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  1. In verità Rid già scrive articoli del genere e anche a Novembre uno di questi si intitolava “quale caccia per l’Europa?”. In futuro ci sono quei due: probabilmente e credibilmente sono gli unici papabili (a meno di non tresformare tra trent'anni l'F-35 in un nuovo F-104...). Sono nati entrambi per rimpiazzare il nostro Typhoon o l’analogo Rafale. Oggi si sa poco anche perché le proposte sono a livello embrionale. Informazioni più approfondite si ottengono chiedendole ad alto livello e comunque le specifiche si definiscono e si perfezionano partecipandovi, mentre noi abbiamo fatto i cagadubbi col braccino corto anche nell’F-35 in cui eravamo dentro fino al collo, ma non abbiamo partecipato alla fase di sviluppo con dei velivoli di preserie da usarsi nei test, come invece avevano deciso di fare britannici e olandesi, come di diritto per i partner di primo e secondo livello: si, sono quei famosi 3B britannici e 2A olandesi che qualcuno qui ha attribuito ad altrettante versioni fantasma, ma che in realtà erano il contributo attivo di quei due paesi allo sviluppo del JSF. Comunque le linee guida dei due programmi, specie del Tempest, sono anche state presentate pubblicamente. Le nostre competenze a livello industriale spaziano dalle aerostrutture, all’elettronica avanzata, alla propulsione e oltre. Avremmo tutte le carte in regola per partecipare a uno dei due programmi con un ruolo importante anche se non di guida: di fatto le controllate Leonardo in GB sono già dentro il Tempest (non l’Italia come sciaguratamente hanno scritto nel comunicato gli spagnoli!!!). Non credo però che questo rappresenti un reale problema, visto che per guidare un programma impegnativo ci manca la determinazione e quindi è meglio accodarsi. La determinazione e la lungimiranza è meglio lasciarla agli altri, specie in questo periodo storico in cui al governo c’è una classe politica qualunquista e fracassona, cui sarebbe già un impresa chiedere di sborsare 25 milioni (niente, vista la posta in gioco) per tenere aperta una porta come han fatto gli spagnoli. L’Italia è veramente ad un bivio: o la smette di trastullarsi pensando come buttare nel cesso i soldi in misure assistenzialiste guardando alle elezioni successive o non solo l’industria aerospaziale, ma l’intera economia rischia di finire gambe all’aria già solo a colpi di tweet. Il disinteresse a investire in nel futuro e in tecnologia in particolare, porta alla lunga a darsi la zappa sui piedi. Sappiamo fare navi, elicotteri ed elettronica meglio di molti altri: se c’era qualcosa di buono che avevamo fatto finora era di tenere in piedi la baracca evitando involuzioni, come ad esempio hanno fatto i canadesi che oggi ne raccolgono i frutti con l’agonia di Bombardier. A parziale discolpa dei nostri esperti di tweet, c’è una situazione internazionale altrettanto penosa, coi britannici che cercano partner, ma son meno credibili dopo la stupidata della Brexit e i francesi che fanno altrettanto, ma che sono in preda a turbolenze interne che non presuppongono la stabilità che richiederebbe un programma pluriennale molto costoso.
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