando i limiti di un sistema che non ha una moderna costituzione e che accentra il potere in poche persone. Il sistema politico italiano è basato su una costituzione che è nata dopo una durissima guerra, dopo avere lasciato alle spalle una dittatura e una guerra civile ed è stata promulgata dai padri costituenti definendo i ruoli (parlamento, governo, presidenza della repubblica) e attribuendo i poteri secondo un sistema di pesi e contrappesi che impedisce di accentrare in una o poche persone un potere eccessivo. Il sistema italiano è un sistema dove il potere è molto più distribuito: il parlamento (l'Italia è una repubblica "parlamentare"), il governo, il Presidente della Repubblica in qualità di arbitro e un presidente del consiglio debole rispetto al primo ministro britannico. Il presidente del consiglio italiano, non potrebbe mai indire un referendum o sciogliere il parlamento per andare ad elezioni, compito che spetta solo al Presidente della Repubblica. La Brexit è nata come una scommessa dell'ex premier David Cameron che ha concesso il referendum solo per mettere a tacere la parte minoritaria del suo partito che ha sempre invocato la Brexit, pensando erroneamente di vincere. E invece, come un giocatore di carte da bar, si è giocato tutta la casa. Poi è subentrata Miss Theresa May e anche lei ha deciso di scommettere, indicendo nuove elezioni, da cui ne è uscita fortemente indebolita, per cui il suo governo ha dovuto chiedere aiuto al piccolo partito nord irlandese DUP da cui è rimasto fortemente condizionato. Nel frattempo si acuivano le distanze all'interno dei movimenti del suo partito, ingigantendo la crisi del partito conservatore. Un sistema politico diverso avrebbe permesso a questi scellerati di giocarsi la casa in una partita di carte al bar? Il referendum è uno strumento di democrazia diretta potentissimo ma anche pericolosissimo, se non usato correttamente. La scelta di uscire dall'UE tramite un referendum è stata la più scellerata che si potesse fare: se si decide di uscire dall'UE, occorre poi decidere che tipo di rapporto da mantenere dopo la separazione. Non è certo un referendum sì/no che può deciderlo. Inoltre certe scelte non possono essere proposte alla popolazione senza un'opportuna campagna di informazione. La campagna referendaria del 2016 è stata basata su una montagna colossale di menzogne. I Brexiteers hanno detto: "uscendo dall'UE non pagheremo più 39 miliardi di fondi che spenderemo nel servizio sanitario nazionale, in scuole migliori, faremo trattati commerciali migliori di quelli dell'UE, ecc." Tutte promesse volate via nel giro di un amen. Abbiamo anche capito che nelle trattative internazionali l'UE è uno dei più temibili interlocutori del pianeta. L'UE ha affidato ad alcune delle migliori menti del continente il compito di definire regole, norme e trattati per dialogare con il resto del mondo secondo le direttive dettate dal parlamento e dalla commissione europea. Funzionari provenienti da Svezia, Germania, Francia, Portogallo, Italia, ecc. lavorano e trattano, non per favorire il proprio paese, ma per portare avanti le richieste avanzate da tutti e 28 i paesi. Se da una trattativa ne vengono fuori dei vantaggi, ne beneficiano tutti e 28 i paesi e non uno solo. La trattativa sulla Brexit, Gran Bretagna da una parte e i 27 dall'altra, è stato un lampante esempio. L'UE ha raccolto le richieste dei 27 paesi e poi ha affrontato la Gran Bretagna. In questo modo un paese piccolo come l'Irlanda è riuscita a far prevalere le proprio ragioni sulla Gran Bretagna per la prima volta nella sua storia. L'unione fa la forza. In termini economici è risultato evidente quanto interlacciate siano le economie dei paesi europei: politiche agrarie, industriali, trasporti, servizi dipendono tantissimo dai rapporti con gli altri paesi. Affermare che rinchiudersi nel proprio guscio sia la soluzione a tutti i mali è l'errore più grosso che si possa commettere.1 mi piace
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Gripen E ... imminente l' inizio delle prove di volo del primo esemplare destinato al Brasile ... Fonte: janes.com (203 of 286 words) ... LAAD 2019: Four Saab Gripen Es enter final assembly ...1 mi piace
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Perchè non provi col treno ? Guardati questo , e , soprattutto i commenti associati su You Tube :1 mi piace
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